La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Acqua, bene pubblico, diritto di tutti

Scritto da – 8 Settembre 2010 – 20:38Un commento

Con 320 si e 270 no,anche in Italia una legge ha appena sancito il processo di privatizzazione dell’acqua:l’acqua cessa di essere un diritto collettivo e diventa bisogno individuale,merce che ciascuno deve pagarsi. E’ passato nel silenzio quasi generale il decreto legge che prevede la privatizzazione dell’acqua pubblica in Italia. Il 6 agosto il Parlamento italiano ha infatti votato l’articolo 23 bis della legge numero 133/2008,cioè il decreto legge 112 – la cosiddetta “finanziaria triennale”. Quasi nascosto fra le numerose disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività,la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria – questo il nome del decreto – ,e suscitando molto poco clamore,il 23bis ha dato il via libera alla privatizzazione di tutti i servizi pubblici di rete idrica da parte degli enti locali e delle stesse multinazionali presenti sul mercato delle acqua minerali. Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l’acqua non sarà più un bene pubblico,ma una merce e dunque,sarà gestita da multinazionali internazionali. Questo spalanca scenari tutti italiani:per esempio contatori regalati ai privati(banca,industria o chicchessia che incassano le bollette),e le reti idriche che restano in mano pubblica,con il costo del rifacimento a carico dei contribuenti. Insomma la polpa ai primi e l’osso ai secondi. “Il peggio del peggio”. Dunque,la privatizzazione dell’acqua pubblica segna un punto importante nel ruolo di marcia dei così detti poteri forti,un’escalation che ha già consentito ad un pugno di uomini,al controllo delle maggiori multinazionali del pianeta,di impadronirsi della stragrande  maggioranza delle risorse naturali esistenti. Ma questa è una tendenza già in atto da tempo. Il fenomeno della privatizzazione in Italia nasce,infatti,negli anni 80 e viene presentato all’opinione pubblica come una sorta di panacea in grado di rendere efficienti una serie di settori che essendo stati sino a quel momento affidati allo Stato,non sarebbero stati in grado di aggiornarsi e funzionare come avrebbero dovuto. La Gori e la Veolia,entrambe multinazionali della gestione dell’acqua ,rispettivamente in Campania e nel Lazio,avevano tentato di avviare le procedure burocratiche per la privatizzazione prima ancora dell’entrata in vigore del decreto stesso. E la gestione dei servizi idrici da parte dei privati ha già portato ad aumenti improvvisi delle bollette,come nel caso di Latina,dove la Veolia ha deciso di aumentare le tariffe del 30%. Ma questa tendenza a concepire l’acqua come merce  anziché come bene comune e diritto fondamentale umano ha in realtà dimensioni mondiali,con conseguenze molto gravi. Attualmente sono cinque milioni le persone che muoiono ogni anno per problemi legati alla mancanza di acqua potabile e si stima che,proprio come effetto della privatizzazione delle risorse idriche,nei prossimi anni potranno esserci milioni di morti per sete. Consideriamo la situazione attuale delle risorse idriche italiane e la loro distribuzione:nel nostro paese,con un’idrografia particolarmente variegata e diffusa su tutto il territorio,non si può dire che manchi l’acqua potabile. Il 70% di questa,tuttavia,è impiegata per irrigare i campi,un uso che non si giustificherebbe nemmeno in condizioni ottimali. L’Italia,manco a dirlo,non è affatto in queste condizioni!La metà dell’acqua presente negli acquedotti arriva ai rubinetti,ma si disperde in una miriade di falle che è troppo costoso riparare:bisognerebbe aggiustare tutte le fuoriuscite in un tratto,utilizzando anche i giusti accorgimenti per evitare che se ne formino di nuove. Con la privatizzazione dei servizi idrici lo Stato conta di poter affrontare i lavori necessari al miglioramento della distribuzione dell’acqua in tutta Italia:entro il 2020,si stima,saranno necessari dai 30 ai 40 mila chilometri di tubature,con una media di 3 o 4 mila chilometri annui. Per questo ci vorrà una cifra esorbitante che il Paese,da solo,non può assolutamente permettersi di sborsare. I 2/3 di capitale privato previsti dalla nuova normativa dovrebbe fornire linfa vitale per dare,finalmente,l’acqua potabile e corrente in tutte le case:in molte zone(soprattutto,ma non soltanto,al sud)migliaia di famiglie sono costrette a vivere potendo usufruire solo di alcune ore d’acqua al giorno. Tutte le forze politiche,sindacali,ambientaliste dell’associazione cattolica e laico che hanno a cuore il destino dell’umanità – poiché l’acqua è un bene primario da tutelare e difendere in quanto diritto fondamentale delle genti – si sono mobilitate per evitare lo scempio della privatizzazione. Essa,inoltre ,crea un ulteriore squilibrio tra realtà ricche e povere del nostro Paese,creando anzi accentuando,un problema dai notevoli risvolti sotto il profilo sociale,economico,umano e per quel che ne concerne la salute dei cittadini per le sue ripercussioni nel contesto igienico sanitario.  Inoltre, secondo le associazioni dei consumatori questa scellerata operazione,perpetrata dall’arroganza del governo in carica,comporterà a regime aumenti compresi tra il 30% e il 40% in più per ogni famiglia. Molto dure anche le affermazioni della CGIL che parla di un favore alla criminalità organizzata in quanto diventerà attraverso dei prestanome uno dei soggetti maggiormente interessati a tale business. La carenza idrica infatti da che mondo è mondo,ha generato guerre tra il nord e il sud del pianeta; quando, invece, il riconoscimento del diritto universale dell’acqua,ben lungi da celate o palesi forme di privatizzazione,dovrebbe essere elemento primario per lo sviluppo e strumento di lotta alla povertà. L’acqua sulla Terra è il 40 % in meno di trent’anni fa,e nel 2020 tre miliardi di persone  resteranno senza. Il pianeta è rimasto a secco e,guarda caso,ce ne siamo accorti troppo tardi,le risorse idriche pro capite negli ultimi anni si sono ridotte al 40 %. Gli scienziati avvertono che,intorno al 2020,quando ad abitare la Terra saremo circa 8 miliardi,il numero delle persone senza accesso all’acqua potabile sarà di 3 miliardi circa. L’acqua è un bene incommensurabile ed inalienabile come l’aria che respiriamo. L’uomo non può farne a meno in quanto la sua esistenza,come quella di ogni forma di vita sulla Terra,dipende esclusivamente da questa fonte. Dunque l’acqua è un bene che nasce libero;chi per interessi o per leggi dettate senza pensare alle ingenti conseguenze che ne derivano a danno della natura stessa,violano a mio parere,il diritto della libertà. Come sappiamo,attualmente la gestione è affidata a una società mista (pubblica – privata). I comitati nazionali,regionali e provinciali ritengono che con la privatizzazione non ci sarà alcun miglioramento,anzi applicando questa legge ci si avvierà verso un vero e proprio processo o,per meglio dire,una guerra globale e scontro di inciviltà. Dal punto di vista morale, è spontaneo chiedersi:di fronte a una bolletta troppo salata è giusto chiudere le tubature dell’acqua nella casa di una famiglia che stenta ad andare avanti,sapendo che l’acqua è un bene di cui l’uomo non può farne a meno? Quale dunque l’utilità,il vantaggio che ne deriva da questa legge? Molti cittadini già da anni si lamentano;sono state chieste garanzie,a queste domande però non sono mai arrivate risposte. Insomma,non c’è stata buona volontà di discutere sul problema dal quale dipende la vita e la sopravvivenza dell’uomo. L’unica risposta arrivata è stata quella della privatizzazione.

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