#LaTrattativaContinua : Sabina Guzzanti rilancia il suo film in tutta Italia
Il 2 ottobre 2014 viene distribuito “La Trattativa”. L’ ultima opera di Sabina Guzzanti narra e mette in scena lo stretto legame tra Cosa Nostra e le Istituzioni della Repubblica, evidenziandone le origini, i momenti salienti, le dinamiche processuali e le conseguenze nella vita politica degli ultimi anni.
Ma se il film è uscito due mesi fa, perché parlarne proprio ora? Semplice. Perché non se ne è ancora parlato abbastanza. Ai quotidiani italiani, infatti, sembra essere sfuggito. In TV, a parte durante una puntata di Servizio Pubblico e in un’altra di Bersaglio Mobile, non è mai stato citato. In Radio il silenzio quasi totale, se non qualche piccola stazione di periferia. Sulle pagine online delle principali testate si è notato qualche debole tentativo in più, anche se non eccessivo. Tra le poche, pochissime eccezioni, bisogna ricordare Il Fatto Quotidiano, da sempre in prima linea quando si tratta di occuparsi di mafia. Insomma, il film sembra non essere di interesse nazionale. Se ne parla poco e male, riferendosi all’argomento come alla “presunta trattativa”, come se si parlasse di una qualche congiura, una strana teoria del complotto, la solita storia di fantasia anti-politica della solita Guzzanti. Eppure le indagini e i fatti narrati sono testimoniati e depositati agli atti giuridici. L’autrice parla chiaro: “Ho messo in fila i fatti e lasciato da parte le opinioni.” Nonostante la scelta di una formula anti-retorica che rispecchia la realtà complessa degli eventi storici, la regista ha subito diversi blocchi da parte dei poteri forti. In una conferenza a Venezia, Sabina ha dichiarato di aver dubitato più volte che il film venisse distribuito. E non le si può certo dare torto. L’ opera si inserisce alla perfezione nella migliore tradizione del Cinema d’inchiesta italiano, tipico degli anni ’60-’70. Ma La Trattativa è prima di tutto il racconto di una storia vera. E ciò che stupisce è il talento della scrittura della regista romana nel saper racchiudere, in meno di due ore, una complicatissima vicenda che copre interamente gli ultimi vent’anni della vita politica italiana.
Arrivati ai titoli di coda ci si sente decisamente frastornati: le cessioni del 41 bis, la scomparsa dell’agenda rossa di borsellino, il papello, le prove cancellate, il maxi-processo di Palermo, la mancata perquisizione del covo di Riina… Chi non è informato riesce comunque a comprendere (e, in particolar modo, capisce che la cultura mafiosa della nostra classe dirigente pone le sue radici nell’ascesa politica di Silvio Berlusconi al fianco dell’oggi condannato Marcello Dell’Utri) il film. Chi, invece, è già a conoscenza dei fatti stima il lavoro della regista perché ci riconosce un tentativo di ricontestualizzazione, una ricostruzione da manuale portata a termine con chiarezza e onestà intellettuale (per chi poi fosse interessato ad approfondire, raccomando il saggio “E’ stato la mafia” di Marco Travaglio). Insomma, il punto è sempre lo stesso. Non se ne è parlato abbastanza per una precisa scelta politica.
Il 14 novembre il Movimento 5 Stelle ha programmato una proiezione del film in Parlamento. In prima fila erano stati riservati tre posti a nome di Giorgio Napolitano, Luciano Violante e Nicola Mancino. Quei posti, ovviamente, sono rimasti vuoti. E in occasione dell’iniziativa la regista ha ribadito: “La nostra classe dirigente attuale è figlia di quel patto scellerato tra lo Stato e la mafia. Dopo la trattativa i due schieramenti hanno perseguito lo stesso identico progetto, cioè indebolire il voto, la democrazia. Il mio film è sparito dalle sale dopo 10 giorni: ci ho messo 4 anni per farlo perché non ho trovato nessuno che lo finanziasse.” Il ministero dei Beni Culturali le ha negato infatti qualsiasi tipo di finanziamento, non avendone riconosciuto l’interesse culturale che aveva invece conferito, tra gli altri, agli ultimi film di Neri Parenti e Carlo Vanzina.
Per questo Sabina non smette di combattere e ha lanciato da pochissimo, partendo dai social networks, una campagna con l’hashtag #LaTrattativaContinua, sfidando le imposizioni del sistema distributivo italiano. “Fare questo film – ha concluso la regista – è stata una fatica immensa. E’ stato un film sacrificato alla ragion di Stato, è stato impedito agli italiani di vederlo. Ora stiamo organizzando proiezioni nelle scuole: quando questo film sarà visto e digerito tranquillamente potremo dire che questo Paese è davvero cambiato.”
Collegandosi alle relative pagine del sito internet è possibile compilare un breve questionario, inserirvi una città o una scuola di riferimento in modo da coordinare le energie e organizzare proiezioni pubbliche autogestite. Intanto per giovedì 4 dicembre è stata fissata a Milano una proiezione all’interno dello spazio Macao, in viale Molise 68.
Un evento unico nella storia del Cinema, un’azione di resistenza votata alla speranza. Trasformare La Trattativa nel film di Natale 2014 può essere un atto rivoluzionario. L’alternativa sarebbe fare per l’ennesima volta un favore ai soliti noti, a tutti coloro che vogliono salvaguardare l’ignoranza per conservare i propri privilegi. Alla domanda sull’apparente mancanza di ottimismo del suo film, Sabina Guzzanti ha risposto: “A me sembra che dedicare tante energie a questo lavoro, in un momento storico così confuso, fatto di rabbia e unanimismo, conformismo e frustrazione, sia un gesto di grande ottimismo.”
Ora tocca a noi.
Giuseppe Onelia
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