La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Servizio inCivile. Bloccate le partenze di 19000 volontari

Scritto da – 24 Gennaio 2012 – 18:08Un commento

Ho 26 anni e sono una cittadina italiana residente in Italia. Mi sono appena laureata in Storia dell’Arte e a settembre decido di presentare domanda per la partecipazione al servizio civile, indicando un progetto per la valorizzazione del patrimonio culturale presso il Museo del Novecento del Comune di Milano.

Comincia l’iter: la consegna dei documenti, la convocazione al colloquio per la selezione. A dicembre la pubblicazione della graduatoria: sono stata selezionata tra i quattro volontari su trenta. Ci viene anticipato tra gli avvisi che, per mancanza di fondi, non tutti i progetti partiranno, come previsto, a gennaio 2012, ma le partenze saranno scaglionate nel corso dei mesi, con termine ultimo maggio 2012. Ma come, se i fondi non ci sono a che cosa servirà rimandare la partenza del progetto? Per ora non ci pensiamo, l’entusiasmo è tale da guidare tutti i prossimi passi della trafila: mi procuro, ovviamente a pagamento, il certificato medico, poi attendo pazientemente notizie. Vengo a sapere che il mio progetto partirà tra aprile e maggio. Nel frattempo compio scelte di vita e decisioni importanti, in modo da escludere vincoli di lavoro dopo maggio 2012. L’investimento, sia emotivo che economico, è grande.

Syed Shahzad Tanwir ha 26 anni ed è un cittadino pachistano residente in Italia con regolare permesso di soggiorno.

Si è appena laureato in giurisprudenza ed a settembre decide di presentare domanda di partecipazione al servizio civile, indicando un progetto della Caritas Italiana, da svolgersi all’estero. Il neolaureato non ha la cittadinanza italiana (ha presentato domanda in tal senso, ma in questo caso sta attendendo pazientemente una risposta dagli organi competenti), per cui la sua richiesta di fare il servizio civile non può essere presa in considerazione, visto che la cittadinanza italiana è un requisito indispensabile definito dalla normativa in vigore.

Syed presenta ricorso alla Sezione Lavoro Tribunale di Milano.

Ed ecco che il 19 gennaio 2012 l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile blocca tutto il servizio civile , dichiarando “discriminatoria la limitazione prevista dall’art. 3 del Bando (…) nella parte in cui chiede il possesso della cittadinanza italiana quale requisito di ammissione allo svolgimento del Servizio Civile Nazionale” e rinviando a data da destinarsi l’inizio del servizio civile di 19.000 ragazzi e ragazze  già selezionati ed in fase di partenza. Più precisamente, 1900 di loro hanno già iniziato il 9 gennaio 2012.

Non discuto le buone ragioni di Syed nel chiedere l’ammissione di cittadini stranieri alle selezioni, ma molte domande mi sorgono spontanee.

Perché sospendere il Servizio Civile a selezioni già concluse? Non sarebbe stato più sensato modificare il bando successivo? E perché la sentenza ha effetto immediato sui progetti non ancora partiti mentre quelli già in essere non vengono cancellati? Eppure i volontari sono stati selezionati con lo stesso identico e discriminatorio bando. Una contraddizione in termini.

Perché non aprire altre selezioni parallele rivolte ai cittadini stranieri senza sospendere i progetti già in partenza?

Perché Syed si è rivolto al tribunale del Lavoro anche se la normativa in materia di servizio civile afferma che lo stesso non instaura alcun tipo di rapporto di lavoro? Evidentemente, per fare più in fretta. Cito liberamente dall’illuminante scritto di Claudio Di Blasi, presidente dell’Associazione Mosaico.

Si sarebbero potute percorrere altre vie? Certamente.

Per evitare la discriminazione si sarebbe potuto richiedere l’ammissione del cittadino straniero alla selezione  presso lo specifico progetto per il quale aveva fatto domanda.

Se invece l’obiettivo era quello di una “battaglia di principio” ci si poteva concentrare su un pronunciamento della Corte Costituzionale circa la norma ritenuta illegittima: tempi più lunghi, ma che non avrebbero danneggiato nessuno.

E se di battaglia di principio si tratta, perché Syed, nell’ intervista rilasciata a Panorama, che si può leggere sul sito, dopo aver ottenuto il diritto per il quale aveva lottato, alla domanda “Ora cosa farà?Inizierà il Servizio Civile?” risponde: “Sono sincero: ho perso un attimino l’entusiasmo. Doveva essere una cosa bella, ma è diventata un po’ sgradevole. Cercherò tranquillamente un lavoro, senza voli pindarici, senza viaggiare per il mondo e ripescare emozioni che non sono proprio il massimo.”

Ma come? Mette nei guai circa 20.000 coetanei e poi perde l’entusiasmo?

Quello che provo non è indignazione, ma rabbia. Un’occasione arricchente e formativa per migliaia di giovani viene bloccata in modi subdoli per nascondere, probabilmente, tagli ai fondi e mascherata da battaglia per i diritti civili. Ovviamente, ripeto, non contesto la possibilità di aprire il servizio civile ai cittadini stranieri, ma perché in questo modo, passando sopra ai progetti di 19.000 persone? Senza contare gli enti che fanno affidamento sui volontari del servizio civile e che ora si troveranno senza il loro contributo. Anche perché l’allargamento di questo bando ai cittadini stranieri ha anche altre conseguenze: essendo un bando pubblico, pubblicato su Gazzetta ufficiale, una sua interpretazione estensiva porterebbe ad affermare questo allargamento in tutti i bandi pubblici.

E il ministro Andrea Riccardi? Assicura che si stanno «cercando soluzioni in grado, nel rispetto delle norme, di sbloccare la partenza dei vincitori: «Siamo in presenza di una sentenza di primo grado e abbiamo presentato ricorso contro l’annullamento del bando». Riccardi «non è personalmente contrario all’ingresso di giovani stranieri nel servizio civile», ma al momento la legge non lo consente. Si attendono novità. “Su questo si sta facendo una riflessione”.

Riflettere non basta, il servizio civile dovrebbe essere, come recita la sua definizione, “l’opportunità messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore di coesione sociale”, e tradire questo impegno significa svalutare la credibilità  dei principi sociali fondamentali.

Per ora non ci rimane che sperare e firmare la petizione on-line: http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2012N19461.

 

AGGIORNAMENTO DEL 26/01/2012

Aggiornamento sulla situazione: oggi la Corte di appello di Milano ha accolto la sospensione dell’efficacia dell’ordinanza n.15243/11RG emessa dal Giudice di primo grado in data 9 gennaio 2012. Speriamo quindi che in tempi brevi tutti i progetti possano partire. Confermati per ora quelli di febbraio. Rimane aperta la questione sulla partecipazione degli stranieri al SCN su cui la sentenza arriverà in seguito. Potete leggere la notizia qui http://www.scanci.it/notizie/attivazione-dei-progetti—bando-20-settembre-2011.asp

 

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