Dove va la (buona?) Scuola?
“Bastano due generazioni ben istruite per far rifiorire il destino di una Nazione” (Giolitti).
Si chiama Nance Atwell ed è l’insegnante più brava del mondo. È stata premiata pochi giorni fa con un milione di dollari a rate da spendere in dieci anni, in quello che va a costituire il Global Teacher Prize, premio che ha lo scopo di risvegliare l’attenzione del mondo sul ruolo degli insegnanti, come ha riferito Bill Clinton al momento di presentare i candidati alla finalissima. Mio padre mi ha sempre detto che non tutti i bambini della sua generazione avevano accesso all’istruzione, anche se questa era obbligatoria, molti decidevano di andare a lavorare, ma che questo per loro non avrebbe costituito un problema, perchè vi sono due modi per apprendere come gira il mondo: i racconti della nonna e la scuola. Cosa lega questi due è racchiuso in una sola parola: esperienza. C’è molta più vita e insegnamento tra i banchi di scuola che altrove. E in effetti Nancie Atwell un po’ ricorda una nonna, con i capelli bianchi, gli occhi azzurri, vestita sempre elegante, afferma che i suoi ragazzi “leggono quaranta libri l’anno”, affinando notevolmente il linguaggio. “Curiosity, compassion, and pleasure need to be at the center of school again…interest and engagement drive achievement” – “Curiosità, comprensione e piacere devono tornare al centro della scuola…l’interesse e l’impegno portano al risultato”, con queste parole la figlia Anne Atweel- Mcleod si congratulava con la madre.
Chissà che un giorno il prossimo premio non possa essere di un’insegnante Italiana/o, magari proprio una/uno tra quei docenti precari a cui sarà permesso grazie alla riforma della scuola portata avanti dal governo Renzi e dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, di trovare un posto fisso. Questo è uno dei punti cardini della riforma che ha destato molti dubbi e interrogativi; 100.700 all’incirca i precari che rientreranno nel piano di stabilizzazione, accedendo alla cattedra solo per concorso e qui il premier si è pronunciato sostenendo che non si creeranno liste di “idonei” in attesa, o si passa il concorso o si rimane fuori. Altro punto focale che ha visto in questi anni i governi sotto accusa è quello per la messa in sicurezza degli edifici scolastici che non rispettavano le norme edilizie, con tetti e pavimenti pericolosi, crepe nei muri, finestre rotte. Il governo ha stanziato fondi per oltre un miliardo di euro con circa 3000 interventi urgenti in tutta Italia, forse facendo proprio l’insegnamento di Roosevelt, quando per motivare la spesa delle risorse del New Deal disse che ” la scuola deve essere l’ultima spesa su cui l’America è disposta a economizzare”.
Centrale diventa il ruolo del preside, parola che, se prima delineava un mero burocrate e veniva evocato nella tipica frase ” se non rispetti le regole, ti mando dal preside!”, ora è marcata da un significato spiccatamente autoritario. Oltre a curare l’aspetto amministrativo ed economico di controllo e gestione delle risorse (che comunque comporta in virtù della trasparenza, la pubblicazione obbligatoria online dei bilanci ogni anno ), e provvedere all’ordinario compito di coordinamento didattico all’interno dei consigli di istituto, con questo Ddl il preside è chiamato a giudicare personalmente l’operato dei docenti dal loro curriculum, distribuendo indennità e premi di merito che non tengano conto dell’anzianità e sarà egli stesso soggetto a valutazione e, se necessario, sostituito ( un mandato che ha in ogni caso scadenza triennale). Potrà selezionare i docenti in piena autonomia, nonchè nominare un vicepreside di ausilio alla propria attività, insomma è destinato a giocare un ruolo importante e con responsabilità aumentate rispetto al passato.
Anche questo passaggio viene ricoperto da perplessità mosse sia dall’Associazione Nazionale Presidi che dagli stessi studenti, a cui la scuola appare più un’impresa e il suo centro dirigente un vero e proprio direttorio che rincorre derive manageriali. Prima di tutto, occorre rispolverare il concetto di meritocrazia che in Italia, si sa, ha sempre rappresentato qualcos’altro (come evitare le chiamate clientelari e soprattutto, garantire la possibilità di rimuovere un professore da un suo incarico?). In secondo luogo si sa che il potere autonomo è uguale all’arbitrarietà, se a questo non vengono posti freni e limiti, normativamente disciplinati.
Insomma un cambio di rotta da parte del governo che ha spaccato in due l’opinione pubblica, tra chi ritiene che sia necessario riformare l’istruzione perchè è grazie a questa che si pongono le basi per il futuro dei ragazzi che devono essere più audaci, coraggiosi e competitivi con gli altri atenei, e chi invece pensa che tra tutti i temi bollenti, quello della scuola non sia di primo ordine, ( in 40 piazze in tutta Italia, sono scesi in 50 mila secondo l’Uds, per “sfiduciare il governo e costruire un’alternativa”).
Giorgia Boccherini
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