Gli “indignados” spagnoli: la rivolta dei giovani blocca Madrid
Unendosi all’urlo “Senza lavoro non c’è futuro”, centinaia di persone hanno supportato i molti giovani spagnoli che, in vista delle elezioni amministrative, hanno occupato la famosa Piazza Puerto del Sol di Madrid. Come si evince dallo slogan sopracitato, il gruppo di manifestanti non protesta né contro il partito socialista di Zapatero, né contro il partito popolare di Rajoy. Si definiscono la generaciòn ni-ni , la generazione ne-ne e vengono ormai riconosciuti con il nome di indignados: giovani precari indignati per la mancanza di certezze economiche, per la corruzione politica e per la crisi sociale che sta investendo il Paese.La protesta nasce in occasione dell’ultimo scontro politico in Spagna tenutosi a Maggio, scontro in vista del quale sono state vietate, in aggiunta, manifestazioni pro o contro i partiti politici coinvolti. Questo non ha intimorito i giovani che, anzi, con rinnovato vigore, si sono riversati in piazza proprio nei giorni del famoso divieto, denunciando la situazione di precarietà che coinvolge tutto il Paese. In Spagna quasi il 45% dei giovani sotto i 25 anni è senza lavoro e senza possibilità di trovarne uno a breve termine, costringendo molti in una situazione di profonda incertezza anche a livello sociale. Come poter lasciare la casa dei genitori con uno stipendio molto basso, o peggio, senza alcun stipendio? In piazza si trovavano anche molti docenti universitari esasperati per il fatto che lo studio non rappresenti più un discrimine importante per il mondo lavorativo. Non solo studenti e professori, ma anche genitori e nonni dei partecipanti hanno appoggiato l’iniziativa, a dimostrazione che la crisi spagnola non riguarda solo il mondo dell’istruzione e del lavoro, ma anche quello della sanità, dell’economia, della politica. E questo è quello che viene sottolineato dai partecipanti: se un tassello fondamentale di uno Stato non è ben collaudato, il resto non può, di certo, funzionare in modo efficace. Un elemento d’indignazione è anche la forte corruzione politica denunciata dalla popolazione spagnola: molti ragazzi sostengono di non voler passare la loro vita tra un lavoro saltuario ed un altro, in balia delle scelte politiche di eminenti personaggi dell’economia, ovviamente molto ricchi, che si arricchiscono a scapito dei giovani e dei pensionati. La protesta spagnola si è protratta per alcuni giorni senza nessun intervento particolarmente incisivo delle forza di polizia. Questo perché, come sostenuto dagli studenti organizzatori, la manifestazione aveva intenti pacifici. Lo stesso Zapatero ha alleggerito il carico delle forze dell’ordine presenti in loco vista la mancanza di iniziative violente.
Si potrebbe immaginare che il battezzato movimento 15-M, avvenuto a Madrid, sia un episodio molto simile allo scenario di altre città europee dopo la recente crisi politica, ma, al contrario, la mobilitazione in Spagna è stata forte e sentita. I giovani spagnoli hanno tenuto sotto scacco una delle piazze più importanti del Paese, davanti alla sede del governo regionale, per diversi giorni e senza desistere anche di fronte al decreto che era stato imposto. L’esempio che questi giovani hanno dato al mondo mette in risalto la determinazione, l’impegno e la volontà di mutare le cose, di mobilitarsi affinché ci siano dei cambiamenti concreti e veri. Come hanno affermato i manifestanti di Madrid: la democrazia deve essere fatta per il popolo e se il popolo non è soddisfatto è giusto che lo dica, affinché le cose possano cambiare. Per noi questo messaggio deve essere bene inteso, perché la situazione in Italia non è migliore di quella spagnola, anzi. Il malumore collettivo è percepibile ovunque, ma le azioni di supporto alle idee si sono presentate spesso lacunose. Si ha l’impressione che ci si sia abituando ad accettare qualsiasi nefandezza, come l’andare contro la Costituzione. Il clima di assuefazione che si è andato creando in questi anni deve terminare e per far sì che la nostra vita sociale e politica possa maturare è giusto che ciascuno di noi dica quello che ha da esprimere. Questo è quello che possiamo imparare dai colleghi universitari spagnoli: come loro hanno urlato il loro malessere, è giusto che ciascuno di noi faccia sentire la propria voce affinché essa non si affievolisca sempre più. L’importante non è essere di destra, di sinistra, di centro o leghista, ma non essere indifferenti a delle questioni che incidono sulla nostra vita, per non essere delle pedine ed avere un futuro migliore.
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