East- Western Divan Orchestra: utopica armonia
Risulta sempre più difficile, soprattutto al giorno d’oggi, trovare nel mondo concetti che vadano oltre la violenza, quella primordiale tensione al conflitto e alla distruzione che purtroppo i giochi di potere moderni traducono in guerre sanguinose e in quasi assoluta mancanza di un vero dialogo. Troppo spesso mancano le parole, o molto semplicemente manca la volontà di ascoltare. Il conflitto che sta sconvolgendo da più di sessant’anni la Palestina ed Israele è un esempio emblematico di questa mancanza di scambio. Ciascuna delle parti troppo spesso si finge sorda, cieca e muta. Così si istituiscono quei paraocchi sociali che tengono unite, ciascuna per sé, le parti in conflitto.
Ciononostante sono sempre più numerosi i tentativi di creare ponti tra comunità continuamente in lotta tra loro. Gli esempi più interessanti vengono dal mondo dell’arte: un mondo in cui le parole, le immagini e i suoni diventano linguaggio universalmente comprensibile e soprattutto capaci di superare quelle barriere invisibili (e non) che vengono con tanta cura costruite da chi sta in cima alle vette del potere.
Tra questi linguaggi, troneggia quello della musica. Tanto antico da essere quasi onnipresente nei miti della nascita del mondo. Una forza primordiale, tanto quanto quella pulsione innata alla violenza. Dove questa però distrugge i legami, l’altra crea, unisce, avvolge.
Da questo presupposto parte l’incredibile progetto che il celeberrimo compositore e pianista Daniel Barenboim, insieme allo scrittore palestinese Edward Said, hanno concretizzato fondando la East- Western Divan Orchestra. Nata nel 1999, riunisce giovani musicisti israeliani, palestinesi, siriani, libanesi, tunisini, giordani ed egiziani. Attraverso il perfezionamento di un repertorio classico, questa orchestra-scuola-laboratorio è votata a creare un dialogo tra le parti attraverso la passione comune per la musica.
Barenboim, è artista e cittadino del mondo per antonomasia. Nato in argentina da genitori ebrei-russi, si trasferisce giovanissimo in Israele con la famiglia, ed ha anche origini spagnole e palestinesi. Perennemente in viaggio per il mondo, con la sua compagna fedele: la musica. Gli anni passati in Israele lo hanno reso testimone e critico del sistema di colonizzazione ebraico in Palestina e della politica del governo israeliano. L’incontro con Edward Said, scrittore, giornalista e teorico palestinese noto per le sue analisi dei rapporti fra oriente e occidente, che visse in prima persona spostandosi da un capo all’altro del mondo (fu professore alla Columbia negli anni ’60) segna l’inizio di un dialogo importante sulla risoluzione delle tensioni tra arabi e israeliani. Da questo nacque il progetto della East-West Divan Orchestra, chiamata così in onore di una raccolta di poesie di Goethe.
Trovare giovani disposti in un contesto tanto irto di spine a collaborare non fu facile inizialmente, ma superati i primi ostacoli il progetto prese vita e ha continuato a crescere. Per un giovane musicista entrare a far parte del progetto non è facile; occorre spogliarsi di ogni pregiudizio nei confronti degli altri per poter collaborare insieme alla creazione di qualcosa di più grande. Occorre sincronizzarsi con quello che viene additato, nella sua cultura d’origine, come un nemico. E diventare un’unica voce. Chi riesce a trasformarsi, contribuisce a cambiare, anche solo nel suo piccolo, le carte in tavola della scacchiera politica mondiale. L’Orchestra quindi diventa un’istituzione solida, tanto da sopravvivere anche alla morte di Said nel 2003.
L’Orchestra, attualmente impegnata in Argentina, arriverà in estate per alcune date europee a Berlino, Londra e il 16 e 17 Agosto saranno al Festival internazionale di musica classica di Lucerna (Svizzera). Un’occasione per assistere a un momento musicale, che cerca di annullare i miasmi nefasti della politica. Almeno per il tempo di una sinfonia.
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