La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Il caso dei ragazzi intossicati durante uno Scambio Europeo: la parola alle vittime

Scritto da – 15 Febbraio 2016 – 11:28Nessun commento

intossicato da monossido Una quasi-tragedia, si sa, non suscita nei media lo stesso interesse di una compiuta. Tuttavia, alle volte ci sono storie che valgono la pena di essere trasmesse anche se non arriveranno a tutti, anche se non interesseranno tutti. Questa è la storia di una quasi tragedia, vissuta sulla pelle di ventitré ragazzi, di cui sette nostri compatrioti, partiti per uno Scambio Europeo promosso dall’Associazione Together Luxemburg a Vagney (Francia), in programma dal 20 al 28 gennaio scorsi. Lo scopo della settimana formativa, ci racconta D., una delle ragazze coinvolte, doveva essere quello di approfondire le conoscenze dei partecipanti riguardo al teatro. Ad andare in scena tuttavia non sono le lezioni e le aspirazioni dei ragazzi, ma un’opera dell’assurdo degna di Samuel Beckett. «Il posto è freddo, nei dormitori non c’è il riscaldamento. L’acqua cola dal soffitto, finendo in parte pericolosamente vicino a una lampadina, mentre il resto viene raccolto con dei secchi posati sul pavimento. La cucina è vecchia e nella sala dove c’è il camino, quest’ultimo è in funzione costantemente, alimentato con legna non appena si spegne. Mi accorgo del fuoco acceso sui fornelli, sui quali non stava cuocendo nulla. Chiedo spiegazioni e mi viene detto che serve a riscaldare l’ambiente della cucina.» A questo punto è già abbastanza chiaro ai ragazzi che l’alloggio non eccellesse di igiene, né di rispetto per le norme di sicurezza. In un luogo chiuso, la combustione, non solo della legna, ma persino di un fornello alimentato a gas, porta al consumo dell’ossigeno e alla formazione di anidride carbonica, nociva se respirata in grandi quantità. Tuttavia, il gruppo non poteva vedere, né sapere, del reale problema di quello stabile. Problema che ha manifestato le sue conseguenze già in poche ore. L’indomani tra gli ospiti del malsano alloggio alcune persone iniziano a sentirsi male. In mattinata degli organizzatori non v’è traccia e così i partecipanti organizzano una breve attività di gruppo in maniera autonoma. Una ragazza italiana di Desenzano del Garda manifesta a questo punto i primi sintomi dell’intossicazione. E non è la sola. «Durante l’attività la ragazza sviene due volte. S., l’organizzatore, non è presente e dunque la soccorriamo noi. Anche la cuoca nel frattempo non si sente bene, così rientra nella sua stanza, posizionata proprio sopra la cucina, per riposare. Io e altre ragazze della Repubblica Ceca e dell’Estonia cominciamo ad avvertire un forte mal di testa e uno strano senso di stanchezza. Finalmente arriva Stefan il quale, non curante, ci consiglia di andare nelle nostre stanze a riposare. Il gruppo di Italiani si ritrova nella camerata.» A questo punto tutti i ragazzi avvertivano un senso di malessere e qualcuno di loro, seriamente allarmato, vuole chiamare l’ambulanza.

A questo punto avevate capito cosa stava succedendo?
S. ci disse che le tubature del gas in cucina si erano rotte e che di lì a poco sarebbe arrivato il proprietario dell’alloggio per aggiustarle, rassicurandoci. Dubito che sapesse veramente cosa stava accadendo perché rispondeva con tranquillità, quasi sbeffeggiandosi di chi era seriamente preoccupato. Tra noi serpeggiava l’idea che si trattasse di gas, probabilmente proveniente dal camino, dunque quando tutti e ventitré abbiamo iniziato a percepire gli stessi sintomi, impauriti, non abbiamo esitato ad allontanarci dalla struttura. Una ragazza della Repubblica Ceca, infermiera, insisteva perchè S. chiamasse al più presto i soccorsi.

Come hanno reagito gli organizzatori? Hai avuto la sensazione che avessero sottovalutato il problema, o che fossero reticenti nel chiamare ambulanze e forze dell’ordine per mantenere un profilo basso?

Sì, abbiamo avuto la netta sensazione che l’organizzatore presente avesse sottovalutato il problema. Nello stesso tempo, probabilmente proprio per questa ragione, non voleva creare allarmismo chiamando le ambulanze o avvertendo l’associazione.

A questo punto la struttura viene evacuata e il gruppo rimane una mezz’oretta in attesa delle ambulanze, poco fuori la struttura. «Due ragazze della Repubblica Ceca» ci racconta sempre D., «sono sdraiate a terra sulla neve, tremano e sono molto pallide. Parlano poco, mentre le connazionali le assistono.» All’arrivo delle ambulanze i ragazzi vengono visitati e portati in tre ospedali diversi, Saint Die Des Vosges, Èpinal, Remiremont.

Quanto erano gravi le vostre condizioni di salute secondo i medici?
Secondo i medici tutti e ventitré eravamo in condizioni preoccupanti. Avevamo tutti gli stessi sintomi ovvero mal di testa, senso di nausea, vomito e sonnolenza. Cinque di noi, i quali versavano in condizioni peggiori, sono stati subito trasportati in ospedale, mentre noi altri siamo stati messi sotto ossigeno circa un’ora dopo l’arrivo delle ambulanze. A tutti è stato effettuato un test che verificasse la presenza di sostanze esterne all’organismo: il risultato ha attestato un altissimo tasso di monossido di carbonio nel sangue di tutti gli ospiti. La maggior parte di noi è stata ricoverata in ospedale, dove ha passato la notte sotto osservazione. Altri invece sono stati dimessi in tarda notte: alcuni riportati nello stesso alloggio dell’incidente!

Una volta tornati dall’ospedale avete avuto l’impressione che gli organizzatori avessero finalmente compreso il rischio che avevate corso?
Da essere umano chiunque avrebbe compreso il rischio, più che evidente, ma la loro unica preoccupazione era quella di continuare il progetto. Non ci è stato chiesto come stavamo fisicamente e psicologicamente, se avevamo voglia di continuare o meno. Gli organizzatori con alcuni partecipanti sono ritornati sul posto e lì hanno passato la notte. L’indomani mattina un ragazzo è stato autorizzato da un organizzatore a rientrare in cucina per recuperare alcuni oggetti personali. Il morto non ci è scappato, dunque, essendo tutti sani e salvi, si continua con il progetto.

Che clima si respirava all’indomani dell’incidente?
Un clima insopportabile, di tensione e confusione. Gli organizzatori facevano finta di niente e nessuno osava ancora chiederci come stavamo. Una volta che ci siamo ritrovati tutti insieme l’organizzatore ha pensato bene di istruirci sui giorni a venire: orari delle attività e dei pasti, regole da rispettare. Solo dopo che un paio di ragazze, piangendo, hanno voluto confrontarsi sull’accaduto, gli organizzatori si sono trovati alle strette: erano in difficoltà, davano risposte incoerenti e minimizzavano l’accaduto, dicendo che poteva succedere e che avevano gestito il tutto nel migliore dei modi. Alcune ragazze hanno detto di sentirsi manipolate da questo atteggiamento, che sembrava voler coprire i fatti per non dover distribuire a ciascuno di loro, la propria dose di colpe. In ogni caso, abbiamo tutti avuto la sensazione che volessero insabbiare quanto accaduto e che la loro unica volontà fosse quella di continuare, indipendentemente dagli stati d’animo dei partecipanti.

Di qui la decisione di un piccolo gruppo, te compresa, di abbandonare il progetto. Come hanno preso la vostra decisione?
Il responsabile dell’organizzazione ci disse che si sentiva offeso e non capiva come mai, dopo averci trovato un’altra struttura secondo lui sicura, calda ed accogliente, noi volessimo abbandonare il progetto. In realtà si trattava di un altro alloggio isolato, il che ci impediva di andarcene in maniera indipendente. In merito alla nostra partenza ha cambiato varie volte versione: prima ci disse che se avessimo voluto abbandonare il progetto, saremmo stati liberi di farlo e che avremmo persino ottenuto il rimborso previsto per coprire le spese di viaggio. Al momento della partenza invece, voleva convincerci a parlare con lui singolarmente, probabilmente per dividerci e persuaderci individualmente a rimanere. Solo una ragazza ceca si è prestata a questo “confessionale”, mentre noi Italiani abbiamo insistito perché se ne parlasse in gruppo, in quanto le motivazioni erano comuni. Noi non abbiamo cambiato posizione e, avendo ormai chiaro che non ci avrebbe convinto a restare, oltre ad essersi rimangiato la parola riguardo al rimborso delle spese, G., responsabile arrivato sul posto la sera dell’incidente, esitava persino a firmare un documento che dichiarasse la nostra partenza anticipata. Continuava a chiamare i superiori perché, ancora una volta, era in difficoltà nell’affrontare la situazione.

Una volta abbandonato l’alloggio avete deciso di andare alla polizia per denunciare. Come vi hanno accolto?
Sì , io e altri tre ragazzi italiani, su consiglio del Consolato Italiano a Metz, abbiamo deciso di andare a sporgere denuncia alle autorità di Strasburgo. Ci hanno affidato a un ufficiale che ci avrebbe redatto il verbale, il quale con attenzione e precisione ci ha ascoltato e ha verbalizzato dettagliatamente. Alcuni agenti avevano letto sui giornali della vicenda ed erano increduli per l’accaduto e stupiti per il comportamento tenuto dall’organizzazione.

Quali sono le tue considerazioni finali al termine di questa strana vicenda?
Quello che più ci lascia perplessi è che, anche dopo quanto accaduto, l’associazione Together Luxemburg continui impunita a ricevere soldi pubblici dall’Unione Europea. Proprio in questi giorni per altro ho ricevuto una mail che pubblicizzava uno scambio, organizzato per prossime settimane, a Lussemburgo, proprio dalla stessa associazione. Questo non dovrebbe esserle permesso.

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