La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Prove generali dell’Expo: MilanoFood Week

Scritto da – 6 Giugno 2014 – 14:46Nessun commento

EXPO 2015: nel bene, nel male e nel mezzo, nell’ultimo mese è stato un “argomento-tormentone”.  Milano e l’Esposizione Universale tanto attesa si sono ritrovate nell’occhio del ciclone corruzione. Made in Italy: non solo l’idilliaco paradiso del cibo. I lavori, che già procedevano a singhiozzo e rischiavano di non essere terminati in tempo, ormai pregano per un miracolo – o per avere lo sprint di qualche impresa nipponica- che permetta loro di arrivare anche solo a un traguardo minimo e necessario (ma, ahimè, lontano). Lo stesso svolgimento dell’evento è messo in discussione, e siamo spaccati tra chi si indigna e vuole mollare tutto e chi tenta in modo raffazzonato di salvarlo.

Nonostante tutto questo trambusto, il Maggio 2014 a Milano si è gonfiato di eventi di ogni tipo, anche per festeggiare l’inizio di un conto alla rovescia che fa ancora sperare in una soluzione che non ci lasci in mutande davanti al mondo intero, anche se la cintura è quasi completamente slacciata. Dopo le “Signore” settimane della Moda e del Design siamo arrivati a quello che si può (forse un po’ troppo generosamente) definire una “prova generale” dell’EXPO. L’unione fa la forza e ci sono state iniziative di ogni tipo. Innanzitutto “Expo in città”, poi “Piano City”, le Final Four e il mercatone amato e odiato in Cairoli per inneggiare alla pedonalizzazione di Piazza Castello. Un pot-pourri che per un breve periodo, come accade per il Fuorisalone, accende la nostra città grigia e colma le strade di gente proveniente da ogni dove.

In tutto questo, una delle ricorrenze che più richiama al 2015 che deve “Nutrire il pianeta” è proprio la Milano Food Week, progetto che quest’anno ha compiuto il sesto anno d’età e ha festeggiato con 9 giorni di eventi (circa 200) di ogni tipo sparsi per Mediolanum tutta. Un bellissimo espositore per la cultura eno-gastronomica e uno tra i più importanti eventi del settore in Italia.Tra stelle (Michelin) e coltelli, era quasi d’obbligo curiosare per questo mondo di colori, sapori, odori e, soprattutto (se il portafoglio duole un po’ dopo le degustazioni di alta cucina), idee. L’aspetto interessante è proprio questo: ripensare il mondo del cibo, seguire la rivoluzione che si sta piano piano diffondendo nel mondo, che vuole allontanarci da una cultura malata del cibo per riportarci a un’alimentazione sostenibile. Non è solo una corrente di nicchia e per amanti della new age, ma si tratta di proposte interessanti anche per l’economia globale.

Nel nostro paese fortunatamente le iniziative volte a salvaguardare le produzioni locali e il famoso chilometro zero non mancano: un bell’esempio è il Mercato della Terra di Milano, che si svolge ogni primo e terzo sabato del mese alla Fabbrica del Vapore (Via Procaccini 4), di tendenza filosofica Slow Food e che è stato inglobato nel programma della MFW: qui le realtà contadine ed artigiane si riuniscono e il milanese può fare la spesa comprando prodotti che hanno percorso pochissima strada per arrivare sulle nostre tavole. Inoltre è possibile fermarsi su tavoloni allestiti e abbuffarsi in loco. Non compreso all’interno della manifestazione culinaria ma più che in linea con il suo spirito, molto interessante è anche il Mercato “Campagna amica” progetto Coldiretti che per l’occasione si sposta da Via Ripamonti e invade Corso Venezia: pizzoccheri caldi, panini con salumi e formaggi meravigliosi, birre artigianali, gelato di capra o bufala…e per chi sta attento alla linea, frutta e verdura freschissime.

Per chi ha voglia di riscoprire le bellezze della propria città ma ama anche la cucina, Walkabout Milano, associazione turistica che si occupa di organizzare tour interattivi e alternativi di vario genere, propone ogni sabato Cooktown: un tour guidato per il centro che termina con un vero e proprio corso di cucinameneghina. Per la MilanoFood Week l’iniziativa è stata quella di proporre anche una “light edition” del percorso, che consiste in un giro di circa 40 minuti nei pressi del Duomo, una proiezione al cinema 5D (vento e panche in movimento) di “Milano a Memoria” e una breve lezione di cucina (meno interattiva della versione integrale del tour, per ovvie questioni di tempo). La gita “light” è stata molto piacevole, mi ha un po’ riportato alle uscite didattiche delle elementari, solo che i monumenti sembrano un po’ meno giganteschi di allora. Le proiezioni sul panettone artigianale e sul risotto preparano lo stomaco alla lezione di cucina (e agli assaggi, ovviamente) dove ci hanno insegnato a fare dei simil-muffins alle mele con gli avanzi del panettone di Natale (smaltimento a volte problematico).

Passando alle degustazioni, in libreria da Gogol&Company (via Savona) sono stati serviti menu tematici a sfondo letterario accompagnati da letture. Così ci si ritrova a bere birre artigianali immergendosi nei racconti di Bukowski, assaggiare un po’ di New York, sorseggiare del buon vino ascoltando ricette di Montalbano. In questa libreria da dietro il bancone del bar spuntano sempre ottimi spuntini, dolci o panini, sempre con ingredienti di ottima qualità e con fornitori di fiducia. Ideale per chi ama leggere e trovare un posto accogliente con librai veri e propri (non i soliti commessi dei grandi marchi) o fare una colazione o un aperitivo in un’atmosfera particolare.

Idee e ricette sotto vetro hanno preso forma nei locali di Expo Gate; il contenuto in effetti compensa la sindrome da “pugno in un occhio” che assale la maggior parte dei milanesi che devono passare da Piazza Castello. Ogni giorno della MFW si sono tenuti nella Public Kitchen del complesso incontri tematici con chef e vari professionisti nel mondo della cucina. Tra gli incontri più interessanti sicuramente è stato lo show di Wicky Pryian, che fu trapiantato dallo Sri Lanka al Giappone, dove a una laurea in criminologia accompagna lo studio della cucina Kaiseki e delle tecniche raffinate dell’alta cucina giapponese. Dal Giappone si trasferisce in India per il dottorato; la sua tesi sul legame tra criminalità e senza tetto lo porta a sperimentare per alcuni mesi da barbone. E in questa vita sperimenta qualsiasi tipo di cibo, cosa parzialmente disgustosa, certo, ma che sotto certi aspetti da uno slancio originalissimo alla sua cucina culinaria. Di recente ha aperto il suo ristorante Wicky’s Wicuisine a Milano, dove fonde la cucina della sua terra d’origine con quella giapponese, usando però ingredienti della tradizione italiana. Già dopo aver ascoltato la sua storia si sa che il tempo seduto nella cucina non è stato buttato via. La preparazione del piatto – una zuppa di pesce molto elaborata- è solo un companatico, perché il maestro alla fine sguaina i suoi tesori: i coltelli. Uno di essi è stato forgiato da un maestro di spade. Alla faccia di chi pensa che la cucina sia noiosa.

Passando all’incontro “Internazionalizzazione: dal Giappone al km 0” in cui si è destreggiato ai fornelli un trio composito e interessante: lo chef “multitasking” Stefania Corrado; l’enogastronomo e giornalista Fabiano Guattieri; Masahiko Yagi, giapponese che opera nel campo dello street food. Ingredienti giapponesi mostrati ed utilizzati in due diverse ricette (nervetti con gelatina di erba cipollina e alga wakame e tonnetto con funghi shitake).

Appuntamento più etico quello con Paola Maugeri e Pietro Leeman, che probabilmente hanno smosso anche le coscienze dei carnivori più convinti quali la sottoscritta. Nessuna conversione a una vita vegana magari, ma sensibilizzare all’alimentazione sostenibile è comunque un progetto estremamente importante. Senza creare inutili faide tra vegetariani, vegani e carnivori, è giusto cercare di spingere le persone a ritrovare la percezione della filiera alimentare. Leeman parla anche del suo rapporto spirituale con il cibo, e della sua filosofia culinaria su cui si fonda il suo ristorante Joia, a Milano. Per alcuni versi forse è ancora un po’ estremo tentare di portare molte persone su un piano spirituale, quando già si vacilla sul piano pratico, probabilmente sono proprio gli esempi più concreti che possono mobilitare le persone, ma la sua riflessione resta molto interessante, anche se più o meno condivisibile.

In questo tripudio di fornelli e profumi, vediamo l’idea di Expo prendere forma e concretizzarsi per le strade della nostra città. Vediamo le opportunità a rischio, le promesse che forse non verranno mantenute. Questa Milano Food Week è servita a far intravedere a chi vi ha partecipato alcune facce dell’Esposizione che probabilmente non avrebbe colto altrimenti, soprattutto è stato significativo per coloro che si stanno avvicinando alla cultura del cibo e che, forse anche grazie alla proliferazione dei programmi di cucina in televisione, sono sempre più numerosi. Forse l’interesse della gente potrebbe riuscire portare in salvo quello che ancora di buono possiamo trarre dall’Expo e, vista la risonanza che potrebbe avere sulla nostra economia zoppa, continuiamo a sperare.

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