La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Gli effetti psicologici della televisione molesta: il Trauma Vicario

Scritto da – 7 Novembre 2010 – 23:543 commenti

Ormai ci siamo abituati: tutti i giorni quella “cattiva maestra televisione” ci mette in relazione con eventi di cronaca spesso sanguinosi che sconvolgono la nostra psiche. Prima fu Alfredino e il dramma di Vermicino, poi il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, poi Novi Ligure, Cogne, Erba, Perugia, il crollo delle Twin Towers e da questa estate Sarah Scazzi. Questi eventi inevitabilmente entrano dentro di noi e creano dei veri e propri traumi. I mass media ne hanno parlato fino allo sfinimento, qualcuno si è dilettato nel riprodurre il plastico delle varie case degli orrori, altri subdoli speculatori hanno creato un vero e proprio business intorno a questi luoghi organizzando dei tour. Abbiamo cercato di capire il perché indagandone le motivazioni e soprattutto le conseguenze con Paola Serravezza psicoterapeuta che opera attraverso l’utilizzo dell’ EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Probabilmente i media hanno l’intenzione di distoglierci da quelli che sono i problemi reali del paese e magari creare fobie collettive per manipolare meglio le nostre menti, così come per lo stesso motivo ci propinano programmi demenziali magari aderendo ad un antico programma di instupidimento delle masse proprio della P2. 

Dottoressa Serravezza che cos’è il trauma vicario e che cosa accade ad uno spettatore di fronte agli eventi mediatici di cronaca?

Un primo elemento da considerare e’ il coinvolgimento non solo emotivo ma cognitivo dello spettatore da parte dei Mass Media, nel caso della Scazzi cosi’ come in quello della madre di Cogne.  Al telespettatore, infatti, vengono forniti  poco alla volta degli elementi su cui riflettere, e come in un reality comincia a farsi una sua personale idea sentendosi protagonista nella decisione di chi possa essere  il colpevole, lo spettatore diventa il giudice prima ancora che ci sia un giudizio. La sua personale idea diventa oggetto di socializzazione e di  chiacchera. In passato di fronte ad eventi cosi dolorosi si veniva informati dell’accaduto  e ognuno viveva con più o meno  dolore l’evento senza sentirsi obbligato a scegliere il colpevole perché erano gli investigatori e poi i giudici a decidere non i giornalisti e il pubblico. Ora le carte in tavola sono cambiate: chi è maggiormente in scena nel commentare l’accaduto dal punto di vista psico sociale non erano tanto gli esperti del settore, che magari avrebbero potuto spiegare quanto stava accadendo, con i relativi limiti in quanto nessuno conosce la reale storia di queste famiglie, bensì gli opinion leader e i giornalisti e i conduttori televisivi. Il bisogno dell’individuo di tornare protagonista nel decidere chi sia il colpevole sembra un tentativo di riprendere il controllo di fronte ad eventi che percepiamo a noi vicini quindi possibili, come nel caso Scazzi.

Questo caso ha traumatizzato molte persone, si chiama trauma vicario. Esso avviene quando ci si identifica con la vittima e in questo caso vi erano elementi per diverse generazioni: come le ragazzine 15 enni che si sono identificate con Sara perché accomunate dallo stesso stile di vita, gruppo musicale, problematiche adolescenziali; le madri delle ragazzine di quindici anni che vivono con apprensione questo periodo e che vedono quindi concretizzarsi il pericolo finora solo immaginato. Tutte quelle donne e ragazze che hanno subito abusi che si sono ritrovate nel dolore risperimentando un antico e probabilmente mai risolto trauma, tant’è che abbiamo visto persone che hanno trovato il coraggio di denunciare il proprio abuso subito in infanzia. La maggior parte delle persone ha famiglie disfunzionali ognuna con tante storie,  dolore e conflitti  e ognuno ritrova se stesso all’interno delle dinamiche che abbiamo visto essere presenti nella storia di questo orrore.

Pertanto i fattori di protezione per non traumatizzarsi sono:

la distanza psicologica, ossia quanto più la vittima ha le mie stesse caratteristiche più sono davanti al mio senso di vulnerabilità, può succeder anche a me!

L’imprevedibilità delle cose e la sua assurdità, trovarsi di fronte a qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto pensare, infatti all’inizio tutti pensavano ad altro, ad una fuga, un rapimento, cose cioè quasi più accettabili e prevedibili.

La perdita del controllo perché non si hanno strumenti di fronte a questo evento se non quello di subirlo.

E l’ orrore  dell’ evento in se, l’immagine mentale della ragazzina nel pozzo, la modalità della morte tutte situazioni che ci lasciano un grosso impatto emotivo.

 Perché i mass media danno più rilievo alle notizie negative piuttosto che quelle positive?

 Notiamo infatti che avvenimenti come violenze, disastri sono raccontati come prime notizie con dovizia di particolari mentre le belle notizie spesso sono piccoli trafiletti alla fine. A volte sembra quasi una  perversione nel voler ascoltare i particolari più terribili di un fatto di sangue perché fondamentalmente  la curiosità umana non ha limiti, quindi quando si sta per approfondire un argomento delittuoso con particolari tremendi un ascoltatore và avanti fino alla fine spinto dalla curiosità di sapere ancora, Inoltre,  ascoltando una tragedia in tv, noi inconsciamente ci liberiamo delle piccole tragedie quotidiane e spostiamo l’attenzione dalle brutte esperienze della nostra vita, dalle cose che non vanno, e possiamo così tirare un sospiro di sollievo pensando che le difficoltà di tutti i giorni non sono nulla in confronto a ciò che ascoltiamo, in pratica non facciamo altro che prendere le negatività interiori  che abbiamo dentro di noi, e le trasferiamo nel notiziario quotidiano e ce ne liberiamo. E’ come quando ci liberiamo di una paura guardando un film giallo, o della nostra malinconia guardando un film triste. 

 Cosa succede nel nostro cervello?

Quando ascoltiamo una notizia che suscita un grande impatto emotivo posso viverla come traumatica quando c’è un forte coinvolgimento o con orrore quando c’è una certa distanza emotiva. Il trauma interrompe la normale elaborazione dell’informazione che a causa dell’alto livello di cortisolo ( ormone dello stress) e viene archiviata in modo disfunzionale. Viene infatti sconvolto l’equilibrio biochimico del sistema fisico dell’elaborazione dell’ informazione provocando una patologia neuronale. In questo modo l’informazione rimane immagazzinata nel cervello con le stesse emozioni, convinzioni, sensazioni fisiche che esistevano al momento dell’evento , queste diventano un vero e proprio apprendimento che attraverso le reti neurali si generalizza nel tempo agli altri ambiti della vita. Questo provoca sintomi di ansia, depressione e stress, che possono sfociare in patologia, come il disturbo da stress post traumatico (PTSD) e altri disturbi psicologici più o meno specificatamente connessi. Si presuppone quindi che ci sia una componente fisiologica in ogni disturbo e che la patologia derivi dal fatto che le informazioni relative a quell’evento siano state immagazzinate in modo disfunzionale.

 Quali sono i sintomi del trauma?

 Un evento stressante non necessariamente si traduce in tutte le persone coinvolte in vero e proprio trauma, ovvero in  sintomi e sindromi molto definiti . I disturbi più frequenti che si possono sviluppare dopo un’esperienza traumatica sono: il Disturbo Post- traumatico da Stress, il Disturbo Acuto da Stress, il Disturbo Psicotico Breve, il Disturbo dell’Adattamento, il Disturbo da Ansia di Separazione. Tra i sintomi che si sviluppano, alcuni compaiono  a ridosso dell’esperienza, altri a distanza di qualche mese. Senza entrare nelle differenze tra i vari quadri sindromici descritti dal DSM-IV-TR, basti ricordare che si possono sviluppare in tempi diversi e si trasformano nel tempo. I sintomi più invalidanti per chi ne è affetto sono : ricordi spiacevoli ed intrusivi dell’evento, episodi dissociativi di flashback, reattività fisiologica ad eventi che assomigliano anche simbolicamente a quello traumatico, incapacità di ricordare aspetti importanti del trauma,  sforzi per evitare tutto ciò che porterebbe a contatto con il ricordo dell’esperienza, affettività ridotta, irritabilità, ipervigilanza con conseguente difficoltà a concentrarsi o ad addormentarsi, sintomi dissociativi come insensibilità, distacco o assenza di reattività emozionale, derealizzazione, depersonalizzazione, sogni angosciosi, deliri e allucinazioni con eloquio improvvisamente disorganizzato. 

Come funziona l’ Emdr?

 Questo metodo e’ stato valutato essere  il metodo evidence base per la risoluzione del trauma. Gli effetti del metodo sono da attribuire a processi di desensibilizzazione e a meccanismi psicologici di rielaborazione delle informazioni sui ricordi associati al trauma. L’EMDR induce rapidi movimenti oculari paragonabili a quelli che si verificano spontaneamente durante i sogni, nel sonno REM (Rapid Eyes Movement). Questa stimolazione bilaterale del cervello permette di avere accesso a zone della mente, di solito precluse alla terapia solo verbale, e così è possibile una rielaborazione dell’evento. Alla base di questa teoria c’è il “Modello di elaborazione accelerata dell’informazione”, secondo il quale attraverso i movimenti oculari si sblocca un meccanismo innato del cervello che durante il trauma si è bloccato. Il metodo è così efficace perché si basa su un meccanismo innato del cervello che l’EMDR è in grado di sbloccare. Nonostante ci si concentri su eventi traumatici del passato, l’EMDR è un approccio orientato al presente perché il punto di partenza è rappresentato dalle convinzioni e sensazioni che la persona prova nel momento in cui ricorda l’evento. Rielaborare l’evento significa eliminare la sofferenza inutile ed essere in grado di estrapolare solo le informazioni positive, manifestare un’emotività appropriata e acquisire la capacità di guidare le proprie azioni future in modo efficace. In Italia e in tutto il mondo ci sono moltissimi psicoterapeuti formati alla metodologia EMDR, ed un’ associazione nazionale che opera intervenendo gratuitamente nelle grandi catastrofi come i terremoti, i bambini vittime di violenze e maltrattamenti e producendo molta ricerca scientifica sull’argomento : www.emdr.it

 Come nel caso Scazzi può un evento cosi grave avere effetti positivi? 

Abbiamo visto in tv alcune persone che hanno potuto denunciare il proprio abuso, si e’ parlato e spiegato l’abuso e che spesso si consuma tra le mura domestiche dove i carnefici sono proprio quelle figure di accudimento e riferimento quindi gia’ solo questo e’ positivo. Le vittime di abuso spesso si sentono colpevoli di ciò che succede e denunciare il proprio abusante non e’ facile proprio perché e’ anche l’oggetto d’amore e protezione, poi vi e’ la paura di non essere creduti da un mondo di adulti, pertanto il caso Scazzi ha dato voce a tanto dolore inespresso e spero che da questa esperienza qualcuno abbia trovato il modo di denunciare e urlare il proprio dolore per potersi anche dare un’ opportunità di cura e guarigione da un trauma che altrimenti sempre condizionerà la propria vita e quella dei propri figli.

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