La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Twitter e politica: uccellin che cinguetta e che morde

Scritto da – 11 Giugno 2012 – 15:252 commenti

La tecnologia sbarca anche in parlamento. Sembra che i nostri politici abbiano finalmente trovato il modo di impiegare (e giustificare) gli i-Pad ricevuti in dono lo scorso anno: cinguettando. In epoca di crisi, infatti, anche la comunicazione politica decide di snellirsi, rinunciando ai prolissi fronzoli incanta-uditorio: oggi si parla con soli 140 caratteri. Tanti, infatti, ne concede Twitter, il servizio di social network e microblogging che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo improntati alla brevitas. Come dire: dal canto smodato della cicala, al sobrio (in termini di quantità, sia chiaro!) cinguettio di un uccellino color cielo. Una dieta che promuove il dibattito, permettendo agli elettori di interagire e raccogliere notizie in tempo reale, attingendo direttamente alla fonte. Negli Stati Uniti la pratica è in voga già da molto tempo: Michel Obama si è addirittura dotata di un team di esperti con il preciso compito di seguire a suon di tweet la campagna presidenziale del marito Barack. La novità è piaciuta alla nostra classe politica, che sembra ormai non poterne più fare a meno.

Da Vendola ad Alfano, da Renzi a Bersani, la casta si esprime in diretta e a ritmo costante, commentando le manovre del governo, l’attualità italiana ed estera, senza risparmiarsi battute o messaggi scherzosi. “Su questo aspetto sono ancora all’antica. La penso come mio padre, contadino”, ha scritto Antonio Di Pietro, rispondendo all’ “Antonio, tvb” di Pierferdinando Casini. Il tutto era partito da un tweet-accusa del leader dell’Italia dei valori, scagliatosi contro un presunto lobbismo parlamentare: “Neanche sotto il governo Berlusconi si era verificata una tale invasione di lobbisti all’interno del Parlamento”. Pronta la risposta del segretario dell’UDC: “Antonio, non mi dire che sei nostalgico di Berlusconi”. Scherzi a parte, non è difficile comprendere quante insidie porti con sé il rapporto politica-social network: un rapporto conflittuale, in grado di innescare una molteplicità di discussioni, dando luogo assai spesso a polemiche che superano di gran lunga i 140 caratteri. Di positivo c’è che lo scontro telematico risparmia le tristi baruffe in aula, piuttosto frequenti, ahinoi, nel nostro bel paese. Twitter sottrae spazio anche alle tribune televisive: si corre insomma il rischio – se rischio vogliamo chiamarlo – che un tenero uccellino rubi la scena alla Vespa nazionale

.A complicare lo scenario intervengono comportamenti truffaldini. Recente il caso dei profili gonfiati: sarebbero diverse le persone che, nel tentativo di guadagnare credibilità, avrebbero messo mano al portafogli per accrescere il numero di follower. Non mancano, inoltre, profili-fake: un inganno nel quale sarebbe incappato anche il presidente francese Nicolas Sarkozy, divenuto follower di un finto Mario Monti. Come dimenticare, infine, l’ormai celebre caso Sucate? Nel corso della campagna per l’elezione del primo cittadino di Milano, lo staff della candidata, nonché ex-sindaco, Letizia Moratti, si finse interessato al problema, sollevato da uno scherzoso utente, dell’immaginario quartiere di Sucate e di una sua presunta moschea abusiva. Meglio, dunque, stare attenti: uccellin che cinguetta sembra anche che morda. È forse anche per questo che non tutti sembrano amare il chiacchierato social network. Tra i detrattatori, se tali li si può definire, l’amachista Michele Serra, scagliatosi contro la formula di brevità e velocità promossa da Twitter. Una formula che scoraggerebbe la produzione di pensieri adulti e strutturati: “Poiché non è data cultura senza dialettica, né ragione senza fatica di capire, la speranza è che quel medium sia, specie per i ragazzi, solo un passatempo ludico, come era per le generazioni precedenti il telefono senza fili. E che sia altrove, lontano da quel cicaleccio impotente, che si impara a leggere e a scrivere. Dovessi twittare il concetto, direi: Twitter mi fa schifo”. Immediate le critiche. Certo, come diceva qualcuno, “le parole sono importanti”. Ma i tempi corrono e tant’è.

Ciò che è sicuro è che l’avvento di questo potentissimo strumento sta ridisegnando il ruolo del giornalista e di chi fa informazione in senso lato. Valga questo esempio: in occasione dell’incontro dello scorso 20 marzo fra il governo e le parti sociali, la Cgil ha diffuso via Twitter una foto in diretta dal vertice, suscitando l’ira e lo sdegno dei fotografi professionali, in attesa da ore per rubare qualche scatto ai partecipanti.I cancelli dell’informazione sono spalancati e chi scrive non può restare fermo a guardare l’esodo di notizie che sarebbe spettato a lui filtrare. Il giornalista deve reinventare il proprio ruolo, spostando il fulcro del proprio lavoro dal prodotto al processo, facendo ordine nell’attualità; non in alternativa, semmai in simbiosi con il filtro collettivo di internet.

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2 commenti »

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