La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Expo, un pò di storia

Scritto da – 5 Maggio 2015 – 15:40Nessun commento

Expo2015 (1)Al Quadrilatero d’Oro di Milano, tra via Montenapoleone, via della Spiga, via Alessandro Manzoni e via Sant’Andrea, tutti i commercianti delle boutique più esclusive sapevano da anni che l’Expo 2015 si sarebbe tenuta proprio lì; dove sono esposte tutte le bandiere internazionali, fissate ad un blocco di cemento con sopra la scritta colorata da cui siamo bombardati ultimamente” EXPO”.  E immaginavano anche, che sarebbero state un bacino per i milioni di turisti che le percorrono a piedi in cerca della propria per fare una foto. Stiamo parlando di una città che ha già ospitato tutto questo: tra il XIX e XX secolo, Milano conobbe uno straordinario sviluppo industriale e del settore terziario che la pose al centro delle vicende economiche del Paese. Fu sede dell’Eposizione Universale del 1906, che celebrava l’apertura del Traforo del Sempione, la prima linea ferroviaria diretta da Milano a Parigi. Il tema generale era quello dei trasporti. Le nazioni partecipanti furono 40, gli espositori 35.000, i visitatori furono stimati più di 5 milioni, una cifra record per l’epoca. Cifra altrettanto da far girare la testa è quella prevista anche nella nostra epoca, a cento anni di distanza, eppure è affascinante come la città, a pochi giorni dall’apertura, non rifletta la curiosità e le aspettative che tutto il mondo riversa su questa manifestazione. In una domenica qualunque a passeggio per il centro, dove ci aspetterebbe di vedere tutto in fermento, cantieri chiusi con transenne di ferro e neanche un operaio a lavoro. A piazza Duomo, marciapiedi non finiti e macchine ferme. La radio trasmette un messaggio non del tutto positivo: su 60 padiglioni solo 24 sono completi. Dubai sta già allestendo la sua zona in cui costruire le strutture per la manifestazione che si terrà tra cinque anni. Ce la caveremo, perchè ci salviamo sempre in corso d’opera ma la città che dovrebbe accogliere milioni di turisti non è affatto preparata a questo. “Stay positive, tutto sarà perfezionato per il primo maggio” assicuravano il sindaco di Milano Pisapia e il presidente del Consiglio Renzi.

All’ingresso il Padiglione Zero che introduce la visita del Sito Espositivo e racconta la storia dell’uomo e della terra, attraverso il suo rapporto con la natura. Elogiando l’architettura dei nostri padri romani, si potranno percorrere cardo e decumano che si incrociano a Piazza Italia, luogo dove il nostro paese si affaccia al resto del mondo. E lungo questi quattro assi, l’esposizione di circa 145 paesi che riflettono su un tema come quello del cibo sostenibile, molto caro a tutte le Nazioni e che se ben affrontato può salvare il pianeta dalla rovina non solo dal punto di vista ambientale ma anche umano, volto alla salvaguardia della salute e al benessere delle persone. Lo scopo è portare alla luce in questa vetrina mondiale, alcune questioni che hanno un’esigenza vitale, come il tema dello sfruttamento ambientale e animale, della distribuzione delle risorse nel rispetto del pianeta e dei suoi equilibri.

DA DOVE NASCE L’EXPO Le Esposizioni Universali sono eventi internazionali gestiti da un’organizzazione intergovernativa nata grazie alla Convenzione di Parigi nel 1928, il Bureau International Expositions (BIE), che ha stabilito i criteri con cui si distinguono le esposizioni universali e quelle internazionali, ne definisce la finalità e la qualità, sempre rispettando il diritto internazionale. L’obiettivo prettamente educativo che si pone è quello di promuovere la cooperazione tra i popoli, celebrare i progressi raggiunti dall’uomo nell’ambito della tecnologia e in numerosi altri campi, in modo da offrirne conoscenza a tutti i visitatori partecipanti. La prima esposizione universale riconosciuta dal BIE, si tenne a Londra nel 1851. Nota come la Great Exhibition of the Works of Industry of all Nation, fu organizzata al Crystal Palace la cui struttura fu un tale successo da rimanere permanente, per poi essere distrutta completamente da un incendio nel 1937. Questa manifestazione nacque da una intuizione del Principe Alberto, marito della Regina Vittoria e divenne il riferimento per tutte le successive, influenzando numerosi aspetti della società, quali le arti, l’educazione, il commercio e le relazioni internazionali. Parigi, sede scelta per celebrare il centenario della Rivoluzione francese, rispose al grande successo londinese con la costruzione della Torre Eiffel nell’esposizione del 1889. Nonostante le perplessità del pubblico per la costruzione, criticata dagli stessi parigini che la definiscono “l’asparago di ferro”, oggi è il simbolo della città e della Francia stessa.   Nel 1876 per la prima volta sono gli Stati Uniti ad organizzare l’Expo.

Questa volta a Philadelphia, in una edizione con circa 11 milioni di visitatori che ha segnato, fra l’altro, la presentazione al grande pubblico del ketchup.  A Budapest, delle strutture del 1896, rimangono vari complessi architettonici nella zona di Piazza degli Eroi, dove è possibile seguire la storia dell’architettura ungherese, dal romanico, al gotico, al barocco. Per quanto riguarda l’Italia, nel 1911 spetta a Torino con “L’esposizione internazionale industria e lavoro” voluta per i cinquant’anni dell’unità d’Italia. E nel 1992 è la volta di Genova, per l’Expo Internazionale specializzata sul tema Cristoforo Colombo – La nave e il mare (l’occasione fu il cinquecentenario della scoperta delle Americhe), venne costruito l’acquario e recuperato il porto Antico. Esempi di altre strutture permanenti che testimoniano la partecipazione come paesi ospitanti di un’Esposizione Universale sono L’Arco di Trionfo, costruito per l’Expo 1888, il Poble Espanyol e  le varie strutture della Plaça d’Espanya edificati per l’Expo 1929 a Barcellona.Un caso particolare è il quartiere EUR di Roma, (il suo nome fu variato in E.U.R. dall’acronimo di Esposizione Universale di Roma),costruito in previsione dell’Esposizione Universale del 1942, che non si svolse mai a causa della seconda guerra mondiale. L’ultima nel 2010 definita edizione record con più di 73 milioni di visitatori, tenuta a Shanghai, affontava il tema “Better city, better life” (una città migliore, per una vita migliore) quando emerse il problema della pianificazione urbana e dello sviluppo sostenibile nelle nuove aree cittadine, ma anche del come effettuare le riqualificazioni nel tessuto urbano esistente.

Si evince da questa pur breve ricostruzione storica, che esista una correlazione tra quello che è il tema scelto e il paese ospitante. Milano diventa l’ombelico del mondo per un tema come “Nutrire il pianeta, energie per la vita”. Vorrà forse il BIE suonare un campanello d’allarme e indicarci la strada per tutelare ciò che la nostra nazione non ha da invidiare a tutte le altre; il cibo? Darci gli strumenti per giocare bene il nostro asso nella manica, quello che insieme all’arte, costituisce un binomio vincente, la cucina. Difendere il marchio made in Italy, su qualsiasi prodotto dal cibo a un capo di moda non è un dovere, è un obbligo. Insomma l’Expo è molto più di una mostra, è una fonte di ispirazione e il segno che ancora c’è speranza per un mondo migliore.

Abbiamo cercato di manifestare pacificamente! ” sostengono i No Expo, ma con l’intervento della polizia che lanciava lacrimogeni per disperdere i Black Block tra le strade di Milano, la giornata di inaugurazione si è trasformata in una di violenti scontri. I black Block con il volto coperto

Ma non tutti la pensano così. Come sempre c’è una parte dell’opinione pubblica contraria, in questo caso rappresentata dagli appartenenti al gruppo “No Expo”, che vede in questo evento solo fonte di corruzione, spreco di denaro e sfruttamento del lavoro (quanti sanno che l’11 aprile, nei cantieri che lavorano 24h, è morto un ragazzo albanese di 21 anni?). “Abbiamo cercato di manifestare la nostra opposizione pacificamente” sostengono i No Expo, ma con l’intervento della polizia che lanciava lacrimogeni per disperdere i Black Block tra le strade di Milano, la giornata di inaugurazione si è trasformata in una di violenti scontri. I black Block incappucciati o con il volto coperto hanno dato fuoco alle macchine (seguiti da foto scandalo come quella che gira su tutti i social network,  raffigurante una ragazza che si mette in posa davanti ad un veicolo devastato), lanciato sassi e molotov agli agenti di polizia, distrutto vetrine di negozi e banche “quelle che hanno investito i soldi per fare questo scempio” . C’era una grande tensione e un clima di generale preoccupazione riguardo eventuali attentati che avrebbero potuto mettere a rischio la vita di molte persone per la giornata del Primo Maggio, quando non si sono resi conto che il primo nemico è in casa. Sono manifestanti che hanno perso l’uso della parola, l’unica che gli avrebbe permesso di rendere noti a tutti i motivi della loro opposizione o che non hanno valutato che ci può essere un’alternativa per sabotare l’evento: non comprando il biglietto e convincendo le persone a fare altrettanto.

Giorgia Boccherini


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