1969 : Dalla contestazione sociale alle conquiste sindacali
Millenovecentosessantanove. Il congresso della FIM registra l’affermazione della componente di sinistra. Nel documento conclusivo si dichiara che «l’obiettivo strategico è la modificazione del sistema capitalistico mediante l’avanzata del potere della classe operaia e l’acquisizione di una sua cultura alternativa e antagonistica rispetto ai valori della borghesia». Tre parole d’ordine dunque: potere, classe, cultura. Il potere che sfrutta ma che ha la forza di liberare; la classe come una grande fabbrica dove s’intrecciano generosamente esperienze di vita; la cultura che analizza il passato e programma il futuro, il vissuto e la prospettiva del cambiamento. Tutto ciò si incastona armoniosamente nel mosaico delle contestazioni studentesche degli stessi anni, risentendo della questione ideale e politica sullo scontro tra sfruttati e sfruttatori. La contestazione divide e poi unisce. Gli studenti ora sono operai e gli operai ora sono studenti, non senza momenti di tensione e difficoltà.
Su due piani corrono le contestazioni e gli scioperi: le pensioni e i salari. Nella notte tra il 26 e il 27 febbraio 1968 CGIL, CISL e UIL raggiungono un’intesa di massima con il Governo Moro, ma sono gli operai a bocciare la proposta: una vera e propria protesta generale sale dalle fabbriche e per il 7 marzo dello stesso anno è proclamato dalla CGIL lo sciopero generale. Quest’ultimo seguito da altri due scioperi che anticipano il cosiddetto “sessantanove operaio”, il quale a sua volta aprirà la porta al famigerato “autunno caldo”. Nel maggio del 1969 al congresso della UILM prevale la componente di sinistra e da questo momento la UILM (i metalmeccanici della UIL) sarà accanto alla FIM e alla FIOM in tutte le lotte, abbandonando completamente la linea moderata che contraddistingue da sempre questa organizzazione. L’unità dei lavoratori vuole spingere l’Italia in avanti: sviluppo del Mezzogiorno, rifiuto della scuola di classe selettiva, per il diritto alla casa ecc… ma la lotta deve ancora accendersi. Agli inizi dell’autunno la FIAT sospende 35.000 lavoratori a seguito di uno sciopero alla Mirafiori. FIM-FIOM-UILM rispondono immediatamente attraverso la partecipazione cosciente e passionale di migliaia di metallurgici che partono per raggiungere Torino e dare manforte allo «scontro di classe».
Ma non è solo questione di contratto, non è solo salario e pensioni. È anche cultura. Il lavoro prende ora coscienza attraverso la cultura e si auto-organizza. Migliaia di lavoratori, dai metalmeccanici ai chimici, partecipano attivamente ai negoziati contrattuali; gli studenti aspettano e osservano; è in questo periodo che nasce la democrazia di fabbrica: i delegati e i Consigli. È da qui che parte una delle più grandi organizzazioni sindacali dell’Occidente capitalista. Il 19 novembre CGIL, CISL, UIL indicono uno sciopero generale per le riforme e soprattutto per la casa. La partecipazione in ogni angolo dell’Italia è pressoché totale. Il treno del cambiamento è in corsa e l’Italia si accende.
Anni di battaglie che hanno portato a conquiste non solo di lavoro ma anche di civiltà: 40 ore, parità normative operai-impiegati, contrattazione articolata, aumenti salariali uguali per tutti, nuovi strumenti di potere sull’ambiente, nuova organizzazione del lavoro.
Oggi, a quasi quarant’anni da quei giorni, quella storia non è finita. Si ritorna a parlare di salario anche se non si è mai smesso perché tutto è passato in sordina nella televisione, sui giornali, alle radio. Il salario diventa nuovamente attuale, da “prima pagina”, in questa fase di gravissima crisi economica: è la prima preoccupazione per gli Italiani e tutti ne parlano. Finalmente hanno scoperto che in Italia abbiamo i salari più bassi d’Europa. Il guaio è che continuano a domandarsi il perché. Forse perché nessuno più tende l’orecchio all’operaio. O forse perché sta estinguendosi inesorabilmente la cultura della “classe”, dell’appartenenza, del “mal comune”, per far posto alla guerra tra poveri e alla concorrenza tra colleghi. Si sta perdendo quella cultura che non tanti anni fa nasceva dagli atenei, dove si modellavano le nuove coscienze e nuovi pensieri, non solo lavoratori sfruttabili e flessibili. Probabilmente gli operai sono stanchi di lottare e attendono il risvegliarsi di quella coscienza attiva che un tempo partiva anche dalle Università e invadeva strade e piazze con la sua positiva irruenza, con l’anima giovane del cambiamento.
Adamo Mastrangelo
a 40 anni di distanza, le cose sono drasticamente peggiorate. Una lotta inutile, perchè dimenticata. Una coscienza di classe sepolta sotto la pollvere del tempo, obnubilata dal consumismo ed omologata dalla televisione.
Very important to remember is not to try to understand women. Your in the adult world now and a lot of things change.
Let’s say you just saw a good old guy friend walk by (make
sure you’re really friends or else he’ll be
so weirded out) and get into a little chitchat.