La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Struttura Delta, intercettazioni choc. “Offuscare i risultati elettorali”

Scritto da – 19 Luglio 2011 – 12:55Un commento

«Non avrò la facoltà di sottrarmi alla vostra potestà durante la mia vita, rimarrò sotto la vostra potestà e protezione per tutta la vita».
Il giuramento vassallatico, presente nelle “Formulae Turonenses”, è molto distante, ovviamente, dalla consuetudine contemporanea, tuttavia alcuni aspetti perdurano sorprendentemente.
Esempio chiarificatore è la questione della cosiddetta “Struttura Delta” e, in generale, di tutta la manipolazione dell’informazione, ad opera proprio dei moderni “vassalli”.
Troppo semplice indicare Mediaset come unica sede di questi fedeli sottoposti, in realtà anche in Rai ci sono, da parecchio tempo, tali figure. Attorno al servizio pubblico, si muovono una serie di personalità, più o meno conosciute, che sembrerebbero proprio avere come obiettivo quello di controllare l’informazione e di tenere a bada ciò che può infastidire il Capo.
“Buffoni”, il loro desiderio è proprio quello di “impapocchiare”: queste sono alcune esternazioni di Vittorio Zucconi, celebre editorialista di Repubblica e attuale direttore dell’emittente Radio Capital, riguardo ad alcune intercettazioni risalenti al 2005 (qui il podcast della puntata).
Diverse sono le inchieste di Repubblica che si occupano della “Struttura Delta” e dei suoi protagonisti.

Tutto inizia con l’indagine della magistratura di Milano sul fallimento della holding di Luigi Crespi, ex sondaggista di Berlusconi, e le relative intercettazioni. Emerge così una rete di strategie finalizzate ad alterare proprio l’informazione e ad intervenire sull’opinione pubblica.
Il dovere principale di Deborah Bergamini, ex direttrice marketing della Rai, di Niccolò Querci, membro del Consiglio di Amministrazione Mediaset, di Benito Benassi, esperto della società di sondaggi Nexus, di Clemente Mimun, ex direttore del TG1 e attualmente alla direzione del TG5, e di Bruno Vespa, il popolare padrone di casa di Porta a Porta, sembra proprio quello di un bravo vassallo, pronto ad obbedire pazientemente al proprio signore, al Cavaliere.
Il 4 aprile 2005, due giorni dopo la morte di Papa Wojtyla, si pone il problema di riportare i risultati elettorali delle regionali, che indicano una netta vittoria per il centro-sinistra. La Bergamini, chiama il suo “collega” di Mediaset, Querci, con la richiesta precisa di disporre una forte programmazione per distogliere l’attenzione dei telespettatori dai risultati che vengono dati in Rai. “Meno la vedono e meglio è”, così la sentenza della pupilla del Cavaliere che, occorre ricordarlo, è stata anche sua consulente.

Obiettivo della Bergamini è pure quello di creare caos nell’informazione: l’esito elettorale deve apparire confuso. Opportuno è parlare, quindi, con Benito Benassi della Nexus, che preannuncia la sconfitta della Casa delle Libertà. Costui dimostra di essere anche un buon consigliere, perché esorta a non dare questi dati a Vespa, tuttavia “il TG3 li vorrà, Di Bella non è un coglione”.

Il successivo passaggio è convincere Vespa ma, per la dinamica e perspicace Bergamini, ciò non è un problema. Il conduttore di Porta a Porta, infatti, chiede ragguagli in merito alla tabella della Nexus con i risultati elettorali e, quindi, sulla possibilità di esibirla. La Bergamini, che non ha nessun titolo preciso per decidere quali dati mostrare e quali offuscare, proclama la disposizione di manipolare il tutto: “Cattaneo ha ordinato di fare questa cosa”. Vespa, perciò, si adegua alla disposizione del Direttore Generale e, come un bravo vassallo, si inchina, alla fine, con umiltà: “Volevo soltanto che non ci fossero equivoci”.
Come se non bastasse, c’è anche la questione di come presentare la figura del defunto Papa. Il direttore del TG1, Mimun, chiama l’onnipresente Bergamini, raccontando il diverbio con Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, che contesta il modo in cui è stato descritto Wojtyla: “Il Capo è incazzato perché abbiamo rappresentato il Papa come un un no-global”.
Gli sforzi per far passare il messaggio dell’anticomunismo sono così dissolti, e tutto ciò non può essere approvato dal Capo e dai sottoposti.
Questi sono alcuni esempi di un sistema in grado di insabbiare ciò che risulta scomodo, eppure proprio i mezzi di informazione possono essere valido disincentivo.

Il giornalismo sano e pulito dovrebbe cercare di essere sempre “watchdog”, attento ai comportamenti degli uomini di potere, pronto a evidenziarne le eventuali malefatte. Il dovere, quindi, di informare comunque e in ogni caso; l’obbligo etico e morale di opporsi alle direttive “bavaglio”. Gli espedienti e i metodi del vassallo non dovrebbero avere effetto su un buon “cane da guardia”.

Andrea Vosilla


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