La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Duecento anni di musica: Verdi e di Wagner nel tempo

Scritto da – 3 Aprile 2013 – 15:35Nessun commento

Quest’anno ricorre il bicentenario della nascita di due grandi compositori, Giuseppe Verdi e Richard Wagner, due personalità molto complesse che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura. Le loro opere, che hanno accompagnato l’unificazione storica dell’Italia e della Germania, sono ancora oggi rappresentate in tutto il mondo con enorme successo. In Italia il melodramma diventò il genere musicale dominante nell’Ottocento, quasi a scapito della musica strumentale, con le grandi opere di Rossini, Donizetti, Bellini, ma Verdi lo portò all’apice grazie alle sue bellissime melodie e alle arie celeberrime come il coro Va’ pensiero del Nabucco, in cui la condizione degli Ebrei privati della loro terra venne subito associata a quella degli Italiani che combattevano per l’unificazione.Wagner trovò l’ispirazione per le sue opere nelle grandi saghe germaniche medievali come i Nibelugenlied e nella mitologia nordica, con figure come Tannahuser e Lohengrin, ma fu con il Tristano e Isotta (1857 – 1859) che il compositore ideò la sua rivoluzionaria idea del melodramma, non più diviso in arie ma con l’unione delle varie parti in un insieme organico e la fusione di musica, dramma e recitazione. Questa nuova forma musicale, definita Opera d’arte totale, trovò la sua più compiuta espressione nella Tetralogia del 1876, in cui ben quattro opere (L’oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido e Il crepuscolo degli dei) sono connesse tra loro, quasi a formare un unico, immenso, dramma.

Il pubblico ottocentesco si spaccò di fronte alle opere di questi due compositori, entrambi acclamati in tutta Europa; dopo l’Unità d’Italia, Verdi per un periodo trovò maggior successo in Francia e in Gran Bretagna che non nel suo paese, tanto che alcune opere ebbero la loro prima all’estero, come l’Aida, allestita al Cairo nel 1871 per celebrare il taglio del Canale di Suez; Wagner invece visse per anni in esilio, a causa della sua partecipazione alla rivoluzione del 1848, fuggendo prima a Parigi e poi riparando in Svizzera. Il successo delle sue opere gli valse la revoca del bando politico nel 1861 e poté così tornare in Prussia, dove fece costruire nella città di Bayreuth un nuovo teatro con un’architettura studiata appositamente per l’esecuzione delle sue opere.

In Italia Verdi tornò al successo con le sue ultime due opere, l’Otello del 1887 e il Falstaff del 1893, mentre Wagner si era spento dieci anni prima a Venezia dopo aver completato il Parsifal.

L’aspetto che forse ha condizionato negativamente le figure di questi due compositori e delle loro opere è stata la loro visione in chiave prettamente politica, prima ancora che artistica. Verdi è stato da sempre associato esclusivamente al Risorgimento, salutato come un vate dell’Unità, ma la sua produzione operistica è molto varia, comprendendo anche opere buffe come Falstaff, o un dramma borghese come la Traviata, un’opera non più ispirata a saghe storiche o a figure del passato, ma contemporanea all’epoca dell’artista.

Wagner venne invece esaltato nella Germania nazista, per le sue opere ispirate al mondo germanico medievale, ma anche per le sue idee raccolte in alcuni saggi, che anticipavano in parte elementi che poi sarebbero stati esasperati dall’ideologia del Terzo Reich. In Israele, fino a qualche anno fa, l’esecuzione delle opere di Wagner era bandita, ma il divieto è stato superato in seguito all’allestimento di alcuni suoi lavori diretti da Daniel Baremboim.

Il bicentenario è stato aperto dalle polemiche suscitate dalla decisione di allestire per la prima alla Scala della stagione 2012 – 2013 il Lohengrin, ma la direzione del teatro milanese ha già annunciato di far iniziare la prossima stagione con la Traviata; altri teatri italiani come La Fenice di Venezia hanno invece messo in scena opere di Verdi già quest’anno. Le vicende relative agli allestimenti teatrali sono state in parte lette, come al solito, in chiave politica, con riferimento ai rapporti tra Italia e Germania; al di là della scelta discutibile della Scala, che poteva comunque allestire già nella scorsa stagione un’opera verdiana per la prima, la speranza è che questo bicentenario possa servire a far conoscere meglio questi due grandi compositori e le loro opere, celebrandoli come artisti e non come ideologi o figure politicizzate, ricordandone anche il contributo impresso ai fatti storici dell’Ottocento, dall’unificazione italiana a quella tedesca (non si può fare una storia del Risorgimento senza citare Verdi, così come non si può esaminare la cultura tedesca rinunciando a Wagner), ma senza utilizzarli come pretesto per polemiche sterili ed inutili come quelle che hanno accompagnato la Prima scaligera del dicembre 2012.

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