La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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A difesa della Ricerca: intervista alla neo senatrice Dott.ssa Cattaneo

Scritto da – 19 Agosto 2010 – 10:204 commenti

E’ dal 2001 che la prof. Elena Cattaneo, docente e ricercatrice dell’ Università degli Studi di Milano, insieme ad alcuni suoi colleghi cerca di cambiare le modalità di assegnazione dei finanziamenti per la ricerca scientifica. In seguito ad una lettera destinata al Presidente della Repubblica e infine pubblicata sul sito “unimi.it”, abbiamo deciso di incontrarla per porle alcune domande. Quello che abbiamo scoperto non è di certo incoraggiante ma la professoressa Cattaneo crede molto in quello che fa e per questo motivo non si è mai arresa.

Come avvengono i finanziamenti alla ricerca scientifica all’estero?

Avvengono con il metodo del peer-review, che e’ un insieme di regole e procedure che assicurano una valutazione scientifica sulla base del merito, competitiva e competente, terza, regolamentata (soprattutto), anonima e indipendente, dei progetti sottomessi. Questo metodo evita che nelle valutazioni vengano introdotte considerazioni extra-scientifiche, pressioni personali, conflitti di interesse. E’ con questo metodo che si garantisce che ad essere finanziati saranno i progetti migliori sottomessi a quel bando, consentendo a chiunque di competere con pari dignità in tal senso, a prescindere dall’essere un premio Nobel o un giovane ricercatore. Il procedimento inizia con l’apertura di un bando pubblico, su tematiche che possono essere ampie o specifiche, comunque sempre un bando trasparente in tutte le sue procedure. Il metodo del bando pubblico rappresenta il primo momento chiave, in quanto esprime il principio egualitario del “libero accesso alle risorse” da parte di chiunque abbia ipotesi razionali da proporre. Il secondo momento fondamentale avviene quando, a seguito del bando pubblico, una commissione composta da persone i cui nomi sono noti, inizia ad analizzare i progetti con le modalita’ descritte nel bando. La commissione recluta revisori esterni, anonimi ed esperti, che a loro volta agiranno in base alle modalita’ descritte nel bando. Un terzo punto importante riguarda la trasparenza delle decisione e dei risultati. I competitori, così come qualsiasi cittadino di un paese, devono avere la possibilità di conoscere con facilità e chiarezza, quasi come in una filiera, quali siano stati i risultati della selezione. Si deve sapere a chi siano stati assegnati e per quale progetto i finanziamenti pubblici, da dove questi derivino e quali siano stati, infine, i risultati raggiunti.

E in Italia?

In Italia esistono due metodi. Il primo, ormai tristemente rimbalzato agli onori della cronaca come “top-down” e preesistente a molti governi, non prevede una competizione e una valutazione scientifica nel merito, ma consente alla pubblica amministrazione di assegnare finanziamenti direttamente ad un ricercatore o ente di ricerca su argomenti (in teoria) di rilevanza nazionale (in pratica mai o mal documentata – anche perché è difficile pensare che un tema di rilevanza nazionale possa durare uno o due anni). Questo non e’ altro che un metodo a forte rischio.Il succo, però,é sempre quello: soldi pubblici per la ricerca distribuiti senza “valutazioni certe e prive anche del solo sospetto di conflitto d’interesse”; merito scientifico assolutamente discrezionale e scelte operate da chi, spesso se non sempre, neppure possiede minimi strumenti per la valutazione scientifica delle proposte cha decide di finanziare secondo altri criteri.Il secondo metodo, adottato per esempio anche da alcune agenzie no-profit come il Telethon, ripercorre invece i caratteri primari del metodo del peer-review.

E questo cosa comporta ai fini della ricerca italiana?

Significa non essere imbrigliati in logiche clientelari alle quali spero molti si rifiutino, comunque, di partecipare. A costo di pagare un prezzo altissimo in termini di produttivita’ e di competizione, che risulta invece, qui da noi, spesso falsata da queste assegnazioni. Inoltre, non vedo come si possa sperare di invogliare le giovani leve a perseguire la carriera scientifica o, perché no, richiamare scienziati dall’estero. Eppure il metodo e’ cosi’ elementare e consolidato attraverso l’esperienza internazionale che davvero viene da chiedersi se non vi sia una precisa volontà, in Italia, di mettere in atto tutto ciò che possa distruggere la coscienza e gli atti propri della libera ricerca competitiva. Sembra del tutto evidente che la strada scelta é spesso quella che favorisce lo sviluppo di sistemi di potere che tutto sono, tranne che di utilità al paese.

Nel vostro appello al Presidente della Repubblica cosa avete chiesto?

Abbiamo chiesto che si identifichino norme e procedure che garantiscano che nessun finanziamento pubblico per la ricerca scientifica possa mai essere erogato senza un formale e regolamentato processo di peer-review. Abbiamo inoltre chiesto che si consideri l’istituzione di una singola agenzia di finanziamento per la ricerca Biomedica, che abbia la funzione di organizzare e uniformare i processi di valutazione.

Vi e’ stata data una qualche risposta da parte del Presidente?

Si, riportando le parole di una  dichiarazione pubblica dello scorso 11 marzo il Presidente si e’ dichiarato “personalmente molto sensibile all’esigenza sollevata nell’appello e convinto del suo fondamento oltre che convinto delle ragioni della soluzione proposta”.

Questo nostro appello e’ solo l’inizio di una nuova richiesta. Non quella generica, anche se importante, di maggiori fondi per la ricerca tout-court, bensì di migliori metodi. Sono convinta che la salute della ricerca e dello stato che la amministra si misurano dalla trasparenza dei suoi metodi. Sono certamente necessarie maggiori risorse, ma non serve, anzi al contrario e paradossalmente potrebbe essere anche peggio, destinare più soldi pubblici alla ricerca se si continuerà a distribuirli con metodi volti a trasformare gli scienziati in sudditi silenziosi invece che a creare liberi pensatori.

Moltissimi colleghi si sono uniti, migliaia di firme. Altri colleghi hanno avviato appelli complementari. Il Presidente Napolitano, sappiamo e  piu’ volte ha palesato,   ha a cuore  il destino della ricerca in Italia. Nel suo intervento ha evidenziato che la ritiene “una di quelle questioni di evidente interesse generale per lo sviluppo del paese su cui   auspica una larga convergenza tra le forze politiche di ogni schieramento”.  Non possiamo che essere, proprio per la nostra formazione da scienziati, carichi di speranza.

Nonostante tutto consiglierebbe comunque ad uno studente di dedicarsi alla ricerca scientifica in Italia?

Sì, lo consiglierei. E’ un lavoro molto bello e stimolante  anche se, come detto prima, ci sono molti ostacoli da superare. La ricerca scientifica è un lavoro per così dire “attivo” ovvero che tiene sempre sotto stimolo la mente. E’ per questo motivo che mi piace e che se uno studente mi venisse a chiedere consiglio gli direi dedicarsi alla ricerca scientifica anche in Italia.

Eleonora Zaghis


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4 commenti »

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