Museo Storico della Liberazione, un Ente da salvare
I tagli del governo nei confronti della cultura e del sapere rischiano, seriamente, di mietere un’altra vittima eccellente. Stiamo parlando del Museo di via Tasso, anche detto “Museo Storico della Liberazione” come indica l’etichetta vicino alla fermata della metro “Manzoni” sulla linea A. Da qualche mese, la direzione ha dato il via alla campagna nazionale di autofinanziamento “Per sopravvivere liberi.” Durante l’occupazione nazifascista l’edificio fu adibito dalle SS come luogo di reclusione e torture, alle quali furono sottoposti oltre 2000 antifascisti che poi vennero fucilati a Forte Bravetta e alle Fosse Ardeatine. Il 4 giugno del 1955 (11 anni dopo la liberazione di Roma), il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi inaugurò il primo nucleo del Museo costituito negli appartamenti siti al pian terreno ed al secondo piano. Il 14 aprile 1957 il Museo venne riconosciuto come Ente Pubblico sotto al tutela del Ministero della Pubblica Istruzione con Legge 14 aprile 1957, n. 277. La vigilanza sul Museo è poi passata al ministero dei Beni Culturali. Attualmente la direzione della struttura è affidata a Antonio Parisella, docente di storia contemporanea e storia dei partiti politici presso l’Università di Parma. All’interno del Museo è possibile consultare gli Archivi, la biblioteca e visitare le celle restaurate come i tedeschi in fuga le lasciarono, popolate dalle memorie e persino dai graffiti originali tracciati dai prigionieri prima di essere inviati di fronte al plotone d’esecuzione, testimoni del dramma e della scelta civile di italiani di ogni ceto e di ogni famiglia politica che diedero vita alla Resistenza. Siamo quindi di fronte a un reale monumento, un documento storico che ne custodisce altri e le cui stesse pareti sono testimoni capaci di suscitare emozioni. Negli ultimi mesi il Museo ha promosso il ciclo di lezioni “Nascita di una dittatura”, abbinando la proiezione del noto documentario di Sergio Zavoli a delle vere e proprie lezioni con alcuni dei più importanti docenti di storia contemporanea italiani, tra i quali lo stesso Parisella, Giovanni Sabbatucci e Mauro Canali. Degno di nota anche lo spettacolo “Il cestino delle mele” portato in scena in una cella dell’edificio dalla compagnia delle “Ondine”, un ottimo metodo per raccogliere fondi e sottolineare l’importanza culturale, storica e civica di questo ente.
I Giovani Democratici di Roma si sono mossi per riuscire a raccogliere più sottoscrizioni possibili a favore del Museo, modificando il loro logo ufficiale con una stella rossa e intorno al simbolo la scritta “Per il Museo Storico della Liberazione”. Il primo versamento fatto dai “GD” è stato di 200 euro, ovvero il ricavato per la festa del secondo compleanno dell’organizzazione. Vere e proprie “postazioni partigiane” verranno organizzate in tutta la città in corso dei prossimi mesi per sensibilizzare la cittadinanza, e onorare l’eredità dei valori della Resistenza. E’ confortante il fatto che si siano mossi dei govani, “figli dei partigiani”, visto che i partiti del centrosinistra si ricordano dell’Antifascismo e della Resistenza solo al momento in cui possono tornare utili in circostanze elettorali, vedi il ballottaggio tra Rutelli e Alemanno che insieme al presidente della Regione Renata Polverini ha promesso un aiuto per mantenere il Museo aperto. Sperando che alle parole seguino i fatti.
È possibile informarsi sulle attività del museo visitando il sito www.viatasso.eu oppure connettendosi alla pagina facebook “Museo Storico della Liberazione”. Gli studenti del corso di laurea in Storia che avessero bisogno di crediti nel settore AAF possono contattare la direzione per conseguirli effettuando uno stage. Per concludere degnamente questo articolo, non c’è altro modo migliore che ricordare le parole di Piero Calamandrei, giurista e membro dell’Assemblea Costituente per il Partito D’Azione pronunciate ai giovani milanesi il 26 gennaio del 1955:”Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.”
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