La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Talking about my generation. Da Madrid a Londra passando per Santiago del Cile. Un’estate di rivolte

Scritto da – 19 Ottobre 2011 – 13:14Nessun commento

Dalla paella alla brace. Dal 2004 al 2008, la Spagna guidata dal leader socialista Zapatero aveva raggiunto una crescita record del famigerato Pil, che tanto faceva invidia a noi italiani paralizzati economicamente dal conflitto di interessi berlusconiano e dalla mancanza di investimenti nei confronti dei giovani, accolti con tutti i meriti e gli onori nel resto d’Europa. Quello che sembrava un miracolo economico era in realtà una semplice bolla, che appena scoppiata aveva portato il paese in uno stato di recessione. Visto che le disgrazie non vengono mai da sole, la crisi economica globale ha aggravato ancora di più la situazione, tanto da far rischiare alla Spagna il default e l’uscita dall’Euro insieme al vicino di penisola Portogallo, all’Italia e alla Grecia che oggi non fallisce, domani forse, ma dopodomani sicuramente. Per il bene del suo paese, Zapatero ha indetto le elezioni anticipate il prossimo 20 novembre. Nel frattempo, in accordo con l’opposizione del Partito Popolare, il Parlamento realizzerà delle riforme strutturali per rilanciare la crescita economica e diminuire il debito pubblico. Un finale poco brillante per il leader del PSOE, che durante i suoi due mandati aveva reso la Spagna un paese più laico, ammettendo i matrimoni tra le coppie omosessuali e l’adozione per le coppie di fatto anche dello stesso sesso, e più libero, riuscendo ad avere una tregua con gli indipendentisti baschi dell’ETA. La pazienza del palazzo però, non ha fatto rima con l’urgenza della piazza: il 15 maggio, a pochi giorni dalle elezioni amministrative, gli Indignados hanno manifestato il loro dissenso nei confronti dell’attuale classe dirigente chiedendo la possibilità di sognare uno straccio di futuro. In poche settimane hanno raccolto il favore dei due terzi della popolazione spagnola, questo perché a fare parte del movimento degli Indignados ci sono studenti, giovani disoccupati, precari, casalinghe, piccoli imprenditori e immigrati. La protesta è partita da Madrid e si è diffusa in altre 57 città spagnole. Puerta del Sol, principale piazza della capitale, è stata occupata fino ai primi di agosto, quando le forze di polizia, attraverso l’operazione Mastro Lindo, l’hanno sgomberata in vista dell’arrivo del Papa per la giornata mondiale della gioventù e magari per una benedizione, visti i tempi che corrono. Le elezioni saranno una prova di maturità per questo movimento, dal quale è già nata una piccola formazione ecologista chiamata Equo, che spera di avere lo stesso successo avuto dai Verdi in Germania. Tra le riforme condivise c’è stata anche l’approvazione del pareggio di bilancio come legge costituzionale, duramente contestata dagli Indignados perché hanno ritenuto la modifica della carta un’operazione antidemocratica.

London’s burning. Un anno fa, gli studenti inglesi scendevano in piazza contro l’aumento delle tasse universitarie, biglietto da visita del neopremier David Cameron, conservatore dal volto umano e soprannominato dal Guardian “Mr. Simpatia”. Il provvedimento fu approvato dal Parlamento inglese il 2 dicembre, nelle strade la polizia era costretta a montare delle gabbie di contenimento per respingere l’assedio dei manifestanti intorno al Palazzo di Westminster. Scaramucce, in confronto a quello che è avvenuto lo scorso agosto nel quartiere londinese di Tottenham. Durante un’operazione di polizia, il 29enne nero Mark Duggan viene ucciso e nel pomeriggio centinaia di manifestanti si radunano di fronte al commissariato di zona per contestare il modus operandi degli agenti. La sera del 6 agosto scoppiano le prime violenze che nei giorni successivi coinvolgono altri quartieri della City: le immagini dei saccheggi, delle devastazioni e degli incendi fanno il giro del mondo. Ma la rabbia esplode anche nelle città di Leicester, Manchester e Birmingham, dove tre uomini di origine asiatica vengono investiti e uccisi da una macchina mentre cercano di proteggere il loro quartiere dai saccheggi. Mr. Simpatia, tornato in tutta fretta dalle vacanze, definisce le violenze “criminalità pura e semplice” ammettendo che la polizia ha affrontato la situazione con leggerezza. In realtà, fu profetico Johnny Rotten dei Sex Pistols quando concludeva God save the Queen urlando:“No future, no future, no future for you!”, infatti, anche i giovani britannici si trovano a condividere il problema della mancanza di prospettive per l’avvenire con i loro coetanei europei. Come ha scritto il columnist dell’Observer Will Hutton:”Il paese è in piena stagnazione economica. Quante opportunità ci sono per un giovane che abbia la sfortuna di nascere e rimanere intrappolato in una delle tante zone disagiate della nostra città? Questa assenza di prospettive è meritata o giustificabile? La domanda cruciale per questi ragazzi è la seguente: dove sta andando la Gran Bretagna?[…] L’alternativa all coesione sociale è la fine della società. E da questo punto di vista la Gran Bretagna oggi è messa male. I nostri quartieri popolari sono enormi ghetti da cui è difficile uscire.[…] Nel frattempo i ricchi non fanno che accumulare opportunità, assicurandosi i posti nelle scuole migliori e gli stage giusti per trovare lavoro. Le origini determinano sempre di più le opportunità di una persona: molti dei protagonisti delle violenze lo hanno vissuto solla loro pelle. Questi giovani hanno ragione quando dicono di non avere possibilità. Non è una scusa: è una realtà sociale a cui bisogna rimediare”.

La fama di Camila. “Disuguaglianze intollerabili: il mondo parli di questo, non di me”. Camila Vallejo Dowling, una Natascia in salsa Cile, è la presidente della Federazione degli studenti universitari cileni (FECh), carica che ha assunto dopo essere stata militante dell’ala giovanile del partito comunista. Laureanda in geografia, il suo sguardo sorridente verso l’orizzonte è stato immortalato in una foto che è finita sulle pagine dei giornali di tutto il mondo. La bellezza di Camila è sicuramente un valore aggiunto al suo carisma e alla sua intelligenza politica, due doti che le hanno permesso di raccogliere intorno al movimento studenti di diverse culture politiche, perché non bisogna per forza essere comunisti per chiedere un’università pubblica più efficiente e accessibile a tutti. Ma oltre alla protesta studentesca, i giovani cileni vogliono mandare a casa gli avanzi della dittatura di Pinochet finita nel 1988, lo stesso anno in cui è nata Camila. Il Generale tanto benvoluto da Henry Kissinger e Margaret Thatcher, riformò l’istruzione in modo decisamente classista, togliendo risorse all’insegnamento pubblico e incentivando quello privato. Attualmente lo Stato non spende nulla per il mantenimento delle scuole pubbliche, visto che dipendono direttamente dai Comuni e causando in questo modo una forte diseguaglianza tra quelli più ricchi e quelli più poveri. Le prestigiose Università private sono molto care, ma quelle pubbliche non sono da meno visto che il costo della retta è tre volte superiore rispetto a quello degli atenei pubblici italiani e le famiglie cilene sono costrette a indebitarsi con le banche per mandarci i loro figli. Per questo oggi la classe media appoggia gli studenti e le loro rivendicazioni, mettendo in profonda difficoltà il presidente Piňera, definito il Berlusconi cileno. In un messaggio televisivo aveva dichiarato che:“Tutti vorremmo che l’istruzione, la salute e molte altre cose fossero gratis per tutti, ma vorrei ricordarvi che, in fondo, niente è gratis in questa vita”. Camila lo ha sbugiardato in un dibattito televisivo, venendo così costretto a licenziare il ministro dell’Educazione Joaquin Lavin, ex delfino di Pinochet ed ex sindaco di Santiago. L’ultima manifestazione avvenuta il 22 settembre è stata repressa dalle forze dell’ordine, così come quelle che si sono svolte in agosto. Il Guardian ha paragonato la forza mediatica di Camila a quella del subcomandante Marcos, tanto da prospettarle più un futuro in politica, che nell’insegnamento della Geografia. Augurandoci che la luce dei suoi occhi verdi pieni di speranza, non venga oscurata dal grigio compromesso con il potere.

 

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