La letterarietà della mostra del cinema di Venezia
Tra i film che concorrono (e anche quelli fuori concorso) alla mostra internazionale del cinema di Venezia salta all’occhio la caratteristica, forse la più portante degli ultimi anni, della loro “letterarietà”. Ogni pellicola è ispirata a un romanzo, in un fenomeno che probabilmente cerca di sopperire al veritiero luogo comune che vede i lettori italiani come i più sprovvisti di libri. In altri termini, quello che non si legge si guarda sul grande schermo, e questo non può che essere apprezzato da autori ormai collaudati come Roberto Alajmo dal cui libro È stato il figlio è tratto l’omonimo film di Daniele Ciprì, ma anche autori d’esordio come Claudio Bigagli con il suo Il cielo con un dito, romanzo che la brava Francesca Comencini ci ripropone in Un giorno speciale. Il terzo film in concorso è invece un riadattamento de L’idole, romanzo di Serge Joncour sulla brama di popolarità, tema che, a ben pensarci, ci ritroviamo spesso davanti sul grande schermo a partire da To Rome with love di Woody Allen a Reality di Matteo Garrone che ha gareggiato allo scorso Festival di Cannes.
In un modo o nell’altro è questo il motore primo delle trame, vite normali sconvolte da avvenimenti più o meno tragici (o tragicomici nel caso della protagonista di Un giorno speciale, che si aspetta le attenzioni di un politico influente per entrare nel mondo dello spettacolo), che servono da svolte esistenziali, in alcuni casi paralizzanti, come per Martin, protagonista di Superstar di Xavier Giannoli che rischia la fama affatto desiderata per una casuale fotografia pubblica.
Letteratura che entra nel cinema e cinema che a sua volta cerca di entrare nel mondo della televisione in un gioco di scatole cinesi che fanno della settima arte una rete di citazioni, con l’unico scopo di raccontare la vita reale, sogni e speranze, vizi e virtù degli ultimissimi anni.
La trasposizione cinematografica della narrativa, contemporanea e non, la fa da padrona anche nei film fuori concorso, come per Acciaio, dall’omonimo romanzo di Silvia Avallone e Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid dove il fuoco della svolta è l’Undici settembre, e per tornare indietro nel tempo, anche i classici trovano meritati spazi: lo testimoniano il Pinocchio di Collodi diretto da Enzo D’Alò, film d’apertura in programma per il 30 agosto, L’homme qui rit, dall’omonimo romanzo di Victor Hugo e l’omaggio a Salgari per i 100 anni dalla morte, con ben tre film durante la giornata degli autori.
Se tratti da romanzi sono anche The icemen, storia (agghiacciante) di un killer senza scrupoli e The company you keep di Robert Redford, si può facilmente intuire che proprio tutto quello che il cinema di Venezia ci offre parte dalla narrativa italiana e straniera, e che, come in ogni costruzione romanzesca che si rispetti, anche il cinema risponde nelle sue trame a quel clic che stravolge l’esistenza normale.
In questa 69° edizione un po’ di storia, per lo più recente dà la mano a un po’ di attualità, non più così realista e dalle conclusioni non sempre risolutive.
Angela Galloro
[…] Tra i film che concorrono (e anche quelli fuori concorso) alla mostra internazionale del cinema di Venezia salta all’occhio la caratteristica, forse la più portante degli ultimi anni, della loro “letterarietà”. Ogni pellicola è ispirata a un romanzo, in un fenomeno che probabilmente cerca di sopperire al veritiero luogo comune che vede i lettori italiani come i più sprovvisti di libri. In altri termini, quello che non si legge si guarda sul grande schermo, e questo non può che essere apprezzato da autori ormai collaudati come. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]