La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Loggia P4: nuovo scandalo per la politica italiana

Scritto da – 27 Giugno 2011 – 10:22Nessun commento

Henry John Woodcock e Francesco Curcio sono i pubblici ministeri di Napoli grazie ai quali si sta diffondendo, in questo mese, la notizia della soprannominata “loggia P4”. Si tratta di nuovo filone d’inchieste che riguardano una fitta rete di rapporti che intercorrono tra personaggi di spicco delle forze dell’ordine, della politica e degli apparati amministrativi, rapporti volti a probabili giri d’affari in denaro e nomine di cariche importanti. I primi coinvolti nelle attività segrete sono l’ex-pm Luigi Bisignani e il senatore del Pdl Alfonso Papa.
Ma è doveroso fare un passo indietro, rammentando che la P4 trova le sue radici in ben più famosi antecedenti. Impossibile non far riferimento alla P2, vero e proprio scandalo degli anni ’80. La P2, conosciuta anche come Propaganda 2, è una loggia massonica fondata già prima dell’Unità d’Italia e coinvolta nella famosa inchiesta della Banca Romana del 1893. La P2 viene fortemente ostacolata durante il Fascismo, tanto da essere costretta a dover decretare la propria fine, salvo ritornare, sempre secondo le modalità di una società segreta, nel periodo che seguì le guerre mondiali. La P2, in questi termini, sembrerebbe solo un gruppo di anziani nostalgici massoni del passato, se non che l’art. 18 della nostra Costituzione reciti: “Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”. Infatti, la P2, che si serviva di numerosi informatori tra le fila dei militari e delle forze dell’ordine, venne accusata di essere alla base di diversi episodi criminali, tra i quali l’affare Moro, per la riorganizzazione politica e amministrativa del Paese. Lo scandalo scoppiò dopo il ritrovamento di documenti sui quali erano riportati nomi ed informazioni degli appartenenti alla loggia. Questi documenti vennero ritrovati nelle residenze di Lucio Gelli, imprenditore toscano poi responsabile delle azioni della P2 in Italia. Tra i 932 nomi importanti figurano quello di Maurizio Costanzo, diversi banchieri e giornalisti, ma anche Silvio Berlusconi, all’epoca non ancora entrato in politica. Circa un anno fa, attorno alla questione del Lodo Alfano, scoppiò l’inchiesta della P3, di certo non paragonabile, quanto ad importanza, all’episodio degli anni ’80.
Il ruolo svolto da Lucio Gelli sembra essere stato ereditato da Luigi Bisignani, additato come colui che gestiva le più importanti trattative prese in esame dall’inchiesta. I pm hanno messo in luce un passaggio di informazioni riguardo processi, soprattutto penali, in cambio di favori di diverso genere, come promozioni a favore degli interessati. A questo proposito, sono indagati anche il sottoufficiale dei carabinieri di Napoli, Enrico la Monica e Giuseppe Nuzzo della Polizia di Stato. L’attività coordinata da Bisignani sembra aver avuto rapporti anche con personaggi della politica italiana, ad esempio tra i testimoni figurano i nomi del ministro Mara Carfagna e quello di Massimo D’Alema, oltre a Gianni Letta e il finiano Italo Bocchino. In particolar modo, Bisignani dovrà rispondere alle accuse di concussione e favoreggiamento, per le informazioni ricevute da Papa riguardo processi, come quello di Lorenzo Borgogni di Finmeccanica, e per un filone d’inchiesta che riguarda da vicino degli appalti che sarebbero stati gestiti dalla presidenza del Consiglio. Essendo coinvolti nomi importanti della politica, le reazioni non hanno tardato a farsi sentire: il ministro della Giustizia Alfano ha giudicato l’indagine e le intercettazioni come poco rilevanti, sottolineando anche il loro costo che grava sui consumatori; il Premier Silvio Berlusconi si dice molto sereno riguardo la posizione di Letta, che considera estraneo ai fatti. Inoltre, molti esponenti del centro-destra hanno approfittato della notizia per ribadire la necessità di un decreto che limiti e regoli le intercettazioni e le modalità di diffusione delle stesse. Quanto mai.
Con l’inchiesta sulla P4, ci troviamo di fronte ad un nuovo scandalo che riguarda non solo i nostri esponenti politici, ma anche importanti cariche all’interno dell’economia e della polizia italiana, in un circolo vizioso di denaro e promesse che privilegia pochi e danneggia molti. Episodi come l’inchiesta della “loggia P4” sono la risultante di una condizione di illegalità e di poca attenzione verso la democrazia e la Costituzione che da troppo tempo danneggia l’Italia. Con questo, non si vuole intendere che banchieri, avvocati, imprenditori e carabinieri siano tutti coinvolti in sistemi di illegalità, anzi si può di certo sostenere che gli indagati ne rappresentino solo una minima parte, ma, proprio per questo motivo, gli esponenti di un buon agire politico, burocratico e civile devono poter combattere le situazioni di criminalità per eliminare questo Uroboro maligno, questo serpente che eternamente ritorna sempre a mangiare la sua stessa coda.

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