La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Mujica: il presidente povero contro il consumismo

Scritto da – 27 Maggio 2013 – 17:43Un commento

É storia quotidiana ormai: al cittadino medio già di primo mattino viene propugnata quella dose di facce e di notizie che fanno salire la rabbia, la delusione e lo sconforto. Ogni mattina a colazione ci vengono sbattuti in faccia servizi su politici corrotti, ricchi oltre l’immaginabile, che troppo spesso, non paghi dei loro mega stipendi,  mettono le mani anche dove non dovrebbero. Insomma noi ci alziamo e già ci ribolle il caffè latte nello stomaco dal nervoso. E ci si mette in più il fatto che se oramai il modello di una politica tanto costosa è diffuso quasi ovunque, in Italia le cose vanno particolarmente male: abbiamo una classe politica troppo numerosa e troppo ricca, dove anche figure di scarsissima importanza sono pagate più che profumatamente.
Quindi al cittadino medio (se italiano ancora meglio) non può che sorgere spontanea una domanda: ma è mai possibile che oggi siano TUTTI così? É così  utopico pensare a un politico che non pensi unicamente al proprio portafogli, a qualcuno che abbia voglia di fare politica senza aver la pretesa che lo stato mantenga per lui una vita extra lusso? Ebbene, un politico così esiste; si chiama José Mujica. O, se preferite, chiamatelo semplicemente “Pepe”.

Nasce a Montevideo nel 1935 e dal 2010 è il presidente della Repubblica dell’Uruguay. Nel mezzo del cammin’ di questa vita partecipa alla guerriglia urbana con l’organizzazione dei Tupamaros (o Movimiento de Liberaciòn Nacional), ispirata dalla rivoluzione cubana, che robinhoodianamente rapina le banche e i circoli dei più ricchi per distribuire cibo e denaro alla povera gente di Montevideo. Combattendo viene ferito numerose volte, sopravvivendo anche a sei colpi di arma da fuoco, e viene poi catturato per passare un lungo periodo di prigionia (e di evasioni). Esce di prigione grazie all’amnistia del 1985, dopo il ritorno della democrazia dopo anni di dittatura militare. In seguito gli viene attribuita la carica di deputato e quindi di senatore per il Frente Amplio (partito di sinistra), e nel 2009 viene eletto Presidente dell’Uruguay.

Se il nome di Josè Mujica in questi anni sta facendo il giro del mondo, c’è decisamente un buon motivo: infatti è lui il Presidente VOLONTARIAMENTE più povero del mondo. Ma c’è di più: non solo prende solo il 10% dello stipendio presidenziale, ma il restante 90% viene dato ai poveri e ai piccoli imprenditori. In questo Paese il capo di stato stesso guadagna molto meno delle cariche minori. Quindi Mujica vive con uno stipendio equiparabile a quello di un cittadino medio: “C’è chi vive con molto meno, devo farmi bastare quello che ho”- dice “Pepe”. Sono anche state aperte straordinariamente le porte della dimora presidenziale ai senzatetto.

A questo punto ci si aspetterebbe almeno che vivesse in una villa e che, a fronte di uno stipendio tanto basso per un uomo della sua importanza, sfruttasse i molteplici vantaggi della presidenza, come le fantastiche auto blu. Ma il capo di stato uruguayano vive in una semplicissima e quasi spartana casa di campagna (dove viveva anche prima di essere eletto), con la moglie Lucia Topolansky(dirigente del Movimiento de Partecipaciòn Popular, anche lei senatrice), coltiva da sé i suoi terreni, vendendo i suoi prodotti al mercato. E la sua “auto blu”?É un Maggiolone (blu) dell’87.

L’immagine di Mujica è quella di un capo di stato coerente con ciò che predica (pratica abbastanza in disuso di questi tempi): è proprio la figura più importante del Paese a dare il buon esempio per una buona volta. Nelle sue interviste e nei suoi interventi, tra cui uno dei più famosi  è quello esposto al G20 in Brasile del giugno 2012 (che per altro merita davvero di essere guardato per intero), si lancia con fervore contro la società del consumismo: inutili sprechi di denaro all’ordine del giorno che non ci rendono più felici, ma riescono solo a renderci schiavi. “Abbiamo creato una civiltà , quella in cui viviamo, figlia del mercato e della concorrenza, che ci ha portato a uno sviluppo materiale portentoso ed esplosivo[…]. L’uomo non governa oggi le forze che ha creato,ma sono le forze che ha sguinzagliato che governano l’uomo e la nostra vita”. Parla inoltre di come sarebbe impossibile eliminare le disuguaglianze sociali dando alle popolazioni più povere le stesse cose che hanno le popolazioni più ricche: “Cosa accadrebbe al pianeta se tutti gli indiani avessero lo stesso numero  di automobili per famiglia dei tedeschi? Quanto ossigeno ci rimarrebbe? […] il presidente è anche accompagnata da una grande consapevolezza di come gira il mondo, e soprattutto il modo in cui Mujica, supportando pienamente le sue idee con il suo stesso stile di vita, sia un vero e proprio modello da seguire; non è un laureato pieno di onorificenze accademiche, ma è una persona reale che vive sulla sua pelle quelli che sono i problemi di gran parte popolazione, cercando una soluzione nel cambiamento della vita stessa e della concezione che l’uomo ha di essa, in controtendenza con le soluzioni “esterne” che vengono proposte oggi. È raro vedere politici così idealisti (eppure tanto concreti) in giro.

E Mujica è il primo fra tutti a vivere di cose semplici, sa cosa siano l’umiltà  e l’importanza di non volere sempre e comunque accumulare cose inutili: “Dicono che sia il presidente più povero,” afferma in un’ intervista, “ma non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più e di più. È una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare tutta la vita come uno schiavo per mantenerli e quindi si ha più tempo per se stessi.”

Certo essere una brava persona non fa automaticamente di Mujica un buon politico. Però durante il suo mandato ha ottenuto degli ottimi risultati, aprendo un periodo favorevole per l’economia in Uruguay. Oltre che contro il consumismo, si è battuto per la legalizzazione dell’aborto, che salva molte vite in contesti di estrema povertà, e per la ripresa dei processi ,spesso archiviati e mai portati avanti con la scusante del reato comune, contro ex-militari che durante la dittatura militare si macchiarono di violazioni ai diritti umani.

Attualmente il presidente è alle prese con diversi problemi, uno dei quali è la lotta al narcotraffico all’interno del paese: Mujica in questi anni si è battuto per regolare il consumo di marijuana e delle droghe leggere (nonostante sia fermamente contrario a qualsiasi uso e dipendenza da droghe)  per diminuire la diffusione di pericolose droghe a basso costo, che ormai tristemente spopolano tra coloro che non possono permettersi droghe costosissime e, per quanto nocive, meno letali di quelle mischiate con elementi di scarto.Interessante è la campagna che sta partendo proprio da Mujica: pubblicizzare usi alternativi della marijuana in modo da limitarne al massimo gli effetti nocivi. Sono anche in circolazione dei veri e propri ricettari che insegnano come usare la marijuana in cucina.

Vedendo tutto quello che ha fatto quest’uomo non riesco a non provare un po’ di sollievo, perché è la prova che si può ancora pensare di credere nell’onestà di alcune persone, anche se queste hanno in mano dei poteri che tendono ormai quasi necessariamente a traviare anche chi corrotto non è. É sempre complicato entrare in questa macchina e non uscirne cambiati, non rimanere in un rapporto osmotico e alienante con essa. Ma persone che non si uniscono come bei soldatini al “magna magna” generale ci sono, siano esse mosche bianche, esistono davvero. Certamente è sempre meglio tenere un occhio vigile per quanto riguarda anche chi ci sembra più virtuoso, perché ovviamente la fiducia è un bene prezioso da non svendere seguendo come burattini un bravo oratore.

Sicuramente quest’uomo che vuole guidare il suo Paese senza l’arroganza di attaccarsi come una sanguisuga al suo Stato ma con la buona volontà di cambiare davvero qualcosa e, soprattutto, cambiare la vita delle persone e cambiare le loro prospettive è qualcosa che dà speranza. Anche se essa é piccola e lontana, esiste. Purtroppo Mujica finirà il suo mandato nel 2014, e probabilmente non si candiderà un’ altra volta, anche a causa dell’età avanzata. Nell’ultimo periodo la sua popolarità è scesa, spesso lo si accusa di non aver fatto abbastanza con i poteri che gli sono stati affidati. Sicuramente il suo non è un regime perfetto, la perfezione non esiste. Però già il fatto che la buona volontà abbia dato una nuova spinta al paese è molto incoraggiante.

Josè Mujica è per molti versi, un maestro di vita. I suoi discorsi sono profondi, consigli per vivere al meglio quello che possediamo, soprattutto non buttare via il tempo che ci è concesso in attività vuote o, ancora peggio, cose vuote. Dovremmo davvero pensare meno alle cose, l’accumulo non porta mai felicità. É scontato per molti versi, ma io vedo pochissime persone che lascerebbero il loro Iphone o la loro macchina per farsi una corsetta e vedere un amico. Non è quella di Mujica solo un’apologia dei valori tradizionali, ma anche la promozione di un cambiamento che porterebbe ad evitare un degrado del pianeta che non produce ricchezza ma povertà, non crea ma distrugge tutto ciò che tocca. Dobbiamo “vivere meglio per essere felici”. E guardando Josè Mujica mi viene proprio da urlare “SI PUÒ FARE!”

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