La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Roma, 14 dicembre 2010.

Scritto da – 15 Dicembre 2010 – 22:037 commenti

Dietro il 14 dicembre c’è una rabbia generazionale che non è più contenibile, una rabbia che diventa cieca e furiosa quando per le strade circola la voce dell’ultima grande farsa all’italiana: la confermata fiducia all’esecutivo. Dopo alcune ore, il corteo che conta 200mila tra studenti, precari e terremotati la smette di girare a vuoto attorno all’immenso perimetro della grande muraglia messa in piedi dal Governo. All’improvviso, il comando e quindi le primissime file dell’immenso e bellissimo corteo vengono presi da quelli che chiamano black-bloc, mentre scalano indietro i “black-book” ( gli studenti che al posto degli scudi portano cartonati con su scritti i nomi dei loro libri preferiti). Il corteo ora marcia spedito verso i blindati delle forze dell’ordine, minuziosamente, chirurgicamente, fantasiosamente e soprattutto penosamente parcheggiati con cura per le viuzze del centro storico. Ti viene da ridere a guardare quei blindati. Viene da ridere solo pensare alla cura con cui, evidentemente, sono stati parcheggiati lì il giorno prima, ermeticamente. Come se Roma fosse Bagdad, come se la Capitale fosse diventata improvvisamente la Berlino divisa dal Muro. Ti capita di alzare lo sguardo al cielo, attratto da un rumore sordo ma costantemente ritmico: è il rumore delle pale degli elicotteri che sorvolano il perimetro. Sorridi di nuovo, con la sguardo verso quel cielo che, per fortuna, è limpido e sembra non volerne sapere di mettersi a piangere; qualcuno invece, lo farà dopo, con negli occhi l’odore acre dei lacrimogeni. Sorridi perché pensi a quanto denaro si sta sprecando e sta bruciando insieme a tutto quel carburante che gli permette di volare. Tutto questo solo per controllare dei ragazzi incazzati.

Ora, il corteo forse si fraziona in più parti. Forse. Perché da lì a poco sarà solo guerriglia e non si capirà più nulla. Si alzano colonne di fumo nero: sono le auto e i cassonetti che bruciano insieme alla rabbia di chi non ha un futuro. L’attacco è frontale a via del Corso, mentre gli uomini in divisa rinculano, impauriti e impreparati a tanta decisione e violenza. La risposta del Governo è durissima: repressione. Più tardi sei a Piazza del Popolo: il popolo è nella sua piazza. Parte il contrattacco dei blindati: deciso, potente e inarrestabile (d’altronde ad attenderlo non ci sono armi e scudi). I celerini saltano dalle camionette e iniziano a bastonare tutti. Manganellano con rabbia persino alcuni ragazzi che, per lo spavento, e comunque in segno di resa, si erano accasciati per terra, in un angolino. Un ragazzo fermo e con le braccia alzate verso il cielo viene  scaraventato per terra e percosso; la sua sola colpa è quella di non aver opposto resistenza a quello scempio. 

E allora che tacciano, quelli che il mattino dopo hanno parlato e scritto di una violenza così reale eppure tanto surreale. Che tacciano, coloro che, con la pretesa di voler strafare, hanno condannato senza se e senza ma quelli che hanno definito all’unanimità “i professionisti della violenza” ( incredibilmente riferendosi ai manifestanti e non alle quadrate legioni di Maroni). Lor signori non ricordano, oppure semplicemente fingono di non capire che, a darsi battaglia, il 14 dicembre c’erano manifestanti che le bastonate le prendevano gratis, e dall’altra parte c’era uno schieramento di forze composto da 2mila guerriglieri di professione, naturalmente stipendiati. Carabinieri che sono individui, e quindi uomini, che come tali potevano scegliere di non alzare il braccio e rispondere alla violenza con la violenza. Potevano scegliere di non unirsi al gregge, come quel soldato nazista che si rifiutò di fucilare una famiglia di ebrei. Particolare da non trascurare, quello della gratuità dell’azione dei manifestanti, soprattutto in una giornata in cui persino i voti di sfiducia hanno avuto un prezzo abbastanza cospicuo. Tutti si sono affrettati a tirare le loro somme. I collaborazionisti a tempo perso e i buffoni con la penna hanno scritto e detto di tutto, giustificando persino il buon finanziere con la pistola in mano. Che brutta razza, quella dei “giornalisti” bravi solo a parole; che grande vanto, il non far parte di quella congrega di burloni (e fifoni). Ma cosa ne sanno loro, di come nasce e si forma una manifestazione di questa portata. Non sanno nulla delle assemblee studentesche che faticano persino a trovare aule libere dove discutere e confrontarsi. Non sanno nulla di ciò che vi bolle dentro; non sanno nulla delle fughe nell’astratto, delle rotture interne e le riconciliazioni, della furibonda e ostinata pretesa di creare la nuova politica. Non sanno nulla dei nostri furori, dei nostri fervori e delle nostre interminabili accademie. Su cosa? Su quello che la politica, ben diversa da quella in cui siamo cresciuti, dovrebbe essere, e a cui pensiamo che sia nostro dovere avviarla, anche contro lo Stato stesso. A questo punto non chiedeteci se avevamo veramente creduto di poter fare della manifestazione del 14 Dicembre una cosa seria e senza violenza, o non piuttosto avevamo voluto crederlo per evitare le scomodità di una verità pesantissima. Non chiedetecelo perché ci obblighereste a chiedere anche noi a Voi se, quando fu il turno di difendere i vostri affarucci e interessi, negli “anni di piombo” ma anche successivamente, credevate veramente di aver trovato i nuovi redentori della politica italiana pur avendo sotto gli occhi le connivenze con la mafia, le corruzioni di Tangentopoli e tutto il resto.

Noi, forse sbagliando, eravamo convinti, e lo siamo ancora, che in questa Italia che non ci piace, chi vuole dare un senso alla sua vita è condannato ad inventarsi di tutto. Ad inventarsi l’Italia.

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Facebook comments:

7 commenti »

  • Del Buono Carola ha detto:

    Bell’articolo Saverio, da tua collega giornalista ti faccio i miei complimenti. Scritto in maniera eccellente e senza tralasciare neanche una briciola di verità.
    Si fa presto a dire che c’è stata troppa violenza, che non si manifesta in questo modo ecc ecc … (Tutte le scuse possibili ed immaginarie per giustificare…) Ma tutti si dimenticano della nostra condizioni di studenti senza futuro. Tutti.

    E’ ora di smetterla.

    • Saverio ha detto:

      Carmen, credo di poter condividere buona parte del tuo commento. Detto questo, nelle assemblee studentesche si promuove, o si dovrebbe promuovere, principalmente la cultura della legalità. Di conseguenza mi tocca ricordarti, ma certamente lo sai bene, che il Parlamento della Repubblica Italiana ospita imputati o condannati in via definitiva; questi stessi uomini vengono difesi da un piccolo esercito al fine di consentirgli di “svolgere serenamente le loro funzioni di parlamentari”. Chi è nel torto? Chi sconfina dell’illegalità? L’uso della violenza, nell’anomalia italiana, è legittimo o illegittimo?

      Grazie mille a Carla Del Buono. Anche se non ho la pretesa nè la presunzione (perché tale sarebbe)di definirmi suo collega!

      • Carmen ha detto:

        L’uso della violenza dovrebbe essere illegittimo in assoluto!
        che il governo italiano sia corrotto non legittima a usare la violenza..dovremmo essere diversi da quelli contro cui protestiamo..i circoli viziosi(l’anomalia italiana per es.) si rompono o si perpetuano.
        La cultura della legalità e la cultura della pace non si escludono a vicenda, anzi una corrobora l’altra!e riconfermo che i black bloc (come il terrorismo a suo tempo sono estremismi utopici viziati e viziosi)

  • Saverio ha detto:

    Io credo invece che alla mia domanda nessuno possa rispondere. Infatti la ponevo come domanda retorica.
    La storia è fatta di guerre e di rivoluzioni. Se poi queste risultano legittime lo si scopre solo successivamente, in caso contrario è la storia stessa che le condanna.

  • Marco ha detto:

    Studenti? proteste? Di Pietro che incita alla violenza?? mi sa che queste manifestazioni attirano tanti delinquenti e parassiti cronici che si nascondono dietro un precariato fasullo, perchè non lo andate a chiede a quel ragazzo e ai suoi genitori, che è stato colpito con gratuita crudeltà da un vigliacco con il casco ed è in coma??? questi sono i studenti italiani, complici consapevoli in modo vergognoso….

  • Saverio ha detto:

    “Di Pietro che incita alla violenza?” Ma dove? Quando? Mi sfugge. Tante altre cose attirano delinquenti e parassiti cronici, a cominciare dagli stadi di calcio. ma questo che c’entra? Se uno sfascia i bancomat e incendia automobili paga come ogni cittadino privato, ma non si può, costituzionalmente parlando, vietare le manifestazioni. Recita la Costituzione:”Ogni cittadino può circolare… liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” senza “nessuna restrizione per ragioni politiche”. “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente…” e “di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…”. Ma soprattutto “La responsabilità penale è personale…”.
    Riguardo all’ormai tristemente famosa “cascata”… Cosa pretende Lei, che paghi io per quell’orrendo gesto commesso da un altro?

  • romina ha detto:

    Benedico il cielo che ci ha dato chi ancora sa scrivere in questo modo!!Con il cuore e la rabbia,con la rabbia e l’orgoglio!

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