La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Maxiconcorso: chi vuole essere insegnante?

Scritto da – 7 Gennaio 2013 – 18:15Un commento

Che la dea bendata sia cieca è un proverbio abbastanza antico, un uomo può sperare di incontrarla e godere così per tutta la sua vita dei frutti di questa desiderata divinità. Ma c’è qualcuno che nell’attesa preferisce andare incontro alla fortuna, realizzandosi da solo. E così c’è chi investe in una laurea, nella speranza che questa lo conduca verso un futuro più roseo. Qualcuno poi pensa per passione di trascorrere la sua vita nella scuola con l’obiettivo di formare la classe dirigente del domani, formare le persone alla vita. Una nobile illusione. Peccato che ormai per salire sull’agognata cattedra nemmeno la dea fortuna può più far molto, oggettivamente anche lei si è arresa, la missione è quasi impossibile, una missione da 007.

Un barlume di speranza è stato il maxiconcorso, 11542 cattedre per sognare, ripartite tra docenti della scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo e secondo grado. Un barlume di speranza condiviso da troppa gente però: 327798 docenti si erano iscritti alla prova preselettiva, un numero elevatissimo se si tiene conto delle cattedre messe in gioco. Due giorni per le prove, quattro turni differenti, un numero effettivo di 264423 aspiranti docenti… i giorni del 17 e del 18 dicembre sono stati il teatro della prova preselettiva per l’ammissione al concorso vero e proprio: la prova consisteva in 50 quesiti di varia natura da rispondere, scegliendo tra le 4 opzioni proposte, entro 50 minuti.

Al posto di Gerry Scotti ritroviamo un computer, invece della scalata al milione ritroviamo in cima una cattedra, mancano solo gli aiuti…almeno si spera! Per poter superare la prova occorreva rispondere correttamente a 35 quesiti, pena la non ammissione al concorso. Ma qual era il contenuto del quizzone?

18 quesiti di comprensione del testo

18 quesiti di comprensione logica

7 quesiti di informatica

7 quesiti di lingua inglese

I dati pubblicati da Viale Trastevere del resto evidenziano gli effetti di questa selezione: passano la prova il 48,5% degli aspiranti nella scuola secondaria di primo grado, il 45% in quella di secondo grado; più scarsi i risultati nella scuola primaria (22,9%) e nella scuola dell’Infanzia (18,9%). Elemento positivo: laddove l’Ocse ha evidenziato studenti più preparati lì ritroviamo il maggior numero di docenti, per la maggiore giovani, che hanno superato la selezione, quindi il merito in parte è stato salvaguardato. Una certa distinzione tra nord e sud: le regioni più preparate sono state la Toscana, la Lombardia e la Liguria, le più colpite dalla selezione sono state invece il Molise, la Basilicata e la Calabria.

Pioggia di polemiche su cui il TAR dovrà fare chiarezza, ma una primeggia su tutte: dove sono le competenze disciplinari in senso stretto? Le prove scritte del vero e proprio concorso saranno legate al settore disciplinare specifico dei candidati, ma la preselezione ha davvero scremato il numero, levando, come si suol dire, gli scarti? Inutile osservare che tale struttura non tiene conto delle effettive capacità del docente, ne valuta la logica e alcune competenze modeste, ma lascia del tutto da parte le competenze effettive per l’insegnamento. Paradossi del Ministero dell’Istruzione.

Ma ovviamente non è solo questo a destare sospetti e a suscitare malinconia tra i docenti: la prova si svolgeva su una postazione digitale predefinita dal MIUR per ogni docente, il che, ovviamente, mette in allerta, secondo il detto “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” : e se qualcuno fosse stato favorito? Perchè dunque non permettere una disposizione casuale del corpo docente? Tra l’altro il docente riceveva subito il responso ma non veniva stampato alcun documento che evidenziasse il superamento della prova e dunque l’effettiva affidabilità del risultato.

Del resto incidenti di percorso possono sempre accadere, plateale il caso di Pescara, dove un black out ha comportato il ripetersi della prova, non senza dare adito a polemiche da parte di quei docenti che erano evidenemtente sicuri del loro successo. Troppa fiducia nella tecnologia, a quanto pare!
Altra cosa che lascia perplessi è il fatto che ai docenti dei diversi gradi siano stati proposti gli stessi quiz, il che non differenzia i docenti in alcun modo, benchè le competenze richieste ad un insegnante della scuola dell’infanzia sono ben diverse da quelle richieste a un docente di topografia!

Alcune domande erano poi offensive per chi si ritiene seriamente preparato: la “pianta” cosa non è? La parte del piede rivolta a terra, un vegetale, una rappresentazione grafica, un utensile da cucina erano le opzioni, un po’ banale come domanda…

Ma il paradosso dei paradossi arriva adesso: il concorso era pensato per i giovani, ma quali giovani vi potevano prendere parte? Per poter accedere al concorso occorreva essere abilitati e per conseguire l’abilitazione occorreva superare un corso (specie per la scuola secondaria), ma se dal 2004 non sono stati più tenuti dei corsi come si può ritenere che il concorso sia stato fatto per i giovani? L’età media è stata di 38 anni: una persona di 38 anni non è indubbiamente anziana, ma sicuramente quando si parla di giovani la gente allude a neolaureati o poco più, se poi si pensa che a concorrere ci sono stati anche docenti di 61 anni le aporie sulla gestione della scuola sono molto evidenti.

Molto sottolineato è stato come sia ridicolo che docenti che da anni siedono in cattedra e hanno formato centinaia e centinaia di studenti siano costretti a sostenere un concorso o, peggio ancora, una prova preselettiva: del resto se dopo un certo numero di anni si chiede loro di sostenere delle prove significa che il Ministero solo adesso si è reso pienamente conto del fatto che qualcuno di loro potrebbe essere incompetente… e anche ammettendo la loro incompetenza questo significherà che, grazie ai Decreti Ministeriali finora messi in atto, sono stati formati studenti in modo arbitrario, superficiale e del tutto inadeguato. Non era il caso di provvedere prima?

 

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