Frediano Manzi, in prima linea contro il racket
Frediano Manzi conosce il cuore mafioso di Milano. Dal 1997, anno di fondazione della sua associazione Sos antiracket, denuncia gli esponenti della criminalità organizzata lombarda che strangolano le vittime con l’usura e ogni altra forma di racket. Pagine e pagine d’inchieste, video, testimonianze pubblicate sul sito www.sos-racket-usura.org che inchiodano Milano di fronte all’evidenza di essere una città permeabile al fenomeno mafioso. Nonostante il prefetto Gian Velerio Lombardi, proprio pochi mesi prima di Infinito, la più grande operazione contro la ‘ndrangheta mai fatta in Lombardia, negasse che a Milano esista la mafia.
Dal 21 giugno, Manzi è in sciopero della fame e dei farmaci: beve solo un litro d’acqua ogni 24 ore e le sue condizioni fisiche peggiorano di giorno in giorno, ma non gli importa. Manzi ha intrapreso una battaglia contro il silenzio della politica, incapace di accogliere i suoi continui richiami e alle sue inchieste. Manzi denuncia l’assurdità di una norma, la legge 108 del 1996. Uno degli articoli della legge esclude dall’accesso ai fondi statali e regionali di sostegno alle vittime del racket tutti coloro che non hanno una partita iva: casalinghe, pensionati, dipendenti pubblici. Un esercito di 625mila persone. I tempi d’attesa per ricevere le sovvenzioni, poi, sono biblici: dai tre ai cinque anni. I pochi imprenditori che vorrebbero denunciare, sono così dissuasi dal farlo, privi di protezione ecponomica. Da ultimo, Manzi chiede l’istituzione di una Commissione d’inchiesta per far luce su un fatto sulla condotta tenuta da Carlo Ferrigno, ex prefetto di Napoli e ex presidente della Commissione nazionale antiracket nel triennio 200-2006. Ferrigno è finito in manette lo scorso 11 aprile, perché avrebbe sfruttato la sua posizione per ottenere favori sessuali in cambio di permessi di soggiorno, impieghi in polizia e altro. Storie di sesso, di droga e di potere che avevano punti di contatto con il caso Ruby. L’utenza di Ferrigno, infatti, finì intercettata proprio durante quelle indagini. Il fascicolo che ha portato all’arresto di ferrigno, firmato dal pm milanese Stefano Civardi, è stato aperto proprio dopo una segnalazione di Sos racket e usura.
L’associazione di Frediano Manzi non ha ancora una sede. Per ora stanno a Grabagnate Milanese, dove Manzi ha già subito diverse minacce di morte, nonostante viva con il servizio di tutela dinamica. Manzi continua a rivolgere un appello per la concessione di parte del fondo di solidarietà statale, dedicato alle associazioni antiracket. Finora, però, ha bussato invano. La sua associazione è appesa un filo, senza un adeguato ufficio né i fondi per proseguire a difendere le vittime di racket. Ma Frediano Manzi ha ancora voglia di dare battaglia.
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