La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Occupazione facoltà di Farmacologia della Statale di Milano. Resoconto.

Scritto da – 14 Maggio 2013 – 19:22Un commento

Etica e ricerca: un binomio che ultimamente provoca sempre più accesi dibattiti circa le modalità delle sperimentazioni sugli animali e la presenza di alternative che potrebbero sostituire metodi considerati da animalisti e da molti ricercatori fossili, lascito dei tempi in cui le tecnologie erano molto meno sviluppate. Oggi effettivamente siamo in grado di creare in laboratorio cose che fino a poco tempo fa non ci saremmo nemmeno immaginati: ad esempio siamo in grado di riprodurre cellule umane, possiamo controllare sempre più i processi di nascita e fecondazione e lavorare sempre più attivamente in materia di genetica. É giusto quindi chiedersi fino a che punto sia giusto l’impiego di questi metodi ma anche quanto sia effettivamente possibile affrancarsene.

In questo contesto si collocano i recenti avvenimenti che coinvolgono la facoltà di Farmacologia della Statale di Milano: sabato 19 aprile un gruppo di 5 attivisti del coordinamento “Fermare Green Hill”, appoggiato da una discreta folla di manifestanti, si è introdotto forzando le porte nell’edificio di via Vanvitelli, ha occupato per diverse ore il quarto piano dello stabulario, liberando a fine giornata circa 150 topi e un coniglio e scambiando tra loro cartellini su cui erano riportate le informazioni su roditori usati per esperimenti. Alcuni occupanti hanno sbarrato le entrate principali incatenandosi alle porte di accesso ai laboratori, mentre gli altri, megafono alla mano, hanno intrattenuto le relazioni con l’esterno, interagendo con la folla di manifestanti in piazza, parlando a lungo di ciò che succede all’interno dei laboratori e proclamando di esser pronti a gettar via tutti i materiali presenti nel laboratorio nel momento in cui la sicurezza lì presente avesse deciso di reagire con la forza. Sul posto era presente la Digos, che ha favorito la trattativa con il con il gruppo di occupanti il cui obiettivo era uscire con tutti gli animali presenti al seguito. Alla fine dell’occupazione avvenuta la sera stessa il risultato ottenuto sono stati 5 scatoloni pieni il più possibile di cavie e una bella scossa alla coscienza pubblica.

Questo avvenimento ha scatenato le ire di molti tra studenti, ricercatori e docenti, fra cui quelle del direttore del dipartimento Bioscienze del CNR e del rettore dell’Università Gianluca Vago, che si riferiscono all’accaduto condannandolo duramente come atto di “aggressione inutile con conseguente devastazione dello stabulario” e perdita di materiali raccolti durante anni di lavoro, “l’ennesima manifestazione di violenza ed illegalità”. Nei confronti degli animalisti occupanti è stata sporta denuncia. Numerose manifestazioni “PRO-TEST” sono state organizzate a sostegno dei ricercatori e della sperimentazione su animali a seguito di questo episodio per contrastare quella che viene considerata un’azione violenta, inutile e oltremodo dannosa.

Lo schieramento dei ricercatori afferma che l’iniziativa ha solamente portato alla perdita di anni e anni di ricerche e d fondi stanziati dai donatori. Le cavie saranno salvate e date in affidamento solo parzialmente: non tutte potranno essere liberate e molte dovranno essere soppresse in quanto inutilizzabili e potenzialmente pericolose per la salute umana – rischio presente anche per le cavie già portate fuori dai laboratori. L’azione sarebbe stata intrapresa senza la corretta informazione e senza pensare all’importanza del lavoro dei ricercatori.

Certamente in un paese dove la ricerca stenta sempre più a reperire fondi queste perdite rappresentano un episodio molto grave per la comunità scientifica, che esclude possibilità di sostituire in questo momento la ricerca “in vivo” con quella “in vitro” in quanto non sarebbe riproducibile in laboratorio la complessità anche degli organismi viventi più semplici e quindi l’assenza della sperimentazione causerebbe gravi danni allo sviluppo scientifico dal momento in cui non sarebbe più possibile verificare tutte quelle reazioni che sono alla base del progresso in ambito sanitario e non. Da sottolineare anche il fatto che gli esperimenti eseguiti erano in linea con standard italiani ed europei.

Dall’altra parte troviamo la forte voce degli animalisti che sostiene con convinzione l’importanza di considerare gli animali come individui; anche loro soffrono e la sperimentazione che non sicuramente salverà una vita umana porterà certamente alla tortura, alla sofferenza e alla morte di un animale. Quale diritto avremmo noi di togliere a un altro essere vivente il diritto di vivere? Secondo gli animalisti è impossibile continuare con queste torture e si dovrebbe iniziare subito a ricorrere a metodi alternativi alla vivisezione, attuando una sostituzione degli esperimenti in vivo con altre modalità per portare avanti la ricerca senza ledere la dignità dell’animale. Questa sostituzione dovrebbe portare, oltre che alla salvezza di innumerevoli vite, anche il risparmio di moltissime vite.

Viene inoltre sostenuta una tesi secondo la quale i test sugli animali non portano benessere alla vita dell’uomo: non si può sapere infatti la reazione di un determinato farmaco sull’uomo almeno fino al momento in cui questo viene somministrato a una forma di vita umana, dal momento che gli organismi animali sono diversi dal nostro e possono rispondere in modo molto diverso rispetto al corpo umano. A tal proposito è esemplare il caso scandalo del sedativo taliomide che, assunto da donne incinte per diminuire nausea e dolori durante la gravidanza, fece nascere 10.000 bambini focomelici; in moltissimi animali usati nei test per questo farmaco l’assunzione non produsse alcuna malformazione nella progenie (ritardando il ritiro del prodotto dal mercato nella fase di controllo dopo che questo era stato commercializzato e dava i primi segnali di pericolo).

Probabilmente questa azione degli animalisti è stata una mossa non troppo ben calcolata: essa è risultata se non inutile, non propriamente efficace e potenzialmente pericolosa. In questi casi occorrerebbe sicuramente arrivare con una migliore organizzazione e valutando bene le conseguenze delle proprie azioni onde evitare rischi come, in questo caso, la soppressione di molti animali e la perdita di materiali importanti già ottenuti e dei già esigui fondi per la ricerca.
Sicuramente è inaccettabile che torture inutili vengano inflitte a innumerevoli cavie, come la mutilazione per garantire un miglior riconoscimento delle cavie, la recisione delle corde vocali per non sentirne i lamenti e l’operazione senza anestetico.
Forse la mancanza degli attivisti infiltrati è il non aver saputo dare risposte concrete in questo senso, sostenendo “semplicemente” che la sperimentazione vada fermata senza proporre valide alternative.
Le alternative effettivamente esistono: si parla di potenziare la tossicogenomica, ovvero l’esposizione di cellule umane coltivate in laboratorio alle sostanze di cui si vogliono riscontrare gli effetti, e in generale la ricerca su tessuti umani ricostruiti in laboratorio. Occorre cercare di portarsi sempre più verso nuove soluzioni come queste, anche se rimane comunque l’ interrogativo della possibilità ad oggi di sostituire in toto l’uso di cavie nella ricerca riguardante malattie complesse che coinvolgono un intero organismo. La sperimentazione animale ovviamente non è eticamente corretta e non può essere difesa nella sua totalità, ed io credo che sia giusto tentare di porre un freno alle torture inutili contro esseri viventi. Citando Rita Levi Montalcini da un’intervista su Report del febbraio 2012 “ Non sono animalista, sono per il controllo e la dignità dell’animale, che va assolutamente rispettata”.

Probabilmente non siamo ancora in grado di staccarci al cento per cento dalla sperimentazione sugli animali, ma possiamo fare molto per allontanarcene sempre di più e ridurre al minimo indispensabile questa pratica, con la speranza che un giorno possa essere totalmente debellata e che la ricerca continui il suo corso in completa autonomia.

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