La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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“Testaccio è come un paese” Intervista a Paolo Rossi

Scritto da – 18 Novembre 2011 – 13:15Un commento

“Arrivo subito, mi prendo un’acqua e limone che ho mal di gola”. Roma, giovedì 10 novembre, ore 19,30; Paolo Rossi mi fa strada mentre varchiamo la soglia d’ingresso riservato agli attori del Teatro Vittoria, quartiere Testaccio.  “Ti da fastidio se mentre mi intervisti faccio i miei esercizi di stretching?” “No, non c’è problema” “Aspettami pure sul palco” “Non mi permetteri mai, prima deve entrare l’attore” “Ma figurati”. Non avrei mai immaginato di intervistare Paolo Rossi seduto sul palco del suo “Mistero Buffo versione Pop 2.0” e provo una strana sensazione nel trovarmi dall’altra parte, nonostante abbia avuto nel mio piccolo un breve trascorso teatrale a livello amatoriale, che come ricordo mi ha lasciato un gioco di sguardi dietro le quinte con una compagna di palcoscenico che tale è rimasta.

Sei tornato al teatro Vittoria a grande richiesta. Con che tipo di pubblico ti sei rapportato?

Un pubblico dalle fasce d’età abbastanza trasversali; sono venute molte scuole questa volta, chiaramente c’è stato un piccolo problema nei giorni della fine del mese, che secondo me hanno corrisposto con quelli dell’alluvione. Dopo lo spettacolo ha ripreso il suo ritmo naturale, stare otto settimane a Roma è stata una grande conquista. La trasversalità del pubblico va intesa sia come ceti, sia come età.

Gamba destra. Facendo un lungo passo indietro, quando hai deciso di dedicare la tua vita al teatro?

È stato tanti anni fa, me lo ricordo perfettamente, ma non ricordo né il giorno né l’ora. Però era una sera che mi trovavo in metropolitana a Milano, uscendo dalla lezione di un corso di teatro mi sono detto:”Questo qui è il mio mestiere”.

Lo scorso settembre hai tenuto al teatro Valle un seminario di improvvisazione comica.

Sì, è stata una bella esperienza, di quelle che rivitalizzano perché l’euforia, l’entusiasmo e l’ottimismo che si respira in quei momenti e in queste situazioni è quello che ti riconcilia con il tuo mestiere sempre, comunque e dovunque.

L’occupazione del teatro Valle, ha in qualche modo attuato quell’apertura alla massa che avevi auspicato opponendoti allo sciopero dei palcoscenici dello scorso anno organizzato tra l’altro di lunedì?

In qualche modo sì. Ora bisognerà capire come questo può essere utilizzato da chi questo lavoro lo fa di mestiere. L’anno scorso dissi anche che si potevano mettere i biglietti al prezzo di due birre, ovviamente io me lo posso permettere ogni tanto, però una compagnia di giovani invece ha bisogno che il suo lavoro venga riconosciuto perché deve viverci.

In televisione hai esordito nel ’94 con “Su la testa” e poi con “Il laureato” insieme a Piero Chiambretti. Berlusconi aveva appena fondato Forza Italia e il bersaglio più colpito dalla satira era il C.A.F. (Craxi, Andreotti, Forlani ndr). Negli anni duemila, con Berlusconi al potere, hai subito due atti di censura: il monologo di Pericle e lo spettacolo “Questa sera si recita Moliere”. Si stava meglio quando si stava peggio?

No, non è che si stava meglio quando si stava peggio, perché in quel periodo che ho fatto “Su la testa” e “Il laureato” si era verificato un vuoto di potere, noi siamo riusciti a infilarci e credo che si verificherà ancora ogni tanto. La questione è quella di aspettare, avere pazienza, adesso bisogna vedere cosa succederà (ride).

Gamba sinistra. Cosa ti ricordi del tuo breve periodo da studente di scienze politiche?

Mi perdevo, non trovavo le aule e andavo al cinema. Ho fatto otto esami e mia madre ha sempre pensato che ne avessi fatti ventuno o diciotto, non mi ricordo bene.

Ti sei sempre definito un lettore indisciplinato, da tre libri alla volta. Che testi consiglieresti a un ragazzo di vent’anni?

Gli consiglierei di entrare in una libreria e di farsi contagiare dal luogo e dai libri, che è sempre la cosa più bella.

Rubare in teatro è cosa buona, copiare è da coglioni. È vero che Daniele Luttazzi ti ha dato dei problemi per alcune battute che gli avresti copiato, come quella su Scajola?

Daniele Luttazzi ha problemi con tutti i suoi colleghi. Ci sono molte idee che stanno nell’aria, molte idee che sono nella rete, dipende da dove le prendi (ride di nuovo).

Che differenza c’è tra la vis comica di Paolo Rossi e quella degli attori che salgono sul palco di Zelig e Colorado?

Io dopo tre minuti comincio il mio pezzo, loro dopo tre minuti lo hanno già finito.

Questa è una bella risposta. In caso di elezioni chi voterebbe l’anarchico Paolo Rossi?

Non credo che si andrà subito alle elezioni, quindi non te lo so dire.

Matteo Renzi sarà in grado di sostituire Silvio Berlusconi come fonte d’ispirazione?

Ha già messo delle belle premesse.

So che ti sei trovato molto bene qui a Roma in queste settimane. Cosa ti piace di più di questa città?

La sua divisione in quartieri, perché la fa sembrare un paese. Testaccio stesso sembra un paese e mi piace molto. C’è quel calore che molto spesso a Milano svanisce o si evapora, anche se in questi ultimi mesi sta recuperando.

Spengo il registratore:”Hai registrato tutto?” “Sì”. Con la scusa dell’intervista mi sono portato un paio di dvd da fargli firmare. Si alza e i tecnici del suono provvedono alla sistemazione del microfono mentre Emanuele dell’Aquila, sua spalla da diversi anni, comincia il riscaldamento delle corde della sua chitarra:“Ciao Paolo, buon lavoro” “Ciao, buona fortuna”. Esco dal teatro con in sottofondo le note di “The Passenger” di Iggy Pop, che il signor Rossi intona alla faccia del mal di gola.

(Si ringrazia vivamente Jacopo Gussoni)

 

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