La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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La sindrome da abbandono della nave

Scritto da – 18 Aprile 2013 – 14:45Un commento

Alla faccia dei Maya. Avevano sbagliato la schedina quando nel 2012 incombeva il timer per l’apocalisse? Un anno in cui siamo stati a guardare la storia dallo stroboscopio della Primavera araba. L’invidia europea di poter solo approfittare da quel cinetico golpe nordafricano, senza possibilità di poterlo imitare. E non a caso, l’evento più clamoroso dell’epopea nazionale, fu un transatlantico affondato per un imbarazzante incagliamento presso una delle isole più innocue della nautica italica. Una nave che affondava, un comandante di nome Francesco Schettino che scappava con una escort-mozzo abbandonando le proprie responsabilità, come l’uomo più insicuro e codardo d’Italia. E pensare che due anni prima i miei, in crociera in Turchia, erano stati costretti allo scatto di un’istantanea con il comandante Schettino, e obbligati a comprarla profumatamente a fine viaggio. Al momento la mia massima soddisfazione fu ridere di quel personaggio che strizzava i miei genitori dietro la cornice di una foto in salotto. Con altrettanto calorosa premura avrebbe abbandonato i passeggeri sotto la propria responsabilità, facendo inabissare la “Concordia”, nel vero senso del termine. Infatti sul momento pochi fecero caso al significato simbolico di ciò che stava colando a picco, un’armonia concorde di lamiere fragili come un gigante dai piedi di argilla.L’Italia aveva avuto la sua predizione da bacio Perugina, e vi aveva riso sopra, pensando al monito “Vada a bordo, cazzo!” del pepato Gregorio De Falco. Ma la verità stava proprio nella patologia che Schettino, come una cavia scimmiesca da laboratorio, aveva appena sdoganato: la “sindrome da abbandono da nave”. Un ciclone diesel che sul momento sembrò utile solo a creare estemporanei travestimenti in uniforme marittima per il successivo halloween, accomodati come eravamo sui precetti bocconiano-massonici di Mario Monti: adagiati sugli ormeggi dei suoi ciuffi canuti ci eravamo dimenticati dell’onda lunga che stava per sconvolgere il nostro Paese.

Passarono Olimpiadi e Primarie, persino Obama era stato riconfermato senza colpo ferire, commentato in diretta dall’aspirante erede Matteo Renzi, che con una mossa di azzardo in più sarebbe potuto divenire il premier della XVII Legislatura della Repubblica Italiana. Se però il sindaco di Firenze avesse rischiato, non sarebbe rimasto in linea con il torpore sociopolitico dell’anno, fino a divenire l’icona finale di dodici mesi alla ricerca di un “nuovo Berlusconi 1994”. Destra, sinistra, cattolici e vegetariani sembravano pronti ad accettare le renziane innovazioni epidermiche, anzi direi sartoriali, vista l’esclusiva cura nell’esibire camicie e arringhe semplici e molto “democratic”. Ma la lungimiranza ingorda di chi vede 56 anni tra se stesso e Andreotti ha tenuto a freno il colpo grosso, in attesa del futuro colpo sicuro. Peccato che nell’Italia degli anni Dieci la dicitura “sicuro” è diventata ahimè desueta, preferendo un sano e cangiante pragmatismo “precario”. Fino a covarne la sublimazione, in pochi mesi.

Il “13” in molte culture mondiali significa estrema fortuna o estrema sfortuna, ma sempre l’opposto della placida calma da piscina di Riccione. E infatti è così che è arrivata la mareggiata. La prima cosa “sicura”, presente sul suolo italiano, quella che finisce anche nei film di 007 per la sua solida rappresentatività, è ovviamente il pianeta Vaticano. E proprio qui, all’ennesimo prete scozzese pedofilo, alla terza edizione del Vatileaks, succede un terremoto inaspettato da secoli: il papa si dimette. Mille motivazioni, si tenta di trovare un appiglio contingente nel Nanni Moretti di due anni prima, nell’incantevole “Habemus Papam”, che però rifletteva altri tempi. In quel caso il cardinale impersonato da Michel Piccoli sentiva di non avere sufficiente forza di affrontare l’investitura al soglio pontificio. Schettino all’epoca ancora si faceva le fotografie con i miei. Ma nel frattempo si era scatenata un’epidemia del tutto diversa: la “sindrome da abbandono da nave” colpiva Joseph Ratzinger dopo sette anni di pontificato ingiallito e comatoso, da cui tutti si attendevano un lento, millimetrico epilogo silenzioso, puntando il solito dito contro un apparato politico-religioso chiuso nella propria disintegrazione. E qui viene la svolta, che cambia il segno al cavallone voodoo di Schettino.

Quando è un papa a scegliere l’abbandono della propria nave, può dare nuovo senso alla storia. Perché il papa è l’unico uomo sulla Terra ad avere un ruolo di potere “eterno”, e in quella responsabilità sulle anime dell’intera galassia Benedetto XVI aveva navigato già per oltre un lustro. Ratzinger sapeva il mestiere di papa, sapeva farlo “da Dio” potrebbe sussurrare qualche nostalgico braccio destro. Ma decide che – ecco tornare di nuovo 007 – “The World Is Not Enough”: si può rinunciare anche alla sovranità spirituale sull’intero globo se ci sentiamo sotto stress esistenziale. E così lo spogliarsi dell’uniforme assume un significato totalmente inverso: l’esser letteralmente “de-gradato” diventa il più clamoroso atto di libero arbitrio sostenuto da un essere umano. E il più coraggioso: guardare negli occhi le comari di interi continenti in faccia, per dire che il pastore tedesco non offrirà più il tocco taumaturgico della propria mano ai miracoli, alle grazie ricevute e a quelle disperatamente implorate.

Terribilmente umano, troppo umano Ratzinger si è scollato il “Sua Santità” con la semplicità di un uomo che esprime con eloquenza talmente disarmante la gloria della resa da risultare il più inarrivabile dei vincitori. Con un comunicato stampa ha fatto impallidire ogni “sconfitta intelligente” renziana, i governi tecnici, e le dimissioni come le intendono nel temporale terreno dei cardinali faccendieri e dei leader politici che fingono persino di aver partecipato allo Zecchino d’Oro. Sì, perché nel 2013 è successo anche questo. E a quel punto, prevedibilmente, il mago Zurlì ha per una volta unito le forze con l’ex papa, in un incantesimo che profuma di primo vero compromesso storico nello stretto stivale italiano.

Non è un caso che trent’anni prima, dai colonnati di San Pietro, un giovane comico genovese al suo esordio cinematografico, chiamasse in causa proprio la sacra normalità del pontefice, anziché la santità superomistica, rivolgendosi al fotogenico predecessore polacco dell’ex Benendetto XVI. A un bambino disabile sulla carrozzina, che chiedeva “Cosa starà facendo il papa?”, Giuseppe Grillo, detto Beppe, replicava con occhi sorridenti: “Si starà facendo la doccia…oppure la barba”, come un “uomo qualunque”, cioè la definizione che la stampa riesumerà in tono denigrante per il Movimento di Grillo. “E poi?” continuava il bambino, “E poi…e poi pregherà per noi”. Questo il senso del saluto finale del papa, un congedo che propizia un’invocazione, quella che il comico ligure avrebbe raccolto dopo tre decenni: la pellicola si chiamava profeticamente “Cercasi Gesù”, regia di un mostro sacro della commedia italiana come Luigi Comencini, con un finale che riassume il destino della nostra Italia presente. Grillo viene trattato come sgradevole pazzo, con le sue parabole ad alta voce, populista come Zapata e Perón in un ricciuto corpo unico. Ma il bambino disabile crede che lui sia veramente Gesù, e gli chiede il miracolo, di tornare a camminare. Grillo, prima sul set poi nella realtà avvisa “che lui non è Gesù, che non può far miracoli”, finché il bambino riesce ad alzarsi, da solo e con le proprie forze, cominciando a muovere i primi passi.

L’abbandono della nave per l’Italia si è trasformato nell’abbandono della carrozzina, su cui Ratzinger e Grillo hanno potuto solo intercedere, imponendo un’inversione di rotta o un deformato ricorso storico: la Marcia su Roma contemporanea al Miracolo Italiano. E come altrimenti possiamo definire la nascita della già battezzata “Terza Repubblica”? C’è chi scuote la testa, rimpiangendo Wojtyla, Monti, e perfino il comandante della Concordia, impauriti dai mercati esteri che rinfacciano la pernacchia fatta alla democrazia europeistica, al “bipolarismo tanto imperfetto” ma sempre ben pasciuto, all’anti-berlusconismo, a Gramsci e a Pasolini. Tutti fuori dal Titanic, in attesa di un manifesto dadaista scritto sulle scialuppe di salvataggio. Arrivederci Concordia, è arrivato lo Tsunami.

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