La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Lolita: sessant’anni tra arte e tabù

Scritto da – 5 Gennaio 2016 – 18:33Nessun commento

IMMAGINE LOLITANel 1955 un’importante casa editrice erotica di Parigi, la Olympia Press, pubblicò per la prima volta Lolita, romanzo in lingua inglese del grande scrittore russo Vladimir Nabokov, in precedenza rifiutato da molte case editrici per la trama troppo esplicita e la tematica molto delicata e scomoda che richiamava la pedofilia e l’incesto.
Negli anni successivi, il romanzo scandaloso venne pubblicato in America e in altri Paesi del mondo e divenne presto un bestseller letterario, nonostante i problemi di censura che non lo abbandonarono mai. Sessant’anni dopo la prima pubblicazione, Lolita è ancora un nome capace di provocare sentimenti contrastanti, un amore/odio verso un personaggio fittizio divenuto ormai uno stereotipo, il simbolo di un tabù, che rischia di oscurare sempre di più il capolavoro letterario da cui ha preso vita. Il nome Lolita nella società contemporanea porta subito alla mente l’immagine di una ragazzina che gioca a sedurre uomini maturi, con un viso da bambina e vestiti provocanti. Un’immagine ben lontana da quella nella mente di Nabokov. La vera Lolita, il cui nome vero è Dolores Haze, in realtà non è altro che una bambina di 12 anni, oggetto del desiderio di un professore cinquantenne. L’opera letteraria di Nabokov è famosa soprattutto per la raffinata scrittura e per la capacità dell’autore di affrontare una tematica tanto delicata come quella della pedofilia senza mai cadere nell’esplicito, senza mai una vera e propria descrizione di scene “scabrose”, ma sempre e solo con allusioni eleganti e mai volgari. Eppure, Lolita nella cultura di massa diventa subito un personaggio negativo, circondato da un alone di pregiudizio e scandalo. Lo sa bene Sue Lyon, la prima, coraggiosa, interprete di Lolita/Dolores nel film di Stanley Kubrick Lolita del 1962. L’attrice, allora 14enne e alla sua prima esperienza cinematografica, ottenne un notevole successo che però la condannò ad essere imprigionata per sempre in quel personaggio. Nonostante abbia cercato durante gli anni di scrollarsi di dosso l’immagine di Lolita e di dare invece dimostrazione delle sue doti recitative, Sue Lyon si è sempre ritrovata a dover interpretare ruoli da Femme Fatale e, con il passare del tempo e l’affievolirsi della bellezza giovanile, ruoli minori in film di serie B, fino al ritiro volontario dalle scene. Nella sua ultima intervista concessa negli anni ’80, quando già aveva detto addio alle luci di Hollywood, Sue Lyon aveva dichiarato il suo odio verso quel personaggio che le aveva rovinato la vita raccontando il triste episodio in cui si sentì umiliata dal conduttore di uno show televisivo che, due giorni dopo il suicidio del fratello maggiore dell’attrice, le chiese “Tuo fratello si è ucciso perchè hai interpretato Lolita?”

Nel film kubrickiano Lolita viene raffigurata in diversi modi: in costume, in camicia da notte, in abito da sera, ma mai in modo volontariamente provocante, eppure, l’unica immagine che la gente ricorda alla perfezione è quella della locandina del film, con una ragazzina con gli occhiali da sole a forma di cuore e un lecca-lecca rosso che sfiorano le labbra truccate con un rossetto acceso: immagine, inoltre, di una scena che nel film non appare nemmeno, perché tagliata dal montaggio finale.

Non ha avuto sorte migliore nemmeno la sua erede, Dominique Swain, la Lolita dell’omonimo film del 1997 di Adrien Lyne. Con un film ispirato all’opera di Nabokov ma molto più spinto ed esplicito, la Swain si è ritrovata ad essere il sogno erotico di molti uomini, rimanendo incastrata in ruoli senza spessore legati all’immagine stereotipata della studentessa sensuale.

Lolita per molti non è un personaggio della letteratura, ma il simbolo di un erotismo precoce, un tabù, il piacere proibito. Ma quello che era uno scandalo negli anni 50/60, oggi è una moda provocatoria. Lolita oggi è un termine che indica ragazze ribelli in cerca di svago e di avventure sessuali, mentre la Lolita di Nabokov è poco più di una bambina che non arriva fino in fondo a comprendere ciò che accade intorno a lei.

In sessant’anni la figura di Lolita è cambiata notevolmente e si è distaccata molto dal personaggio originale, sviluppando due diverse identità: nella letteratura mondiale è l’indiscusso capolavoro di uno straordinario autore russo, la sua opera più conosciuta e discussa; nella cultura di massa contemporanea è il ritratto di un’innocenza rubata, di una gioventù bruciata e provocatoria, che rischia di rovinare la bellezza di un personaggio immortale.

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