“mirror mirror”, al cinema l’ultimo remake di Biancaneve
“Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?” Tutti, maschi e femmine, passati e presenti, riconoscono questa frase. È una frase che viene collegata all’infanzia, alla spensieratezza, ai sogni senza confini e alla certezza di un domani solare. La frase di una favola. Una favola intramontabile, destinata a perdurare nei secoli, “Biancaneve e i sette nani”. La trama è nota. Narra di una ragazza, vittima della gelosia della matrigna, la quale, bramosa d’essere la più bella del regno, è pronta a tutto pur di esserlo, anche di uccidere. La giovane, non per volontà sua, si trova costretta a scappare e, dopo aver vagato a lungo nel bosco, trova una casa piccola ma accogliente, all’apparenza disabitata. Giunta la sera, però, i proprietari mostrano il loro volto: sono sette nani minatori che decidono di accogliere la giovane, che in cambio li accudisce nelle faccende domestiche. La matrigna, esperta anche di magia nera, scopre che Biancaneve è viva e tenta più di uno stratagemma per raggiungere il suo scopo, l’ultimo dei quali è una mela avvelenata, con cui riesce ad uccidere la giovane. Sarà il grande amore di un principe a riportarla in vita e a fare giustizia.
La favola ha avuto un’infinità di riproduzioni cinematografiche. La più nota è il lungometraggio animato del 1937 di Walt Disney, il quale ottenne una lunga serie di premi e riconoscimenti. Alla lista si possono aggiungere dei rifacimenti, tra cui “Biancaneve nella foresta nera” con Sigourney Weaver. Nel satellitare Sky, quest’anno, viene proiettata una fiction dal titolo C’era una volta, in cui la matrigna manda una maledizione ai personaggi delle favole e li introduce nel mondo moderno: la sua missione principale, però, è, anche lì, fare in modo che Biancaneve non abbia un lieto fine.
Il 4 aprile di quest’anno, al cinema è stato proiettato un altro rifacimento della favola, Biancaneve, o, nella versione inglese, Mirror, mirror, diretto da Tarsem Singh, con una matrigna d’eccezione: il premio Oscar Julia Roberts. La trama del film riprende quella della favola, cambiandola per alcuni aspetti. Biancaneve è sempre odiata dalla regina, i nani la ospitano e l’amore vero riesce a trionfare, però il regista ha voluto inserire una punta d’originalità alla trama e alla caratterizzazione dei personaggi. I nani, infatti, non sono dei minatori, ma dei ladri esperti, che convinceranno Biancaneve a riprendersi il trono maltolto, addestrandola al combattimento. La regina, nella sua perfidia, è contornata da una certa comicità: da citare il suo quanto meno stravagante trattamento di bellezza e la sua spiegazione al perché Biancaneve si chiami così. Il principe non è da meno, in quanto si aggiunge all’odierna caratterizzazione dei principi incapaci e anti-eroici. Lo specchio, invece, perde quell’aspetto di servitore delle vecchie versioni. Acquista invece un ruolo attivo, diventando l’alter-ego della regina, che offre incantesimi, ma le ricorda che la magia ha un prezzo.
La favola di Biancaneve è sempre un classico, ma quest’anno pare sia ritornato di moda, forse un po’ troppo. Una favola, in quanto tale, deve essere magica e al tempo stesso semplice e stupefacente. Deve attirare ed essere compresa da tutti. I continui rifacimenti cinematografici allontanano il pubblico dalla magia della favola originaria e i continui interventi di registi e sceneggiatori cancellano l’incanto. Il pubblico, infatti, non ha accettato bene il film, non perché sia fatto male, ma perché ha troppi termini di paragone. L’idea di Singh, però, risulta originale, ma, a mio avviso, non destinata a rimanere celebre, se non per la presenza di Julia Roberts.
A proposito! Lo sapete che a luglio uscirà un film intitolato Biancaneve e il cacciatore, con il premio Oscar Charlize Theron, nel ruolo della regina? Non la trovate un’idea originale?
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