Elezioni delle rappresentanze studentesche. Ovvero “Della miseria dell’ambiente studentesco”
Nei giorni 21 e 22 di maggio l’università Sapienza ha ritrovato la sua dimensione democratica; in tutte le facoltà dell’Ateneo più architettonicamente fascista d’Europa si è cioè proceduto alle elezioni delle rappresentanze studentesche; la macchina propagandistica della comunità del pratone ha dato quindi il meglio di sè, nella duplice veste di elettorato attivo e passivo. Precisiamo, per gli studenti di altri atenei, che, “il pratone”, altro non è che il celeberrimo e indiscusso luogo dove la suddetta comunità procede alla meritata ricreazione tra una lezione e l’altra, oppure tra una canna e l’altra (occorre distinguere, infatti, i riformisti dai massimalisti). Lo stesso pratone attualmente soffoca, quasi per intero, sotto il culo di un enorme gazebo bianco che poco ha a che fare con l’esuberanza creativa dell’architettura fascista del rettorato con annessa statua di una Minerva, quella sì, davvero pietosa. Di conseguenza viene in mente Federico Fellini, che in un’intervista televisiva si dichiara rapito dall’aspetto metafisico dell’impianto Eur, o Pasolini che recensisce l’improbabilità estetica di Sabaudia. Insomma, si diceva, un gazebo al cubo, per futuri Zori al cubo. Meritatissimo, forse, in fondo… se lo sono sudato.
Ma torniamo alla pagliacciata elettorale, che finalmente è già finita. Per molti, un duro allenamento per approdare al livello successivo, quello nazionale. I mercanti di voti dei vari listini e partitini (più di qualcuno legato direttamente al partito guida nazionale e non solo) si sono spesi per offrire la falsa moneta delle promesse interessate e chiedere, in cambio di chiacchiere, la rinuncia all’azione diretta, alla vera e unica lotta rivoluzionaria che sempre ripaga: il no. Ci auguriamo che abbiate risposto con disprezzo: “Grazie a tutti. So fare da me, e senza di voi farò meglio e più in fretta”, perché tra le mura della città universitaria regna il controllo, molto poco velato, dell’apparato politico-buracratico-amministrativo.
«Gli studenti devono imparare a farsi una loro rappresentazione del mondo. Anche loro statalizzati, Cirini e Pomicini, anche loro intinti nel potere. Che la smettano di prendersela con lo Stato, sono loro lo Stato» (citiamo!). Spendiamo invece una sola parola e non di più (ci vogliamo bene) in merito alla qualità contenutistica ed estetica delle campagne elettorali: invereconde. In linea, del resto, con i preistorici slogan di piazza.
Ci sarebbe piaciuto, invece, veder riesumato un vecchio libello dal titolo “Della miseria dell’ambiente studentesco considerata nei suoi aspetti economico, politico, psicologico, sessuale e specialmente intellettuale e di alcuni mezzi per porvi rimedio”, opera dei membri dell’Internazionale Situazionista e degli studenti di Strasburgo, datata 1967. Vederlo incluso nel dibattito elettorale studentesco come segno tangibile di un ipotetico grande riscatto generazionale, come volontà di riscossa, emancipazione vera da se stessi in quanto studenti. Poter di nuovo – o meglio, per la prima volta – riuscire a vedere le università italiane come “industrie di allevamento accelerato di quadri subordinati e di quadri medi”. Aggiungasi lo studente medio che «più di ogni altro é contento di essere politicizzato, ma ignora, consapevolmente e mascherando il “riscatto generazionale”, che partecipa alla politica attraverso lo stesso spettacolo generale che presiede alla società. La falsa coscienza politica si trova in lui allo stato puro e lo studente costituisce la base ideale per le manipolazioni dei burocrati delle organizzazioni ormai in via di disfacimento; la predisposizione a diventare un militante purchessia dice molte cose sull’impotenza dello studente. Nel margine di libertà individuale permesso dallo Spettacolo totalitario e malgrado l’uso meschino che egli fa del proprio tempo, lo studente ignora ancora l’avventura e le preferisce uno spazio-tempo quotidiano ristretto, pianificato a suo uso e consumo dai guardiani dello spettacolo stesso. Ma la miseria reale della vita quotidiana dello studente trova una immediata compensazione fantastica nella sua principale droga: la merce culturale».
Ecco quale sarebbe stato l’unico motivo per aderire e dire sì a tesi, manifesti e risoluzioni proponibili solo a partire da una messa in discussione totale dell’obsoleta visione politica studentesca nostrana.
P.S. Non si accenna mai a loro, eppure questa breve riflessione è dedicata ai colleghi che hanno agito senza avere alle spalle nessuna struttura d’apparato, a quelli che non hanno mai avuto secondi fini, a quelli che ci hanno messo impegno e la voglia di contrastare i loschi meccanismi che regolano e frenano la crescita dell’ateneo. Ai tanti incontrati nelle piazze, nei cortei, soprattutto a quelli estranei alla cosidetta “militanza” (a tutti i livelli).
Vacco e Sanzetti
[…] Nei giorni 21 e 22 di maggio l'università Sapienza ha ritrovato la sua dimensione democratica; in tutte le facoltà dell'Ateneo più architettonicamente fascista d'Europa si è cioè proceduto alle elezioni delle rappresentanze studentesche; la macchina propagandistica della comunità del pratone ha dato quindi il meglio di sè, nella duplice veste di elettorato attivo e passivo. Precisiamo, per gli studenti di altri atenei, che, "il pratone", altro non è che il celeberrimo e indiscusso luogo dove la suddetta comunità procede alla meritata. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]