La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Casal di Principe: “qui la camorra ha perso”

Scritto da – 30 Giugno 2014 – 14:40Un commento

Fare la differenza. Essere ricordato per il contributo che si è dato al proprio paese. Aiutare chi si trova in difficoltà. Queste dovrebbero essere le massime aspirazioni per chiunque intenda fare politica, a qualsiasi livello, dal piccolo centro di provincia al Paramento nazionale. Alla chiusura di questa tornata elettorale, non solo europea, sono stati eletti molti sindaci di città rilevanti da un punto di vista politico, che possono essere considerate come un indice della voglia di “cambiamento” che dilaga nel Paese. Al di là delle sterili rivendicazioni partitiche su chi abbia avuto la meglio e ottenuto il risultato più consistente, la vera differenza l’ha fatta un medico, eletto in un paesino sperduto di poco più di 20.000 abitanti, incastonato quasi al centro dello Stivale. Aveva già fatto il sindaco, questo dottore, esattamente 20 anni fa, ed era rimasto in carica per quasi un anno. Aveva subito iniziato a capire che la sua strada sarebbe stata in salita: avendo deciso di pedonalizzare il centro cittadino aveva fatto mettere dei paletti per impedire il passaggio di macchine e motorini, ma questa decisione non piacque ad alcuni abitanti “di spicco” del paese, che per settimane, ogni sabato, sradicavano i citati paletti e li lasciavano in bell’ordine davanti alla sua abitazione. Classici gesti di intimidazione per dimostrare chi realmente comanda e ha il controllo del territorio.

Questa terra, dove è nato e cresciuto, non è un posto facile in cui nascere, crescere e vivere, e prima di lui il Comune che ora dovrà guidare nel difficile cammino di rinascita è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ben tre volte negli ultimi anni. Qualsiasi politico venga da quelle terre deve fare i conti con la criminalità organizzata che le infesta, e il più delle volte farci i conti significa scendere a compromessi con essa, se non addirittura farsi finanziare la campagna elettorale in prospettiva dei numerosi vantaggi che la camorra e il boss di turno potranno trarre dall’appoggio del politico che hanno fatto eleggere. Per capirci: appalti, finanziamenti pubblici, vincita di gare, minore controllo sul territorio.

Ma il nostro dottore è un uomo diverso, e le premesse con cui è stato eletto il 9 giugno sembrano confermarlo e far ben sperare. Durante la sua precedente esperienza come Primo Cittadino, la sua città e, nel complesso, la nazione intera è stata colpita da uno dei peggiori omicidi di camorra mai realizzati, forse quello grazie al quale le coscienze del maggior numero di persone si sono risvegliate e hanno deciso di dire “Basta”. Il 19 marzo 1994 Don Peppe Diana viene assassinato nella Chiesa di San Nicola a Casal di Principe, poco tempo dopo la giunta guidata da Renato Natale decade perché boicottata dalla stessa maggioranza che la sosteneva. Ma Natale non si dà per vinto, come medico assiste gratuitamente presso il centro Caritas di Castel Volturno, è il referente locale per Libera, l’associazione di Don Ciotti, ed entra a far parte del Comitato Don Peppe Diana.

Il primo gesto che fa come sindaco neo eletto è farsi fotografare con alle spalle uno striscione che recita “CASAL DI PRINCIPE: QUI LA CAMORRA HA PERSO”. Dichiararsi apertamente contro i clan gli è già costato tanto in passato, davanti alla porta di casa sua è stato deposto sterco e ogni genere di rifiuti, e recentemente un pentito ha raccontato del progetto, poi sfumato, di inscenare un incidente stradale per toglierlo di mezzo. In territori come quelli, un’affermazione come questa, LA CAMORRA HA PERSO, il Sistema non ce l’ha fatta ad arrivare al potere, è un gesto che prima risultava inconcepibile: non si parla di certi argomenti così espressamente, lì, in quella che è considerata la roccaforte del clan più potente e spietato degli ultimi decenni della storia criminale italiana, appunto il clan dei Casalesi.

Renato Natale ha proposto una rottura con il passato, un gesto fortissimo che vale più di mille discorsi programmatici e buoni propositi per il lavoro assurdamente complicato che lo aspetta. Se riuscisse a realizzare anche in minima parte ciò che si è ripromesso di fare, sarebbe un esempio lampante di come l’impegno politico va ben oltre la desolazione cui siamo tristemente abituati, in cui il tornaconto personale incide quasi esclusivamente sulle scelte prese per la collettività. In questo caso, le scelte prese per la collettività sono state palesemente in contrasto con il tornaconto personale, e bisogna rendere onore ad un uomo che ha deciso di sposare questa causa.

Chiara Cataldo


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