Panoramica europea: la sconfitta del rigore e del purismo
Il Parlamento europeo uscito dalle elezioni svoltesi la scorsa settimana riflette le tensioni e i malumori dei cittadini dell’Unione, ma anche le diverse prospettive degli elettori nei confronti dell’Europa unita. Le elezioni sono state vinte dal Partito Popolare Europeo (PPE), secondo classificato il Partito Socialista Europeo (PSE), che ha mantenuto sostanzialmente lo stesso numero di parlamentari. A questi due schieramenti seguono il partito centrista Alleanza dei Democratici Liberali (ALDE), i Verdi, la Sinistra Unitaria Europea e l’Europa delle Libertà; quest’ultimo schieramento, ha visto un forte incremento in molti paesi europei. La vittoria del Front National in Francia ha infatti allarmato gli europeisti che temevano una nuova diffusione delle ideologie nazionaliste propugnate dai movimenti raggruppati nello schieramento dell’Europa delle Libertà, che vorrebbero “un’Europa delle patrie”, il ritorno alle valute nazionali e la precedenza accordata alle leggi nazionali prima che a quelle unitarie.
L’affermazione del Front National in Francia può essere considerata la conseguenza del fallimento del centro destra nell’affrontare la crisi negli anni passati e la delusione suscitata in molti elettori dalle politiche del Partito Socialista, caricato di troppe aspettative durante le elezioni politiche di due anni fa, ma non si deve dimenticare che già nel 2005 fu proprio la Francia, insieme all’Olanda, l’unica oppositrice della Costituzione Europea. Lo schieramento degli euroscettici ha vinto anche in Gran Bretagna, ma si è affermato soprattutto in Danimarca e in Austria, dove ha raggiunto il 20 % delle preferenze; occorre comunque osservare che si tratta dei paesi dove il nazionalismo è più forte, inoltre, fatta eccezione per l’Austria e la Francia, gli altri paesi dove questi movimenti si sono affermati non hanno adottato l’euro, la Gran Bretagna ha indetto per il 2017 un referendum per confermare la sua adesione all’Unione Europea.
I partiti conservatori si sono affermati soprattutto nell’Europa Orientale, mentre in Spagna, Austria e Belgio i conservatori hanno vinto di stretta misura contro i partiti progressisti e si sono affermati i movimenti euroscettici; in Germania, Lussemburgo e Repubblica Ceca hanno vinto partiti di centro. I partiti di sinistra hanno vinto in Estonia, Grecia, Portogallo, Svezia, Malta, Romania, Repubblica Slovacca e soprattutto in Italia, dove la netta vittoria del Partito Democratico ha permesso al Partito Socialista Europeo di raggiungere i Popolari, mancando di poco il sorpasso. In Irlanda ha invece vinto una coalizione indipendente di centrodestra, mentre nei Paesi Bassi i dodici seggi vinti saranno divisi tra popolari, socialisti ed euroscettici perché si sono classificati su una situazione di parità.
Osservando l’esito delle elezioni si nota che la Sinistra ha vinto soprattutto nei paesi dell’Europa meridionale, colpiti più duramente degli altri dalla crisi economica, dalla Grecia al Portogallo all’Italia, si è confermata in Estonia, paese tradizionalmente progressista, e in Romania. La vittoria del Partito Democratico in Italia, che si è attestato intorno al 40 %, la soglia più alta mai raggiunta, è stata anche una reazione popolare alle campagne elettorali condotte dalle opposizioni, tutte accomunate da una profonda ostilità verso l’Unione Europea e la Germania e incentrate sul ritorno alla lira; la mancanza di un programma di governo serio e una campagna elettorale “distruttiva” anziché propositiva, basata sull’uso esasperato degli insulti e priva di qualsiasi programma politico, alla fine non ha fatto presa sugli elettori e ha favorito la vittoria del PD.
I conservatori hanno perso terreno un po’ ovunque, scalzati dall’affermazione dei movimenti euroscettici; la Spagna è forse il caso più emblematico, perché i popolari, pur avendo vinto, hanno comunque subito un tracollo e si è affermato il movimento anti – sistema Podemos.
Queste elezioni segneranno comunque uno spartiacque nella storia dell’Unione Europea, perché hanno sconfessato la politica del rigore economico e, conseguentemente, anche la linea politica finora adottata; d’altro canto, con i Popolari e i Socialisti quasi pari e gli euroscettici in crescita, quasi certamente il nuovo governo continentale sarà di coalizione e non potrà più non tenere conto delle istanze provenienti dagli stati in difficoltà, ma dovrà anzi favorire l’integrazione tra i vari paesi membri dell’Unione per fermare l’avanzata dei movimenti nazionalisti, seguendo l’ideale della federazione europea teorizzata nel Manifesto di Ventotene del 1941, primo progetto di un’unione federale europea teorizzato negli anni della Seconda Guerra Mondiale da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.
[…] Il Parlamento europeo uscito dalle elezioni svoltesi la scorsa settimana riflette le tensioni e i malumori dei cittadini dell’Unione, ma anche le diverse prospettive degli elettori nei confronti dell’Europa unita. Le elezioni sono state vinte dal Partito Popolare Europeo (PPE), secondo classificato il Partito Socialista Europeo (PSE), che ha mantenuto sostanzialmente lo stesso numero di parlamentari. A questi due schieramenti seguono il partito centrista Alleanza dei Democratici Liberali (ALDE), i Verdi, la Sinistra Unitaria Europea e. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]