S.C.O.T.C.H., l’ultimo album di Daniele Silvestri
Prima di partire per le vacanze, un pomeriggio mi sono trovato a girovagare per uno di quei tanti megastore dove la cultura è massa, ma chissà se resta. A un certo punto, su uno scaffale dedicato alla promozione di alcuni dischi a prezzo speciale mi sono imbattuto nell’ultimo album di Daniele Silvestri, S.C.O.T.C.H. Prezzo, € 9,90. Me lo guardo un po’, leggo i titoli delle tracce e le partecipazioni straordinarie, mi convinco e lo compro. Dopo averlo caricato nell’IPod decido di affidargli il compito di accompagnarmi durante il viaggio verso il litorale marchigiano. Il disco si apre con il pianoforte della romantica Le Navi, si prosegue con Sornione, canzone in cui la voce di Silvestri si completa con quella del collega Niccolò Fabi, viene la pellle d’oca nonostante i trenta gradi di temperatura esterna. Cos’è sta storia qua mi fa ritornare in mente Roma e i viaggi caotici nei mezzi pubblici verso l’università, Fifty fifty è un piccolo saggio sulla vita di coppia in cui l’unicità è inversamente proporzionale all’indivisibilità.
Soprasso un tir con la malinconica Acqua stagnante, poi arriva Precario è il mondo, primo singolo estratto, che termina con la reprise surprise di Che bella faccia attraverso la voce di Raiz. La chatta, parodia de La Gatta, fa sorridere e il cameo di Gino Paoli è una garanzia di autenticità, Io non mi sento italiano di Giorgio Gaber scorre senza intoppi, diversamente da quanto era accaduto nella trasmissione Vieni via con me di Fazio e Saviano. Monitor potrebbe essere una perfetta colonna sonora rock per le imitazioni del Presidente della Repubblica Napolitano di Maurizio Crozza, mentre sta per firmare un’altra legge indigesta.
Mi fermo in autogrill per un panino e nella testa sto ancora canticchiando Ma che discorsi, ovvero quando quattro accordi bastano per far diventare una semplice canzone, un piacevole tormentone radiofonico. Mi rimetto al volante e Acqua che scorre (feat. Diego Mancino) coincide con il primo avvistamento della linea azzurra del mare oltre il guard rail, il parlato di Camilleri invece è perfetto nel finale del brano omonimo S.C.O.T.C.H, in cui anche Peppe Servillo fa la sua parte. Ascolto l’Appello e mi ricordo che sono passati 19 anni dalla morte di Borsellino, chissà che fine ha fatto la sua agenda rossa. Con In un’ora soltanto ci si rituffa nella malinconia, in attesa di Questo paese con il pianoforte di Stefano Bollani. Il disco finisce, io sono quasi arrivato. Silvestri si conferma romantico, ironico e politicamente impegnato. Il titolo di questo suo ultimo lavoro è indovinato, le quindici tracce che lo compongono sono perfettamente legate tra loro, il livello di attenzione dell’ascolto non si abbassa mai, quindi non c’è bisogno di una scrematura che porti alla distinzione delle canzoni memorabili da quelle orecchiabili, eliminando le trascurabili.
Rispetto a Il Latitante, uscito nel 2007, S.C.O.T.C.H è un concept album maggiormente riuscito, dove si racconta l’Italia della precarietà, non solo quella del lavoro, ma anche quella dei sentimenti, un disco che piò essere definito un trattato di sociologia fatto di parole e musica. Fortunati e divertiti quelli che hanno avuto la fortuna di riuscire ad assistere a qualche live del tour che terminerà il 23 settembre a Sesto San Giovanni, in questi giorni più nota alle cronache per l’affaire Penati. In ogni caso i biglietti per tutti i concerti del cantante sono disponibili anche online, quindi nel caso fosse vicino a casa vostra, il consiglio di non farselo scappare è d'obbligo.
Daniele Silvestri ha esordito nel 1994, tra Targhe Tenco e Premi Mia Martini, l’uomo col megafono (cit.) ne ha fatta di strada. Mentre la stampa si occupava della querelle over 50 tra Vasco Rossi e Ligabue, un cantautore romano raggiungeva la sua maturità artistica, regalando ai suoi fan dei concerti memorabili e un disco che, come ha già scritto Andrea Scanzi, è uno dei migliori dischi italiani degli ultimi anni. Talmente bello che, quando arriva alla fine, ti verrebbe da dire “Suonalo ancora, Daniè”.
Facebook comments: