Università Statale di Milano: come frutti del Sessantotto. ExCuem continua la lotta
Qui Festa del Perdono, civico 3/7, Università degli studi di Milano. Tanto per chiarirci e chiarire le idee, propongo di seguito un brevissimo sunto degli eventi che tanto stanno facendo chiacchierare universitari e media. Fatti, non giudizi. Perché quelli, in cuor mio, preferisco rimandarli alla singolare coscienza del lettore. Sabato 4 Maggio. Autorizzazione da parte del Rettore Gianluca Vago ad uno sgombero-smantellamento del locale “Libreria autogestita ExCuem”, dopo ben un anno e mezzo di occupazione forzata. Lunedì 6. Alla riapertura della sede centrale, gli ex-occupanti contestano l’avvenuto trasloco invadendo l’atrio dell’ingresso principale, manomettendo un’auletta vicina all’Aula Magna e dando vita ad un vero corteo interno all’edificio. Slogan urlati, scritte sui muri, disturbo (volente o nolente) dell’ordinario svolgimento scolastico. Nel pomeriggio il Rettore richiede al Questore di Milano Luigi Savina l’azione delle forze dell’ordine (una cinquantina di poliziotti), le quali in breve tempo, a suon di manganellate contro i dissidenti, disperdono la folla. Folla che, a sua volta, si difende lanciando il lanciabile e non. La fitta sassaiola della vergogna. Sei feriti: quattro giovani e due sbirri. Martedì 7. Assemblea molto partecipata (sembrerebbe 300 ragazzi) e animata alle ore 14 presso l’androne maggiore dell’Ateneo. Nel frattempo un corteo si muove per le vie del centro, fino a ritornare in Festa del Perdono dove li aspettano, di nuovo, decine di caschi blu. Barricate; chiusura dei cancelli; ancora scritte, ancora slogan; emissione di un comunicato ufficiale di Vago rivolto a docenti – personale – studenti tutti (leggi qui); tafferugli in Piazza del Plebiscito a Napoli in solidarietà al collettivo milanese; infine la riconquista della vecchia libreria da parte del gruppo ExCuem, sancita dal romantico passaggio di libri attraverso le sbarre delle finestre.
Mercoledì 8. Mentre le camionette dei DIGOS sono stabilmente posteggiate in Piazza S. Stefano, pronte ad intervenire in caso di bisogno, mentre il Rettorato dell’Università di Bologna è temporaneamente vinto dagli organismi CUA e Hobo e mentre pure Roma3 manifesta interrompendo le attività didattiche della sede di Lettere e Filosofia, sempre e comunque in supporto ai colleghi meneghini, piovono richieste di spiegazioni alla consueta assemblea pomeridiana in Cà Granda. Special guest: alcuni cassaintegrati dell’Ospedale S. Raffaele e S. Paolo. Si parla di comunicare più efficacemente con gli studenti, di evitare imbrattamenti inutili (viene citata la scritta “Meno caramba, più bamba”). Si consiglia di accettare le critiche e di aprirsi veramente agli universitari, accantonando ogni tanto i cari “Sistema” e “Lotta”. Ci si rimprovera riguardo l’incidente che ha visto un bidello vittima di bottigliate. Ci si giustifica perché “La tensione è diventata altissima solo a causa dell’ingerenza della polizia”. Viene promesso d’intessere maggiori legami coi docenti ed una collaborazione con Macao (nel weekend dovrebbero esserci proiezioni video che ritraggono le cariche degli agenti antisommossa).
Stop. Nel tardo pomeriggio arriva una Lettera di ExCuem in risposta al Magnifico. Venerdì 10. Prevista una conferenza del Rettore Vago in Aula Magna, alle ore 10. Ovviamente gli attivisti presenzieranno, per ribadirgli la validità delle loro posizioni oltre che pretenderne le dimissioni. Ora, io ed il mio caporedattore Renzo Occhiuto ci siamo presi la briga, proprio ieri, di andare a parlare con due responsabili del collettivo in questione, che abbiamo trovato impegnatissimi a sistemare il “loro” spazio ferocemente divelto. Sinceramente, più come una coppia di lupi che si ricostruisce la tana dopo la tempesta, molto affranti e molto arrabbiati, che come cannaioli perditempo dei centri sociali. Ebbene, gli interrogativi di cui ci premeva avere risposta sono i seguenti. Incontri o dialoghi con l’amministrazione universitaria? “In occasione dell’insediamento del nuovo Rettore, dopo 11 anni di Decleva, e del consiglio di Gennaio abbiamo inviato una lettera e ci è stato concesso un colloquio. Vago chiedeva che diventassimo una cooperativa, che partecipassimo al bando di selezione pubblica indetto per lo spazio della Libreria. Non abbiamo accettato. Perché diventare un soggetto giuridico senza che ci venga assicurato di avere il locale ”Vi muovete ai margini della legalità.. “No, noi ci muoviamo al di fuori della legalità. Ma, badate bene, all’interno della legittimità. Consapevolmente, perché non ci riconosciamo in coloro che impersonano l’Istituzione Università. E’ una scelta obbligata.”Quindi, senza titoli o permessi, avete sfruttato per più di un anno una potenziale risorsa dell’Università? “ Abbiamo occupato e occuperemo. Occupazione è occuparsi, risuscitare uno spazio senza progetti. Noi ne abbiamo e ne abbiamo già attuati molti. Il progetto principe, comunque, rimane la messa in comune. Perché la Cuem è di tutti coloro che vivono l’Università. Deve essere di tutti.”
Si desume che rappresentiate la totalità degli studenti. Siamo sicuri che sia così? In molti guardano alla Cuem come una congrega di despoti. “ Rappresentiamo prima di tutto noi stessi, i nostri ideali e chiunque vi si rispecchi. Ciò non toglie che lavoriamo tutti i giorni, tutto il giorno con gli studenti e per gli studenti. Anche quelli che non ci vorrebbero qui.” Chi siete? “ Membri effettivi, ci aggiriamo sulla cinquantina. Purtroppo solo una decina si occupa quotidianamente della libreria. Studenti ed ex studenti.”Quei famosi tre giorni di festeggiamenti per il vostro anniversario… “Partiamo dal presupposto che le nostre entrate, grazie alle quali siamo sopravvissuti e cresciuti, sono costituite da offerte. Libere o provenienti dalla partecipazione di singoli alle feste e ai concerti che organizziamo. Abbiamo costi di gestione minimi, soltanto per la pulizia e la manutenzione, dunque riusciamo a reinvestire gli utili in libri, preferibilmente di case editrici indipendenti o minori, che vendiamo a prezzo sorgente e strumenti utili per gli studenti, vedi la fotocopiatrice.”Vi dicono che siete dei vandali… “Tutte le operazioni di disturbo che abbiamo compiuto (scritte sui muri, raduni, musica ad alto volume ecc..), sia in questi giorni che in passato, sono finalizzate esclusivamente a richiamare l’attenzione degli organi di amministrazione. Vogliamo solo essere ascoltati.”Per l’appunto, le scritte sui muri. Questo è l’argomento che mette tutti d’accordo: una barbarie. “ E’ anche motivo di continui scontri all’interno del gruppo. Tuttavia è un grave errore distogliere lo sguardo dai problemi sostanziali della nostra Università (vedi la disorganizzazione, le risorse insufficienti, la scarsa trasparenza dei fondi), per fossilizzarsi su una questione puramente secondaria.”Dialogate con i rappresentanti studenteschi? “Abbiamo l’appoggio di Sinistra Universitaria.
”Dite che lavorate con e per chi vive l’università, ovvero gli studenti. Non avete mai pensato di avvalervi, anche grazie a quei rappresentanti che vi appoggiano, di un referendum circa il vostro permanere in Festa del Perdono? Se non tempo fa, adesso sarebbe una mossa risolutiva. “Abbiamo fatto una raccolta firme, quando si discuteva se trasformare o meno l’aula in un’area ristoro con macchinette. In moltissimi hanno aderito dimostrandoci il loro consenso. Questo ci basta. Ora un referendum non servirebbe a più di quel ch’ è servita quella raccolta. Ad ogni modo, va detto che in università vige l’indifferenza. Per questo ci basta che gli studenti si pongano il dubbio di ciò che è legittimo e ciò che è responsabile.” Ecco. Perché la rivoluzione, se non si fa domani, si fa di certo in Primavera.
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