La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Il berlusconismo e la “rinascita democratica”

Scritto da – 31 Gennaio 2012 – 16:26Un commento

Si dice che il berlusconismo sia oramai al tramonto. Protagonista di questo periodo è Silvio Berlusconi, presente alla Camera dei Deputati dal 1994. Egli ha ottenuto quattro incarichi da presidente del Consiglio, il primo nella XII legislatura del ’94, due nella XIV, ovvero dal 2001 al 2005 e dal 2005 al 2006, e nella XVI legislatura dell’anno 2008. Un periodo record, in quanto gabinetto di governo più longevo della Repubblica. Un record, come record sono probabilmente i venti e passa procedimenti giudiziari a suo carico, nessuno dei quali si è concluso con una sentenza di condanna definitiva. Durante la sua lunga carriera politica Silvio Berlusconi si è imbattuto in diversi personaggi, come anche in diverse associazioni: politici, prelati, imprenditori, banchieri, presentatori televisivi, intellettuali, ma anche faccendieri. Uno di questi, sicuramente il più noto, è senz’altro Licio Gelli.

La conoscenza dell’allora “Maestro Venerabile della Loggia Propaganda Due”, prima appartenuta al Grande Oriente d’Italia, poi resasi indipendente, fu davvero così importante per il programma politico  del futuro Presidente del Consiglio? L’iscrizione di Berlusconi alla loggia “coperta” (ovvero segreta) avvenne, come da registri, nel 1978, per conoscenza di un noto giornalista e scrittore. Gli venne spedita la tessera n. 1816. In seguito Berlusconi non negherà l’appartenenza all’ ”associazione”, ma che di fatto vi partecipasse ai lavori (cosa che per’altro è probabile).

La Commissione parlamentare d’inchiesta Anselmi dichiarò eversiva la P2 e la fece “chiudere” con un’apposita legge, la n. 17 del 25 gennaio 1982, poiché era “un’organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del potere in Italia attraverso il “Piano di rinascita democratica “un elaborato a mezza via tra un manifesto e uno “studio di fattibilità” . Il “ruolino di marcia” della P2 serviva per l’inserimento di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato, nonché indicazioni per l’avvio di opere di proselitismo elitario. Licio Gelli confido’ spesso ai giornali che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi “ha preso il nostro Piano di rinascita democratica e lo ha copiato quasi tutto”, e anche Mons. Luigi Bettazzi, allora Vescovo di ivrea, rimbeccò il primo governo Berlusconi nel 1995, al momento della sua caduta, di essere “l’attuazione fatta e programmata da Berlusconi del Piano di rinascita democratica proposto dalla Loggia P2 già nel 1976”.

Una certa estraneità di Silvio Berlusconi agli affari della loggia sono stati già provati, eppure i contatti che il Cavaliere ebbe con alcuni esponenti della stessa sono ben più concreti, e comprovati attraverso i canali internazionali offerti da una banca: il Banco Ambrosiano. Non solo. Dal 1985 la documentazione presente negli archivi personali di Licio Gelli descrive l’intervento della loggia nell’acquisizione da parte di Silvio Berlusconi del settimanale TV Sorrisi e Canzoni. Nell’83 poi, la consociata all’estero “Ambrosiano Group Banco Comercial” di Managua cede a Berlusconi la metà più due punti del pacchetto azionario del settimanale in questione. I signori Roberto Calvi e Umberto Ortolani si interessarono all’affare personalmente.

Per evidenti ragioni eversive la Commissione d’inchiesta parlamentare che si occupò di indagare sulla P2 la dichiarò fuorilegge, e Licio Gelli fu condannato e arrestato, benché al riguardo ancora nel 1988 Berlusconi dichiarasse al Corriere della Sera di essere “sempre in curiosa attesa di conoscere quali fatti o misfatti siano effettivamente addebitati a Licio Gelli”.

Ma veniamo a curiose somiglianze. Nel 1993, momento dell’ingresso ufficiale del Cavaliere in politica, lo stesso presentò il suo Partito, la cui struttura di programma parve non dissimile dal progetto piduista Piano di rinascita democratica. Vogliamo qualche esempio?

Il 25 gennaio 2006 la maggioranza parlamentare guidata dal Cavaliere, nell’ambito della riforma dei reati d’opinione,  approvò una modifica dell’articolo 283 del Codice Penale (sulla base del quale era stata ritenuta illecita la P2), riducendo la reclusione minima da 12 a 5 anni, ritenendo inoltre necessari degli atti violenti. Il testo quindi passò da:

“Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni”.

a:

“Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni”.

 

Sebbene  l’associazione paramassonica in questione sia stata scoperta e dismessa, alcuni punti progettuali pare che abbiano trovato realizzazione negli anni seguenti:.

I principali punti proposti da Licio Gelli erano la nascita di due partiti, il controllo dei media, la Bicamerale, la riforma della magistratura, la riduzione del numero dei parlamentari, l’abolizione delle provincie, l’abolizione del valore legale dei titoli di studio.

Per ciò che concerne la nascita di due partiti, di cui l’uno sulla sinistra e l’altro sulla destra, servivano, secondo Gelli e compagni, allo scopo di semplificare la politica italiana e la sua gestione. Il Piano di rinascita piduista prevedeva altresì il controllo dei giornali, dei quotidiani in particolare modo, e la liberalizzazione delle emittenti televisive (all’epoca solo a livello regionale) per veicolare l’opinione pubblica verso quei processi decisi come opportuni da chi tiene il potere (nel sogno ad occhi aperti di Gelli la P2), e la privatizzazione della Rai. Il progetto Bicamerale del 1997 nella Commissione parlamentare per le riforme costituzionali prevedeva la ripartizione di competenze fra le due Camere, con funzione politica alla Camera dei Deputati (CD) e funzione economica al Senato della Repubblica(SR). La divisione tra il ruolo del pubblico ministero da quello del magistrato, e obbligando a responsabilità il Consiglio Superiore della Magistratura nei confronti del Parlamento, subordinando, di fatto, il potere giudiziario a quello legislativo, e necessiterebbe di una riforma costituzionale, venendo a mancare la separazione dei due poteri. Non dimentichiamo la riduzione del numero dei parlamentari, l’abolizione delle province e l’abolizione della validità legale dei titoli di studio (questi ultimi punti ancora insoluti).

Scoprire l’esistenza di un piano di rinascita democratica permette oggi di capire meglio i cambiamenti all’interno del mondo mediatico alla fine del 1970. Cominciando dalla scalata al Corriere della Sera e al Rizzoli, per mano di Gelli, Calvi, Cefis e Ortolani, dalle casse dell’Istituto Opere di religione. Tutti gentiluomini della P2. Licio Gelli riuscì quindi ad inserire nella Rizzoli diversi suoi uomini, e Franco Di Bella alla direzione del Corriere della Sera. In questo modo la loggia poteva manovrare articoli pro e contro uomini di potere, garantendo visibilità presso il pubblico, inserire nell’organico propri personaggi, che poi diventeranno di spicco anche grazie a quel trampolino di lancio, e censurare giornalisti. E’ di questo periodo l’oscura vicenda filo-censura a Enzo Biagi (la prima), che sarebbe dovuto partire come corrispondente per l’Argentina, Stato governato da una giunta militare golpista. Tra gli altri giornali “acquisiti” vi furono Il Piccolo di Trieste, Il giornale di Sicilia, L’Alto Adige, e la Gazzetta dello Sport.

Sono la metà i punti che il programma politico di Forza Italia ha in comune con quello di Rinascita democratica, ritrovato nel 1981, coincidenze, che spaziano dalla riforma elettorale all’organizzazione ministeriale, al nuovo ruolo dei sindacati. Non si tratta di appunti rimasti su carta, ma di riforma attuate, in parte, regolarmente. Gli stessi componenti del governo del presidente Berlusconi sono nomi comuni nelle liste gelliane.

Una fra tutte la proposta di premierato, a lungo sostenuta dalla maggioranza di centrodestra, in linea con gli altri standard europei (si dirà lo stesso per le pensioni, i salari, le ore di lavoro…). Il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro una volta disse che Silvio Berlusconi non è certo Mussolini, anche se abbia mostrato di non disprezzarlo ad una certa stampa estera, ma proprio per questo non dobbiamo essere colti impreparati. Così è avvenuto? E chi si dimentica la “sfuriata” di Indro Montanelli estromesso dal Giornale nel ’94?

In molti dissero: “ai posteri l’ardua sentenza”. E i posteri sono arrivati.

Il presidente Silvio Berlusconi sappiamo dov’è e che incarichi occupa attualmente. Per quello che vale il nostro augurio, gli auguriamo buon lavoro.

Dall’anno 2007 Il maestro venerabile Licio Gelli è posto in detenzione domiciliare nella sua casa “Villa Wanda” (dal nome della moglie) di Arezzo per scontare la pena di 12 anni per la bancarotta del Banco Ambrosiano. In un’intervista rilasciata al quotidiano nazionale La Repubblica il 28 settembre 2003 ha raccontato: “Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa in 53 punti”.

 

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