Dalla Sapienza con i mezzi pubblici: le esilaranti avventure di una tesserata dell’Atac
Difficilmente troverete una abitante di Roma che vi dica di non aver mai fatto uso degli efficienti mezzi pubblici messi a disposizione dall’Atac: autobus, metropolitane, filobus o tram che sia. I Romani ormai lo sanno: il caos del traffico è una piaga della città e quindi per ovviare al problema che produce il muoversi con la macchina (clacson, stress, parcheggi introvabili e code chilometriche) il cittadino si affida ai mezzi pubblici sperando di non incorrere nei problemi sopra citati. Già ai tempi degli antichi le strade di Roma erano affollate da bighe che sfrecciavano veloci (i nostri motorini), lettighe signorili (le molteplici auto blu) e da plebei a piedi (pedoni indisciplinati e pedoni intimoriti che ad ogni attraversamento pedonale rischiano la vita).
La vicenda della nostra tesserata Atac dell’Urbe ha inizio nel pomeriggio di giovedì 29 dicembre verso le 16.00, orario cruciale in cui il traffico romano si scatena per le uscite da scuola e dagli uffici. Come di consueto esce dall’Università e a passo svelto si incammina su Via Regina Elena per prendere la metro a Policlinico, ha una visita medica alle 16.45: chissà se arriverà in tempo?Il tempo a Roma in questi giorni è piuttosto freddo e piovoso e per immensa gioia della nostra tesserata la strada per arrivare alla metro se la fa sotto la pioggia, coperta da uno di quegli ombrellini che, anche volendo, non basterebbero a coprire neanche un braccio (il tram che potrebbe evitarle la “doccia” ovviamente non passa!). Affannata e bagnata entra a prendere la metro: se non che, nel passare la tessera per entrare, nota un cartello (foglio di carta scritto a penna) con su scritto che la corsa della Metro B direzione Rebibbia si ferma come ultima fermata a Tiburtina per danni probabilmente causati dalla pioggia. “Per un po’ di pioggia si blocca tutto!”.
La tesserata però non si lascia scoraggiare. Dopo 15 minuti di attesa sale sulla metro stracolma di persone tanto che le sembra di vivere una scena da metro cinese dove ci sono addetti a spingere dentro con forza i passeggeri e così in questo sfondo, poco idilliaco, la troviamo inspiegabilmente a bordo, a distanza ravvicinata a perfetti sconosciuti bagnati e stanchi come lei ma abbastanza nervosi da iniziare lunghe discussioni polemiche sullo scadente servizio. A Tiburtina una fiumana di gente scende e si dirige verso il capolinea degli autobus dove corre voce che ci siano apposite navette che ripercorrono il tragitto della Metro B. Le comode navette non sono altro che autobus di linea tolti dal loro normale percorso (geniale pensata per rendere ancora più impossibile il ritorno a casa essendo diminuite le corse dei bus abituali). Comunque la tesserata sale e si ripete la stessa scena dell’entrata sulla metro: nervosismo a fior di pelle, lamentele e tanta gente stipata come su un carro bestiame.
Diciamo che sono già le 16.30 e l’autista, un uomo gentile che cerca di fare del suo meglio, si trova ancora su Via Tiburtina bloccato nel traffico, gli mancano ancora parecchie fermate prima di raggiungere la meta (Ponte Mammolo): Quintiliani, Monti Tiburtini, Pietralata, S. Maria del Soccorso, Ponte Mammolo, allora avverte il dottore che ritarderà un po’, spera di farcela. E’ a bordo che si respira il malcontento generale: appare inaccettabile l’aumento dei prezzi dei biglietti (da 1 € a 1.50 €) e tessera annuale (ora a 250 €) a fronte di un servizio così scadente. Non si può far altro che lamentarsi ma con chi? Con l’autista? Quello in questione però stava facendo bene il suo dovere ma quante volte la tesserata si è imbattuta in autisti maleducati e scortesi che partivano in ritardo, non arrivavano in orario, saltavano le corse, lasciavano a piedi,etc.?! Forse con i milioni di automobilisti uno solo per macchina? Con la viabilità inesistente delle strade? Con chi dice: “Il servizio fa veramente schifo” ma il biglietto non lo paga mai (e se magari tutti cominciassero a pagare qualcosa forse cambierebbe!)?! Con le 294 paline elettroniche installate che, come maghe del futuro, spesso non ci prendono per nulla nelle previsioni?!
L’Atac è il gestore pubblico di proprietà del Comune di Roma, con 12mila dipendenti, sotto inchiesta della magistratura, della Procura e della Corte dei Conti con l’ipotizzato reato di abuso d’ufficio per lo scandalo Parentopoli: il presunto mega giro di assunzioni di figli, amici e parenti, di assessori, consiglieri e quant’altri frequentano le stanze dei bottoni. La vicenda gira intorno alle oltre 2000 assunzioni in Atac ed Ama, molte delle quali avvenute, si sospetta, con chiamata diretta di persone legate da rapporti familiari o politici ad esponenti del centrodestra locale, a dirigenti aziendali e sindacalisti. Vogliamo forse citare la triste frase “Chi ruba una mela va in galera, chi ruba i miliardi fa carriera”?
La nostra tesserata però, non vorrebbe perdersi nella discussione politica, vorrebbe solo arrivare puntuale alla sua visita medica e come lei tante altre persone che hanno impegni e appuntamenti da rispettare. Arriva a Ponte Mammolo, 16.55, chiama il dottore ma è già andato via, la visita è saltata. Missione fallita, la soluzione? Difficile da trovare se ognuno non fa il proprio dovere a partire dai “piani alti”oppure “Da domani tutti in motorino anche con il diluvio universale!”.
Ilaria Salamandra
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