La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Democrazia 2.0 : cittadini o consumatori?

Scritto da – 26 Ottobre 2011 – 16:32Nessun commento

È la democrazia in senso lato a garantire la possibilità di un’informazione corretta o è forse un’informazione corretta la conditio sine qua non di ogni sistema democratico? Echi marzulliani a parte, l’interrogativo lascia certamente poco spazio a risposte univoche. La questione, d’altronde, è più che mai antica: è nato prima l’uovo o la gallina? Ci sarà sempre qualcuno pronto a difendere una delle due posizioni, in qualche caso -probabilmente- adducendo motivazioni affatto prive di fascino e suggestione. Ma di fronte all’evidente impossibilità di fornire una risposta universalmente valida -accettata, dunque, dall’umanità tutta- è forse il caso di arrendersi, limitandosi alla cartesiana celebrazione del dubbio come prima garanzia dell’esistenza. Si è detto che l’interrogativo lascia poco spazio a risposte univoche. Offre, tuttavia, interessanti spunti di riflessione, spunti che chiamano in causa il simbolo per eccellenza dei nostri tempi: il web 2.0. In che modo le pressoché infinite possibilità di espressione offerte da internet si ripercuotono sulla democrazia? Gli illimitati orizzonti dischiusi dalla rete rappresentano, in questo senso, un imparagonabile successo o celano pericolose insidie?

Che il web moltiplichi le possibilità di espressione, dando voce a realtà prima impossibilitate a farsi sentire, è fuori discussione. Lo si è visto, per citare solo uno dei casi più eclatanti e significativi, durante quella che è passata alla storia come la rivoluzione verde, espressione coniata per indicare le proteste esplose in Iran a giugno 2009, in seguito alla rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Il governo, accusato di incredibili brogli elettorali, neutralizzò di fatto i canali giornalistici tradizionali. I network digitali, tecnicamente meno sensibili alla censura, si sono dunque rivelati uno strumento eccezionale per la diffusione di notizie. Uno strumento così potente che il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si rivolse ai gestori di Twitter affinché i lavori di aggiornamento del sito, che avrebbero reso indisponibile il servizio per alcune ore, venissero posticipati.

Della medaglia, però, è sempre bene osservare anche la solita, ma mai scontata, seconda faccia. Al riguardo, appaiano suggestive le considerazioni, raccolte in Republic.com, di Cass Sunstein, professore statunitense di diritto, attualmente amministratore dell’OIRA (Office of Information and Regulatory Affairs), un organismo della Casa Bianca. Il sottotitolo del saggio, Cittadini informati o consumatori di informazioni?, evidenzia da subito la distinzione che racchiude il nocciolo del problema: quella tra cittadini e consumatori. “Un sistema di libera espressione”, scrive Sunstein, “non dovrebbe essere affatto visto in termini di consumatori e consumo. In una libera repubblica, un tale sistema è pensato per mantenere l’autogoverno democratico al servizio dei cittadini, non dei consumatori”. La “personalizzazione” totale permessa oggi da internet celebra, invece, l’ideale della sovranità del consumatore, una sovranità in grado di mettere a rischio la democrazia. Quando l’inesauribile possibilità di scelta si traduce in frammentazione della comunicazione stessa, inibendo, paradossalmente, il confronto e il libero scambio di idee, le nuove tecnologie svelano tutta la loro pericolosità, se è vero che “lo scopo centrale della democrazia è garantire il più possibile l’integrazione sociale”. La proposta di Sunstein è un recupero degli intermediari di interesse generale, concetto nel quale rientrano giornali, riviste, radio e tv, allo scopo di garantire  all’individuo l’esposizione alle informazioni e alle opinioni più disparate.

Un indirizzo forse interessante per gli Stati Uniti, ma certamente poco proficuo per l’Italia. Paese in cui, troppo spesso, è la libertà stessa dei media più classici a essere messa in discussione. Paese del corto circuito per eccellenza, paese del conflitto d’interessi. Un paese in cui, sempre più di frequente, la carta stampata assurge a organo di partito, abdicando così al ruolo di watch-dog che la tradizione affibbia al giornalista con la “g” maiuscola.

Certamente la questione non può ridursi a questi soli termini e punti di vista. Il discorso è complesso e anche in questo caso, probabilmente, il dubbio è un primo e importante traguardo. Un traguardo che non esaurisce la ricerca, ma che al contrario spalanca le porte a un nuovo cammino. Un cammino che passi per la riflessione e la discussione. Constatati, seppur parzialmente e sommariamente, i difetti di una totale equivalenza internet/democrazia, resta il fatto che il web abbia con quest’ultima una non trascurabile affinità, nella misura in cui consente l’interazione e il dibattito pubblico, cambiandone le coordinate tradizionali.

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