La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » musica

Vivo da Re: genesi e destino di Enrico Ruggeri e i Decibel

Scritto da – 29 Luglio 2011 – 19:17Nessun commento

Partiamo dai titoli di coda. I Decibel, i Sex Pistols italiani, si sciolgono. Iniziano gli anni ’80 e la supernova del punk nostrano cola come una slavina sporca sul sole di Sanremo. I fiori dell’Ariston avevano appena immortalato una delle edizioni più memorabili e potenzialmente “pericolose” del decennio: si erano presentate alle selezioni due tra le bandiere del nuovo rock tricolore, due tra le band più corrosive e al passo con gli umori internazionali del tempo: gli Skiantos, germi cattivi e dadaisti del ’77 bolognese, e i Decibel di Milano, considerati “i fighetti” del nuovo fermento punk meneghino, assoldati dalla Spaghetti Records, creatura di reduci freakettoni come Silvio Crippa e il mitico Shel Shapiro dei Rokes. Stagionati beatniks che allevano un vivaio di ragazzi provocatori e fin troppo disincantati nei confronti dello show business: sembra una favola, degna dei magnifici, impossibili anni di Apocalypse Now e London Calling. A condurre i giochi troviamo un supplente dell’Istituto Tecnico “Pietro Verri”, Enrico Ruggeri, che arriva in classe coi capelli ossigenati come Lou Reed, e che nonostante la gavetta nell’universo delle occupazioni e dei movimenti studenteschi ha un solo scopo: entrare nella storia della musica. Ad ogni costo.

Si parte dall’Inghilterra, seguendo le diramazioni del Bowie più malato di metropoli fumose e riff taglienti, si inizia aprendo storici concerti italiani di icone britanniche di tutto rispetto: Adam & The Ants, Heartbreakers, persino Xtc. Se Milano in quegli anni è un porto del nuovo rock, i Decibel divengono ben presto gli apostoli del nuovo verbo d’oltremanica.

L’album d’esordio della band viene frettolosamente battezzato “Punk”, con una storica copertina in cui un pugno chiodato infrange un vetro e tutti gli “-ismi” delle epoche precedenti: nazismo, pacifismo, maoismo e consumismo sono simboli didascalici di un mondo da archiviare, da reinventare, per l’ennesima rivolta. Quello di Ruggeri è effettivamente un personaggio innovativo e fino allora atipico nel bestiario della musica leggera italiana: non è un urlatore pop, non è un cantatore intimista né politicizzato, non è il musicista virtuoso jazz-prog né il glam-rocker fine a se stesso. È tutto questo frullato in un calderone contraddittorio e irriverente.

L’idea di esser davanti a un talentuoso prestigiatore appare evidente già dalla presentazione: diventare nel 1978 il volto più riconoscibile del punk nostrano, pur presentando un sound ancora acerbo e intriso di anticaglie glam e di canonici riff hard rock, è impresa da abili imbonitori. Ma sono le liriche a ipnotizzare il pubblico, uno sguardo ingenuo ma accattivante che riesce a far assorbire curioso fascino e carisma oscuro in un colpo solo. Con pochi colpi ben assestati viene liquidato il culto della mobilitazione politica, ormai inaridita da ciò che resta del movimento studentesco (Leader), le pretese di una rivolta femminista sempre più autoreferenziale (Col dito, col dito…), e viene dichiarata guerra ai media sempre più devianti e opprimenti (Il lavaggio del cervello). Viene predetto anche il destino del delirio d’onnipotenza tipico del rock, con una preveggenza sul delitto Lennon di due anni dopo (Rockstar), con la convinzione di poter fagocitare lo star system imperante, di poter sottrarre la corona all’ultimo imperatore. E quindi il colpo di genio: presentare gli enfants terribiles a Sanremo con un look new wave camicia e cravatta, e un brano cabarettistico ed elegante come Contessa. Risultato: gli Skiantos, puristi dell’irriverenza vengono cacciati per la loro goliardica “Fagioli”, i Decibel trionfano e conquistano un quarto posto di tutto rispetto. Si urla al tradimento da parte delle frange dei teppisti più “pettinati” che fino allora erano stati al gioco, ma le teenagers d’Italia hanno i loro nuovi antieroi.

Il canto del cigno dei Decibel sarà anche il manifesto di Ruggeri, Vivo da re inizia gli anni ’80 e getta i semi per una folgorante carriera solista. Un giovani cantante poco più che ventenne, ha già sul proprio spartito il destino che lo accompagnerà. Un artista polivalente che ha sempre giocato sull’equilibrismo per restare indipendente, indefinibile, sempre a un passo dallo sprofondare nel proprio sarcastico distacco, coerente nello sbagliare pur di capirsi, evolversi e sorprenderci. Unico rammarico aver dovuto assistere a un’involuzione etica repentina, proprio in questi ultimi anni.

Dopo esser sfuggito ad ogni etichetta e categoria per anni, non ci saremmo ad esempio aspettati di vederlo aprire nel 2009 la prima festa del PDL (“Festa nazionale della libertà”, ndr), o di sentirlo dichiarare le proprie esplicite simpatie per il Presidente del Consiglio più controverso della Storia d’Italia. Quando abbiamo notato al programma Scorie di Rai Due il buon Rouge in compagnia di una “ragazza altalena” che è diventata l’anno dopo consigliere regionale, nella stessa Milano “patria natia” e sede elettorale del nostro cantautore, una riflessione è giunta spontanea: si può vivere da re senza garantire coerenza, ma sarebbe auspicabile conservare un dignitoso fondamento di moralità.

Che strade percorri toccando il cuscino?
A volte, lo so, mi vorresti vicino,
morendo un po’.

Ma vivo da re.

(Vivo da Re, 1980)



 

Forse potrebbe interessarti:

  • No Related Posts

Facebook comments:

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.