La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » Società

Donne inadatte alla politica: parola di Papa

Scritto da – 9 Aprile 2013 – 15:47Nessun commento

“Le donne sono naturalmente inadatte per i compiti politici”. Dichiarazione mai smentita ed attribuita all’allora arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio – oggi osannato pontefice, nel cui operato fedeli (e non) sperano per una ventata progressista nel polveroso oscurantismo cattolico che parrebbe prevalere ancora. Sembra, infatti, che le donne non siano adeguate a ricoprire cariche di rilievo in ambito politico e che questa inettitudine sia da ricercarsi in motivazioni di ordine biologico/fisiologico. Strutturalmente le donne non presentano quelle doti che si suppone rendano “buono” un politico, che lo rendano cioè un “buon politico” (con tutti i limiti che, inevitabilmente, porta con sé una definizione di tal genere). Per natura,una donna non presenta caratteristiche idonee ad adempiere al meglio i compiti di un commediante della politica, dunque. La sua “conformazione” fisico/mentale le inibisce questa possibilità. Curioso, se non sconcertante, che in questo presente tutto proteso al progresso, ad un inarrestabile miglioramento delle condizioni di vita, ad un avanzamento continuo e costante delle nostre conoscenze tecniche, vi sia un personaggio pubblico ed un uomo individualmente inteso, innanzitutto, che sostenga apertamente tesi di questa portata, ma ancor di più che a opinioni personali – discriminatorie, si potrebbe non a torto sostenere- conferisca un carattere di dogmaticità e normatività. “Per natura”. L’inferiorità socio-biologica della donna trova una tematizzazione fortunata e sapientemente costruita, quantomeno dal punto di vista teoretico, nelle pagine della “Politica” aristotelica. La posizione di subordinazione della donna in relazione all’uomo circoscrive il suo raggio d’azione e la reclude all’ambito strettamente familiare (la cura dell’oikos, sostanzialmente), mentre, va da sé, le preclude in toto la possibilità di dedicarsi all’attività politica.

Ma prima di questa teorizzazione -che rispecchiava l’opinione comune dell’uomo greco arcaico e classico – già Platone, nella sua imponente “Repubblica” aveva sancito l’uguaglianza tra uomo e donna, paventando la possibilità per il “sesso debole” (le sessualizzazione del linguaggio è ormai tanto comune da non essere manco considerata un problema, ormai) di accedere alle cariche politiche. Perché mai una donna non dovrebbe poter divenire “guardiano” della città? In un serratissimo esercizio di arte dialettica, il filosofo ateniese, per bocca dei personaggi che, come attori, disquisiscono sulle varie possibilità, portano avanti con efficacia argomentativa le proprie tesi o distruggono le altrui, arriva ad affermare che “Non c’è dunque, mio caro, nessuna occupazione tra quelle che riguardano l’amministrazione della città che sia propria della donna in quanto donna, né dell’uomo in quanto uomo; in entrambi i viventi, piuttosto, sono ugualmente distribuite le doti naturali, e per natura la donna ha parte a tutte le occupazioni, come a tutte ha parte l’uomo”.  Stiamo parlando di un pensatore vissuto circa -ci si perdoni in questa sede l’approssimazione storica- venticinque secoli fa. Ma che la situazione delle donne  sul terreno politico -per omettere tutto l’universo di problematiche di stringente attualità che gravitano attorno all’orizzonte femminile, dall’infibulazione ai troppo frequenti casi di maltrattamenti e stupri, dalla prostituzione, minorile e non solo, alle complesse questioni bioetiche che ineriscono la maternità, solo per citarne alcune-  sia tragica lo confermano anche altri segnali.

Si consideri il caso italiano:   da una parte assistiamo alla scandalosa mancanza di figure femminili tra i temibili dieci saggi scelti dal Presidente Napolitano con la finalità di restituire un poco di dignità ed ordine alla matassa politica oggi (possibile che gli aristoi italiani oggidì siano tutti e solo di sesso maschile?), dall’altra l’istituzione di  ridicoli contentini come le tanto osannate “quote rosa”. Per che motivo si dovrebbero assicurare per legge dei posti sugli scranni del potere politico ed economico alle donne? Non parliamo di una specie protetta di animali.

Lo sguardo fallo-centrico, che si oggettiva nell’uso di un linguaggio fortemente connotato dal punto di vista sessuale, trova in questa manifestazione la sua espressione più alta e compiuta- concedere alle donne un certo numero ed un certo tipo di posti  di lavoro o poltrone ben ubicate nel teatrino politico. Come le costituzioni octroyées, concesse dai sovrani al popolo, un atto di carità -un individuo posto in una condizione di superiorità che accorda il proprio favore a chi gli è sottomesso, legittimando così l’agire di quest’ultimo. Ma è di questo che le donne han bisogno? O meglio,direi che il quesito da porsi è il seguente: il genere femminile si merita un trattamento del genere? Paternalistico al massimo grado, intriso di bieco maschilismo. Un atteggiamento che muove da una prospettiva eminentemente uomo-centrica e che considera la donna “altro” da sé, una “specie” diversa, aliena, altra, appunto. Laddove, invece, si dovrebbe garantire la possibilità ad ogni individuo, in base a meriti intellettuali e professionali -e non certo fisico/biologici – di aspirare legittimamente ad esplicare le proprie potenzialità e a ricoprire ruoli di rilievo nei più disparati campi del sapere e del saper-fare.

Nicole Miglio

 

Forse potrebbe interessarti:

  • No Related Posts

Facebook comments:

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.