La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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I mille giorni di Renzi

Scritto da – 1 Ottobre 2014 – 16:00Nessun commento

Si sa, la politica, soprattutto in Italia, è l’arte del fare promesse per ottenere voti e consensi, per poi dare la colpa ai partiti di opposizione nel caso non si sia riusciti nell’impresa. Sono più auspici che delle vere prese di posizione, “vorremmo…” “faremmo…”. Non sembra essere cambiato molto neanche con colui che si è presentato sulla scena politica come il rinnovatore, l’uomo che avrebbe rotto con gli schemi tipici del passato per portare una ventata di cambiamento. La “politica del fare”, la chiamano, proprio in contrapposizione a quello che la politica tendenzialmente è o è stata, vuote chiacchiere concretizzate in nulla. Matteo (come lo chiamano i giornalisti, perché usare un formale “premier Renzi” suona troppo antiquato per un politico che strizza l’occhio ai giovani in continuazione) ha caratterizzato le sue conferenze stampa programmatiche con la schematizzazione puntuale di ciò che ha intenzione di fare e le ricette per far ripartire il Paese. Ma mettere sul tavolo riforme che riguardassero la totalità dei settori pubblici (PA, giustizia, scuola, sanità, burocrazia, riforma elettorale) non era abbastanza, e, per sbalordire ancora di più, ha deciso di rincarare la dose: ad ogni riforma ha associato un periodo di tempo nel quale sarebbe riuscito a portare a casa un risultato soddisfacente, in modo da dimostrare che finalmente le cose stavano cambiando! Tutto molto bello se non si dovessero fare poi i conti con la realtà.

Delle riforme annunciate a inizio mandato pochissime sono approdate all’approvazione finale del Parlamento, sia per la lentezza connaturata all’iter legislativo di questo paese sia per le contestazioni che la squadra di governo ha ricevuto da più parti, esterne ed interne al suo stesso partito. Ma non contento l’ex sindaco ci riprova e rilancia con il “programma 1000 giorni” (sempre perché dire “3 anni” fa poco giovane e la scansione in giorni dà una percezione di velocità, immediatezza maggiore rispetto a quella in mesi o anni), aprendo anche un sito internet, passodopopasso.italia.it, dove è possibile monitorare il progresso delle riforme annunciate.

Il problema di Renzi è quello di incarnare esattamente ciò che aveva dichiarato di non voler essere, e che gli viene contestato da più parti: buone intenzioni e grandi slogan che si concretizzano poi in poca sostanza. La totalità degli italiani è d’accordo nel voler cambiare ciò che rallenta lo sviluppo ed impedisce la tanto agognata ripresa economica, ma un leader dovrebbe essere in grado di spiegare il “come” ha intenzione di agire per evitare la catastrofe, dare risposte concrete e mirate, non solo evidenziare le criticità presenti. Le buone intenzioni ci sono e alcuni input presenti nel Progetto sono ottimi: sbloccare lavori pubblici arenati da anni (decreto ‘Sblocca Italia’), la revisione oculata della spesa pubblica che in moltissimi si sono proposi di fare e che è sempre coincisa con tagli lineari che non hanno portato altro che maggiori difficoltà ai pochi settori funzionanti, l’assunzione di più personale docente e ristrutturazione degli istituti talmente fatiscenti che svolgervi le  lezioni è addirittura pericoloso per l’incolumità degli studenti. Si è tornato a discutere dell’eterno articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, dell’abolizione delle Province e della riorganizzazione del Senato.

Il termine ultimo che il Consiglio dei Ministri si è dato per constatare i progressi fatti è il 2017, cioè la naturale scadenza della legislatura in corso. È certamente vero che il Governo attuale è in carica da appena sei mesi, che non ci si poteva aspettare che i disastri causati da decenni di politica lassista e decadente sparissero con la sola comparsa di San Matteo da Firenze, ma se si punta tutto sulla celerità del proprio operato è lì che ci si gioca la credibilità. E per ora, la sua brillante stella in ascesa sembra essersi un po’ appannata.

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