La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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“Urge”, Alessandro Bergonzoni e il suo voto di vastità

Scritto da – 5 Aprile 2012 – 20:17Un commento

Questo è uno spettacolo che parla del voto di vastità. Fare voto di  vastità  significa alzarsi una mattina – una mattina mi son svegliato, oh  bella ciao,  bella ciao, bella ciao – capendo che c’era qualcosa di incongruo  e mi sono  subito detto che la vastità era un campo di domande coltivato a  risposte”.  Martedì 27 marzo 2012, Alessandro Bergonzoni è stato invitato  dalla facoltà  di Lettere e Filosofia dell’università di Roma Tre per presentare  il suo ultimo  spettacolo “Urge”, che è andato in scena presso  l’Auditorium  parco della  Musica di Roma fino allo scorso sabato. La  piccola Aula 16 è  piena di  studenti e docenti che sono venuti per ascoltare  la parola e le parole  di un  attore unico nel suo genere, che con questo nuovo testo ha voluto “scavare il fosse, scavare il fosse per vedere cosa c’è sotto, anche per vedere l’annidato, il nascosto”. Ma le parole sono solo la punta dell’iceberg, Bergonzoni si sente più scritturato che scrittore, più autorizzato che autore e il flusso delle parole, che è un flusso energetico, è autonomo da lui stesso: ”Io sono semplicemente un recettore, mi metto in sintonia con questo flusso e lo faccio atterrare nei momenti teatrali, nei momenti editoriali e in quelli radiofonici. Poi il lui va, torna nel suo ovunque e mi lascia stare”

“Urge” è uno spettacolo che parla dei sogni ma non dei bisogni, perché l’incubo è confonderli. La vastità è fatta di oltre, scovando rapporti impensabili come quello tra avaria e avarizia “Avaria, mi si è rotta la macchina. Avarizia, se ne compravo una nuova forse non succedeva” Quindi sono le parole che giocano con noi, non noi che giochiamo con le parole: “Pensiamo al rapporto tra offesa e altruismo, legato alla donazione di organi sessuali: dammi del coglione, è più maleducazione o generosità?” Le facce del pubblico in questo caso non pagante ma appagato seguono l’atterraggio del flusso, un piccolo saggio di ciò che si poteva vedere, sentire e apprezzare alla sala Petrassi dell’Auditorium, destreggiandosi tra significato e significante, senza mai dimenticare che la lingua è un mezzo, non un fine: “Noi dobbiamo cominciare a tradurre con l’udito, se vogliamo non dico salvarci, ma almeno ampliarci. Non è possibile che quando parli di arte, quando parli di letteratura, usi gli stessi codici di quando parli di economia, non è più possibile. Non è più possibile sentire che c’è lo stesso afflato, la stessa bassezza. Devi cominciare ad avere un rapporto con il mistero e le parole sono misteriose perché hanno dei segreti”

Il flusso porta con sé anche una riflessione sullo stato della cultura in Italia: “Pensate alla potenza delle parole di De André, che vedo tristemente lavorate e abusate. Ci sono tanti che pensano che basti cantare De André per essere come lui, così come basta cantare Gaber per essere Gaber oppure Pasolini; fai uno spettacolo su Pasolini e sei lui, poi magari dieci minuti dopo fai una pubblicità e conduci una vita che nel testo di cui sopra non avrebbe visto nemmeno […] Ascoltiamo Dante per ore e Benigni lo fa in maniera egregia ma dopo averlo ascoltato andiamo a casa a fare che cosa? Se hai ascoltato Dante per un’ora e mezza, non può non cambiarti la vita. Se non te l’ha cambiata è perché noi siamo accettatori di comunicazione, ma della conoscenza non ce ne frega nulla ed è lì che per me l’esplosione di energia deve fluire. Quindi, io sono per la violenza bella e buona, la brutta e cattiva no. Violenza bella e buona vuol dire reagire potentemente, di farci un po’ masochisticamente del bene”

Al termine dell’incontro, Alessandro Bergonzoni ci ha concesso gentilmente un po’ del suo tempo per porgergli alcune domande:

Il tuo spettacolo si chiama “Urge”, il palco diventa quindi un’uscita d’emergenza?

Più che un’uscita un ingresso; a forza di uscire qui e di distrarsi non si riesce mai ad andare dentro. Lo spettacolo precedente si chiamava “Nel” che era proprio il ventresco, questo è Urge, una volta che siamo dentro urge restare dentro per andare a vedere all’interno. Quindi il tema della cultura non è un’uscita è soprattutto un ingresso.

Quindi siamo già predisposti al micidiale?

Ci sono dei collegamenti, e mi fa molto piacere che si vedano, perché i titoli che apparentemente sembrano giochi di parole casuali non lo sono. Il percorso culturale sta sotto e a me dispiace sempre che la gente veda solo la punta dell’iceberg, cioè le parole, parole, parole. Dietro c’è il pensiero.

In alcune delle precedenti interviste hai dichiarato che culturalmente bisogna rifarsi il senno. Abbiamo bisogno di un demiurgo plastico?

È perfetto, io la chiamo chirurgia etica mentre noi abbiniamo la figura del chirurgo plastico a quella che è la chirurgia estetica. C’è un rapporto tra etica ed estetica, ma non l’ho inventato io questo collegamento. Noi siamo sempre monotematici: parliamo di arte nel momento dell’arte, di cultura nel momento della cultura, di scuola nel momento della scuola, ma tutto queste cose sono collegate. Quindi, questo demiurgo, che siamo noi stessi, dovrebbe far sì che tutte queste cose pulsassero all’unisono. Io oggi non posso concentrarmi solo sul ginocchio, domani sul cuore, tutta questa roba avviene e succede contemporaneamentRe, quindi c’è una costante. Noi siamo piccoli, dovremmo allargarci. Senza demandare ad altri che siano capi, capaci o eroi.

Spesso Beppe Grillo ti invita ad intervenire sul suo blog; credi in un possibile rinnovo della classe dirigente oppure al seggio non c’è mai fine?

(Ride) Condivido l’80% delle tante battaglie di Beppe Grillo, quindi mi da lo spazio necessario per diventare un detonatore, molti lo aggrediscono e lo credono un dittatore populista mentre ha soltanto messo lì dei campi minati, io le chiamo mine pro uomo, perché lo fanno saltare sul più bello. Penso che per cambiare generazioni ce ne vogliano cinque o sei, bisogna andar negli asili a raccontare ai futuri maestri che devono tornare indietro negli asili e creare dei futuri uomini. Quindi, due/tre generazioni sono andate già perse.

Ha senso chiedersi ancora se sia nato prima l’uovo o la gallina quando la frittata è già stata fatta?

Sono nati contemporaneamente, come quando mi chiedono se il bicchiere è mezzo vuoto o è mezzo pieno. Io sono il vetro, che mi frega.

Ultima domanda: tutti i mali vengono per suocere?

Sicuramente se vediamo una parentela tra il dolore, la bellezza, la bontà e la verità. Ma io non credo nella parentela, io ricordo addirittura che i generi alimentari sono dei grandi desideri per i cannibali.

 

Si ringrazia Licia Morandi.

 

 

 

 

 

 

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