La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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La violazione dei Diritti Umani

Scritto da – 29 Agosto 2010 – 12:403 commenti

A Sessant’anni da una conquista, la sensazione di un fallimento: le promesse degli Stati fatte nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sono tutt’ora solo un sogno per numerosi popoli e molti di noi tendono a disinteressarsi di tali problematiche importanti, avendo ormai probabilmente dimenticato di cosa parlava quel documento. Ma la libertà non è per tutti scontata come può apparire agli abitanti di un Paese benestante.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 Dicembre 1948, ha da poco compiuto 60 anni, portati, ahinoi, non troppo bene: il concetto di “diritti umani” resta una delle più importanti conquiste dell’umanità ma Stati ed Istituzioni internazionali non stanno mantenendo gli impegni che si sono assunti quando hanno approvato la Dichiarazione o altri documenti su tali diritti. La violazione dei Diritti Umani – lo sfruttamento dei popoli, la fame nel mondo, i rapimenti e la tratta di minori, la pedofilia, il traffico di organi, la tortura, la pena di morte – sono la parte ombra della nostra civiltà e dimostrano lo stato di degrado in cui stiamo scivolando. Di fronte a tanta sofferenza, di cui siamo costantemente consapevoli (difficilmente qualcuno di noi potrebbe seriamente affermare di non essere al corrente delle situazioni in cui si trovano le popolazioni del “terzo mondo”) rimaniamo ormai quasi impassibili e, è dura ammetterlo, ci siamo abituati a conviverci.

 Il 15 ed il 16 dicembre 2008, in occasione dell’anniversario della scomparsa di Lelio Basso, giurista e membro della Costituente, la Fondazione Basso – Sezione Internazionale ha organizzato il convegno “A sessant’anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. A trent’anni dalla scomparsa di Basso”, ospitato dalla Camera dei Deputati a Roma.

L’incontro, aperto dalla Presidente della Fondazione, Elena Paciotti, si è articolato in quattro sezioni ed il dibattito ha affrontato i nodi centrali del pensiero e dell’azione di Lelio Basso, come la tutela dei Diritti Umani e del Diritto dei Popoli, confrontandoli con gli avvenimenti internazionali degli ultimi anni a partire dalle violazioni di tali Diritti nelle prigioni di Guantanamo e Abu Ghraib, passando  per i casi di extraordinary rendition avvenuti in Europa (termine con cui si designano azioni, sostanzialmente illegali o per lo meno “extralegali” di cattura/deportazione/detenzione, clandestinamente eseguita nei confronti di “elemento ostili”, sospettati di terrorismo), fino al rapporto tra Diritti Umani, tutela ambientale e crisi economica. In questa occasione, sono stati molti gli appelli al Governo Italiano affinché non chiuda gli occhi di fronte a queste problematiche e si assuma le proprie responsabilità nella difesa di quanto stabilito nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.

A partire dalla seconda metà degli anni Novanta, la Corte europea dei diritti dell’uomo si è trovata ad affrontare ipotesi di violazioni dei diritti fondamentali in precedenza esaminate solo dalla Corte interamericana. Ai giudici di Strasburgo sono stati sottoposti, in numero crescente, ricorsi individuali relativi a infrazioni del divieto di tortura e del diritto alla vita, anche riferite ad episodi di sparizione forzata. Dato comune a queste situazioni è la difficoltà di accertare l’eventuale coinvolgimento degli organi statali nelle violazioni, a causa degli ostacoli posti alla ricostruzione dei fatti da parte delle stesse autorità dello Stato interessato…

Le extraordinary renditions sono state praticate ripetutamente dai servizi segreti statunitensi – in particolare dalla CIA – con la motivazione della lotta al terrorismo avviata dopo i fatti dell’11 settembre 2001.

Il 12 Febbraio 2007 l’IPS (Inter Press Service, principale fonte d’informazione indipendente sul Sud del mondo) comunicava a tal proposito che diversi paesi europei avrebbero potuto essere chiamati a rispondere del loro comportamento “passivo” nei confronti di trasferimenti illegali da parte della CIA nello spazio aereo europeo tra il 2001 e il 2005. Avvertimento avvenuto a seguito dell’inchiesta di una speciale commissione parlamentare nominata dal Parlamento europeo nel 2005 per indagare sui casi di trasferimenti di prigionieri e imporre sanzioni agli Stati membri ritenuti responsabili di violazione dei diritti umani per presunta collusione con la CIA.

 La commissione era stata istituita, appunto, successivamente alle accuse secondo cui, dopo gli attacchi dell’11 settembre, la CIA avrebbe cominciato a trasferire in segreto sospetti membri di al-Qaeda attraverso alcune nazioni europee verso paesi terzi, noti per praticare la tortura.

 A battersi per la difesa dei diritti umani sono anche tante associazioni che si occupano dei paesi del terzo mondo ed in particolare possiamo citare la sempre maggiormente attiva, estesa e conosciuta Action Aid International, che denuncia spesso episodi di violazione dei diritti dell’umanità, facendo continui appelli ai governi europei, affinché si ponga rimedio a queste brutture. 

Rileggere alcuni articoli della Dichiarazione, potrebbe risultare utile ed interessante, per chi non la conoscesse o ricordasse: l’articolo 5, ad esempio, dichiara che nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti e l’articolo 9 afferma che nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato. Ci basta allora considerare, solo per citare un caso, le testimonianze di chi ha vissuto l’esperienza drammatica della prigionia nelle carceri della dittatura argentina negli anni fra il 1974 e il 1983 e l’ancor peggiore reazione (o non reazione) dell’Europa di fronte a questi accadimenti. Citando un’affermazione del giornalista Italo Moretti, che di recente ha curato un’ampia prefazione del testo “Memoria del buio”  facente parte della collana “Continente desaparecido” di Sperling&Kupfer, “il mondo che si vanta di essere civile e democratico e che invece per lungo tempo ha ignorato gli orrori sulla realtà dei desaparecidos descritta anche in questo volume, non ha voluto sapere, non ha voluto raccontare tutto questo”.

 E per tornare a ciò di cui abbiamo parlato proprio nell’ultimo numero cartaceo di Orizzonte Universitario, ora in distribuzione, in questa stessa Dichiarazione troviamo scritto, nell’articolo 19, “ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. 

Sarebbe bello soffermarsi, qui, su quanti altri ideali e concetti importanti siano stati pensati e scritti in questo documento o anche, ad esempio, nella Dichiarazione Universale del Diritto dei Popoli e supponiamo che questa letture porterebbero ognuno di noi a riflettere su quanto frequentemente diamo per scontati diritti fondamentali come quello all’esistenza o all’autodeterminazione che invece, purtroppo, in molte parti del mondo non vengono ancora garantiti.

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