La crisi: se da economica diventa isterica
Forse non lo sai, ma tu, studente universitario tra i 18 e i 25 anni, sei un nativo digitale spurio. Stai vivendo la tua adolescenza allungata. Due generazioni fa il passaggio all’età adulta coincideva con la maturità sessuale e avveniva intorno ai 14 anni, oggi siamo adulti sessualmente tra i 12 e i 14 anni, socialmente solo intorno ai 26. Se siamo bamboccioni e un po’ sfigati ancora intorno ai 28 anni, insomma, non è colpa nostra, ma della società: lo dice la scienza. Il corpo e la mente umana sono cambiati nell’arco di cento anni e abbiamo bisogno di nuove definizioni di noi stessi: viviamo una rivoluzione antropologica e cognitiva.
Prima di tutti, lo spiegano gli artisti. Dove? Alla Triennale di Milano, che fino al 1 aprile ospitava la mostra “Da Zero A Cento. Le nuove età della vita”. Organizzata dalla Fondazione Golinelli e curata da Giovanni Carrada e Cristina Perrella, la mostra è un dialogo tra arte e scienza per indagare i cambiamenti della mente e del corpo rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto. Cominciamo a dire che le tre età della vita – così come le vedevano Tiziano, Giorgione e anche Klimt – sono diventate sei.
Nati prima di essere nati. La mostra inizia in una bolla d’aria dentro una scatola di vetro: così Anish Kapoor vede la vita prima della nascita, fragile e trasparente. E la pancia della moglie di Gabriel Orozco sembra un uovo. Exhibit scientifici e postazioni interattive permettono di misurare, calcolando la differenza tra l’indice e l’anulare, il livello di testosterone nel corpo, trasmesso dalla madre e responsabile di molti aspetti della personalità.
Non hai ancora iniziato a capirci niente e ti trovi già immerso nel mondo reale. Comincia l’infanzia. L’artista israeliano Guy Ben-Ner propone un video low-tech, parafrasi dell’Enfant sauvage di Truffaut: il padre, Guy, educa il figlio alle prime esperienze con il mondo. Trattieni il fiato quando il padre chiude il bambino in una scatola per vedere se riesce a scoprirne il meccanismo di apertura. Martin Creed riempie una stanza di palloni di tutti colori, pesi e dimensioni: puoi giocare.
L’installazione si modifica, e anche tu. L’adolescenza è una guerra. Nelle fotografie di Ryan Mc Ginley il corpo di un’adolescente tragico, fragile e violento, ha domato un falco. Il tuo cervello aperto ad ogni sollecitazione, intanto, coglie gli stimoli del video-documentario sull’adolescenza. Aggressività, sbalzi di umore, ricerca di esperienze al limite delle proprie potenzialità, isteria e ricerca di compensazione psicologica nelle droghe e nell’alcol: la corteccia prefrontale responsabile dell’autocontrollo e della pianificazione dei comportamenti è in questa età meno sviluppata di tutte le altre zone del cervello. Cento anni fa si cominciava a lavorare a 16 anni. Oggi la società ci permette di diventare adulti intorno ai 26-28 anni.
Un’adolescenza più lunga non è per forza un male: più tempo per costruire la propria istruzione e formare la mente, ma enormi difficoltà per raggiungere l’indipendenza economica. Una serie di fotografie di Evan Baden, The illuminati, racconta la generazione dei nativi digitali: volti di ragazzi e ragazze illuminati dagli schermi di dispositivi tecnologici con l’eleganza e gli effetti luministici della pittura del ‘600. I nati dopo il 1995, definiti “nativi digitali puri” o “millennials” si differenziano dai “nativi digitali spuri”, tra i 18 e i 25, per l’intelligenza più fluida, la maggiore familiarità con il web e una cultura partecipativa, caratterizzata dalla condivisione del sapere e dalla mentorship informale. La giovinezza e l’amore. Per trovare il tuo partner ideale, all’occhio basta 1/30 di secondo. Dimentica gli stereotipi: ciò che più apprezza in una donna sono la pelle liscia, le labbra turgide e gli occhi vivaci, nell’uomo la simmetria del volto, segni di giovinezza e vitalità che cominciano a perdersi con il passare degli anni. Un video di Frances Stark racconta i rapporti sentimentali in videochiamata.
Arriva la maturità. Il meraviglioso trasformismo di Cindy Sherman, interprete di uno sterminato campionario di identità femminili, parla dei rimpianti di una ricca borghese americana attraverso rughe, gioielli e occhi arrossati: l’affermazione dello status sociale è in grado di soffocare ogni desiderio. Improvvisamente vecchi, sentiamo avvicinarsi la morte: in Frolic and detour di John Pilson la signora con la falce segue un manager in tutte le attività quotidiane. Ma non è mai troppo tardi per trovare la felicità: nel video di Stefania Galegati un’anziana signora rivede il suo amore giovanile in televisione e parte alla sua ricerca per le strade di Bagnacavallo.
Chiude la sezione la serie My grandmothers di Miwa Yanagi, auto-proiezione di giovani donne alle quali viene chiesto di immaginare se stesse tra 50 anni. A volte sentiamo di vivere in un mondo che non ci appartiene, che dobbiamo cercare di cambiare più in fretta di quanto il mondo possa cambiare noi. Comprendere il mondo e comprendere sé stessi è un tentativo che dura una vita e che passa anche, e soprattutto, attraverso l’arte.
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