La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Indagati per strage. Dodici anni dopo

Scritto da – 12 Dicembre 2010 – 10:54Nessun commento

L’Unità, 3 agosto 2010. Claudia Fusani scrive: “Da settimane forse da mesi Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri risultano iscritti nel registro degli indagati della Procura di Firenze che da 17 anni indaga senza sosta sui mandanti occulti di quelle bombe che hanno ucciso sette persone, ne hanno ferite decine e messo in ginocchio l’Italia, che in quella primavera, dopo le bombe che nel 1992 avevano ucciso Falcone e Borsellino, si trovò a un passo dall’abisso e dal golpe”. Cioè: il Signor B. e Marcello Dell’Utri, il “mio compaesano” come lo chiama il pentito Gaspare Spatuzza, sono indagati per essere i mandanti delle bombe agli Uffizi, al Pac di Milano, a due basiliche romane e sul fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma. Cioè: quegli attentati che, tra il maggio e l’ottobre dell’anno precedente alla “discesa in campo” del patron dell’allora Finivest, insanguinarono le strade di Milano e Firenze. Ma quest’estate i giornali spendono il loro inchiostro per l’affaire Montecarlo e per pubblicare foto del presidente della Camera Gianfranco Fini più o meno vestito. Perciò, il coro di vibrante protesta che attraversa il Paese – all’oscuro di tutto-  si limita ad un frinire di grilli. Ne riparla a Passaparola Marco Travaglio, il 20 settembre, nove giorni prima che il Premier esponga alla Camera il suo programma in cinque punti. Quel programma che nel momento in cui Travaglio parlava sembrava che i futuristi non volessero firmare e che invece poi eccezion fatta per Fabio Granata e l’ex (o forse no) fascista Mirko Tremaglia il nuovo schieramento ha votato compatto. In quella fine estate impazzava il mercato dei parlamentari. E secondo Travaglio il motivo per cui il Presidente del Consiglio temeva tanto di finire sotto non era certo che il Paese sarebbe dovuto tornare alle urne in un momento di forti tensioni sociali. Erano i suoi processi. Primo fra tutti, quello riaperto dalla Procura di Firenze.

Quel fascicolo 12 anni prima, nel novembre del 1998, era stato archiviato – perciò sospeso, congelato- dal Giudice per le indagini preliminari Giuseppe Soresina. Nel decreto, il Gip scriveva che nel corso dell’indagine l’accusa iniziale, vale a dire che i due fondatori di Forza Italia fossero stati i mandanti politici delle stragi mafiose, erano confermate ma mancavano gli elementi sufficienti per richiedere un rinvio a giudizio. “Autore 1 e autore 2”, così il presidente Berlusconi e il senatore Dell’Utri vengono chiamati all’interno del fascicolo d’inchiesta. Il 7 agosto 1998 il Procuratore aggiunto di Firenze Flerie e i sostituti Chelazzi, Nicolosi e Crini e l’allora sostituto procuratore antimafia Piero Grasso (oggi procuratore nazionale) scrivevano: ““La natura e la durata del rapporto tra Berlusconi, Dell’Utri e i capi della mafia non ha mai cessato di dimensionarsi, almeno in parte sulle esigenze di Cosa Nostra, vale a dire sulle esigenze di un’organizzazione criminale”. “Resta privo di rappresentazione – proseguivano gli inquirenti – il dato che consenta di definire con esattezza i termini dell’interrelazione tra il dinamismo militare di Cosa Nostra e le iniziative d’accordo adottate nell’organizzazione, quale risultante del dinamismo politico”. Il materiale era scottante già all’epoca. Se oggi l’inchiesta è stata riaperta significa che durante quest’anno di lavoro i magistrati hanno scoperto qualcosa di nuovo. E quel qualcosa va ricercato nelle parole del pentito Gaspare Spatuzza, a cui il ministero della Giustizia non vuole però concedere il programma di protezione destinato a chi faceva parte di Cosa Nostra. Dicono che non sia abbastanza affidabile, che non dica la verità. Fatto sta che le sue parole, messe insieme alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, il figlio di don Vito, fanno tremare le vene ai polsi del presidente del Pdl epurato. Oggi quegli stessi sostituti procuratori Crini e Nicolosi, insieme al procuratore Giuseppe Quattrocchi, tornano su quelle carte per fare chiarezza. Almeno per un altro anno, fino a quando il Gip non deciderà per una nuova archiviazione o per un rinvio a giudizio.

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