La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Da Caporetto al capolinea, l’interminabile ritirata dell’Italia

Scritto da – 15 Aprile 2013 – 16:18Un commento

Nella crisi ci abbiamo sguazzato a sufficienza. Abbiamo dipinto una politica malata e l’abbiamo ritratta da ogni angolatura; nei nostri articoli abbiamo visto e rivisto i vizi di quest’amata e odiata terra dei cachi moralmente allo sbando. Come nel ’17, dopo la disfatta di Caporetto, i giornali si trasformarono in apocalittici bollettini di guerra, così hanno fatto la stampa e l’informazione odierne (noi compresi). E, sia chiaro, è legittimo e, anzi, doveroso monitorare costantemente la situazione sociopolitica. Informare sulla difficile realtà che riguarda tutti quanti è intellettualmente opportuno, ma è pur vero che questa nostra Caporetto non finisce più, la ritirata pare interminabile e noi iniziamo ad essere affaticati. Così abbiamo pensato, almeno per una volta, di dimenticare le trincee e di parlare di altro. Già, parlare di altro, ma di cosa esattamente?

Ci siamo resi conto che questa crisi ci aveva ormai assuefatti, diventava difficilissimo cambiare argomento. La maggior parte di noi sentiva l’impulso quasi indispensabile di parlare di debito pubblico crescente, del caso Monte dei Paschi, della tumultuosa situazione politica. E poi spread, spread, spread: c’era il bisogno quasi fisiologico di parlare di spread.

Si è visto un balenìo di terrore negli occhi di noi redattori, “non parlare della crisi? Come si fa? Noi volevamo scrivere un articolo di pubblica utilità per gli universitari. Volevamo avvisarli di abbandonare le facoltà umanistiche, di puntare più su quelle tecnico-scientifiche. Anzi, abbandonare anche l’Italia: magari fare i panettieri a Londra, o perchè no a Berlino”.

Beh, discorsi comprensibili, perchè durante la ritirata, mica ti viene da pensare ad altro. Con gli austrotedeschi dietro al culo non hai il tempo di respirare, non hai il tempo di riflettere; c’è solo da correre, gridare e abbandonare il fronte, e si salvi chi può!

Tutto vero, eppure delle eccezioni ci sono. Il tenente della fanteria italiana Mario Muccini, in un suo celebre diario della Grande Guerra, per esempio, racconta che nella ritirata di Caporetto, durante la notte conobbe una ragazza, una maestrina che gli piacque al primo sguardo. Il corteggiamento fu molto breve, presto si ritrovarono a fare l’amore e fu passione fino all’alba.

A pensarci bene è pura follia avere la voglia di fare l’amore con gli austrotedeschi che, come dicevamo prima, stanno dietro al culo, e l’unica cosa alla quale si dovrebbe pensare è sopravvivere, eppure le cose andarono così.

E anche noi abbiamo provato ad essere un po’ folli, per una trentina di pagine almeno. Abbiamo deciso di dimenticare la crisi, o meglio di scrutare nella crisi per avvistare segnali di vita, nientemeno direte voi.

Come premessa sarà necessario chiarire che non intendiamo affatto andare ad interpretare o preannunciare disegni di un generale risveglio socio-culturale: siamo troppo giovani e siamo troppo universitari, come potremmo spingerci a tanto? Ma per una volta volevamo semplicemente slegarci da questa attualità opprimente e concederci il lusso di fare delle considerazioni inattuali.

Qualcuno ci considererà alla stregua di ubriaconi, e avrebbe ragione se davvero scrivessimo queste paginette solo per dimenticare, ma in realtà non è proprio così, o meglio non è solo così. Infatti siamo mossi anche dalla convinzione che in questo momento difficile qualsiasi segnale di vita in Italia, ma anche nel resto del mondo, meriti di essere considerato con grande attenzione, e proprio per questa sua eccezionalità.

Così ci siamo messi alla ricerca di fatti e fatterelli nei quali poter interpretare una nota di ottimismo e di novità. E certo non è stato facile, perchè non c’è stata una logica da seguire, abbiamo solo dovuto scrutare ovunque e in ogni direzione.

Come quando in un posto isolato dal mondo cerchi il segnale del cellulare per fare una chiamata urgente. Non c’è una logica, devi solo girare avanti e indietro col telefono piantato in faccia, e aspettare che qualche tacchetta si muova.

Insomma ecco tutto, ecco perchè segnali di vita. Voglio sperare che i chiarimenti offerti siano stati opportuni. E penso fosse necessario fornire una sorta di istruzioni per la lettura di questo numero di Orizzonte Universitario, perchè visto così poteva sembrare nient’altro che la storia della notte di sesso di una maestrina un po’ porca, una trama da filmetto porno poco creativo. Ma se poi si considera che la notte d’amore è stata consumata nel 1917, con un tenente dell’esercito italiano in piena ritirata dopo la disfatta di Caporetto, allora tutto il porno si perde e rimane una storia tanto eccezionale ed inattuale che bisogna raccontarla per forza.

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