La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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La doppia sfida del giornalismo italiano

Scritto da – 18 Gennaio 2016 – 09:55Nessun commento

Giornalisti asservitiFare il giornalista in Italia non è stato sempre facile. Quantomeno, non lo è stato per chi metteva al primo posto integrità e onestà intellettuale. Il giornalismo nel nostro Paese ha superato diversi momenti difficili, dalle veline dell’era fascista alle veline del Berlusconismo, passando attraverso gli oscuri anni della Democrazia Cristiana. Ne è un esempio la piccola emittente televisiva di Partinico, Telejato, e del suo fondatore Pino Maniaci, il quale continua a subire minacce e intimidazioni a causa dei contenuti diffusi. Tuttavia, pur non volendo né dimenticare, né sottostimare un tale cancro, la più grande minaccia alla salute del giornalismo italiano è rappresentata da una ben più insidiosa tendenza: la mancanza di credibilità.Prima di tutto, le notizie sono generalmente considerate alla stregua di ogni altro prodotto commerciale, rendendo di conseguenza il sensazionalismo più importante della verità stessa. Attrarre il lettore è l’obiettivo principale di molti giornali, i quali distorcono la realtà allo scopo di rendere le notizie più attraenti. Una pratica oramai estremamente diffusa in molte pubblicazioni online è quella del clickbating. Bait in inglese significa esca; il click, tutti sappiamo cosa sia. Dunque, questa tattica consiste nello scrivere dei titoli non falsi, ma estremamente ingannevoli e tendenziosi, che spingano l’internauta a cliccare sul link dell’articolo e generare visite al sito. Più visite, più pubblicità, più soldi. Semplice e lineare. Il problema sorge nel momento in cui il lettore si trova davanti a titoli che non rispecchiano assolutamente il contenuto del pezzo, i quali, per giunta, sono anche spesso del tutto privi di interesse o utilità. Lo stesso principio è applicato alla televisione, mezzo nazionalpopolare per definizione. Qui è lo share a dominare le menti dei giornalisti e dei conduttori televisivi, che spettacolarizzano le notizie nei modi più sfacciati, dimenticando valori come l’etica giornalistica o il rispetto per la verità. Questa inversione nella scala delle priorità sta fortemente influenzando la qualità del nostro giornalismo che, ogni giorno di più, si distacca dalla sua originale natura di servizio di pubblica utilità, diventando uno strumento per influenzare o distrarre l’opinione pubblica. O semplicemente per fare soldi.

Certo è che la rivoluzione digitale che ha investito il mondo dell’informazione in tutto il mondo, rappresenta una sfida per il giornalismo italiano. Come rendere economicamente sostenibile quest’industria? In fondo, la necessità di comprare un giornale per essere informati non è più così imperante. Le notizie sono oramai veicolate tramite i social media e, a meno che non si voglia approfondirle davvero, basta avere uno smartphone, un pc o una televisione per essere aggiornati sulla polemica del giorno. Se si aggiunge il fatto che in Italia, di giornali, se ne sono comprati sempre molto pochi, si comprende facilmente dove nascono i problemi economici delle testate italiane (che pur tuttavia, si ricorda, ricevono finanziamenti pubblici). Problemi per ora assorbiti sulla pelle dei giovani e non-più-giovani giornalisti italiani, sulle spalle dei quali si fonda questo impero di notizie. Le redazioni online si basano sul lavoro di decine di giornalisti freelance sottopagati, il cui lavoro è così sottostimato che necessariamente la sua qualità ne risente. Se a questo si aggiunge che pare non esserci alcun controllo, né di contenuti, né di forma, su ciò che viene pubblicato online, si ottiene l’inevitabile risultato di cui sopra: il giornalismo italiano non è più credibile.

Ovviamente, esistono le eccezioni. Ovviamente, non è una crisi che riguarda solo il nostro Paese. Tuttavia, ciò che è certo, è che ora ci troviamo davanti ad una doppia sfida. Da un lato, la necessità di adattarci ai cambiamenti moderni è sempre più incipiente. Dall’altra, ci sarebbe un gran bisogno di tornare ai tempi d’oro, quando ancora l’informazione era considerata un servizio pubblico e il lavoro del giornalista era rispettato, dal pubblico e dai giornalisti stessi.

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