La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Festival del libro di Roma: più libri più liberi

Scritto da – 19 Dicembre 2012 – 14:27Un commento

Una dicitura strana se si pensa a quanti di noi sanno di essere in catene in questa particolare realtà storica, eppure è così che è stato celebrato il Festival del Libro che si è tenuto a Roma in questi giorni, dal 6 al 9 Dicembre con precisione. Non si poteva girar l’angolo in città senza trovare affisso un manifesto degli oggetti quotidiani più disparati affiancati dallo slogan: “Anche questo è un libro”.

Scommetterei che nessuno sia riuscito a sottrarre lo sguardo da una pubblicità così suadente, così incisiva: ci sono libri intorno a noi, sopra di noi, dentro di noi. E i libri ci rendono liberi. Un sillogismo semplice, cos’altro desideriamo? Teniamo in tasca la chiave della nostra cella, dovremmo solo infilare la mano, afferrarla e cominciare a fare un po’ di tentativi con la serratura.

Non è così semplice, naturalmente. Al cospetto della grande macchina di editori, autori, disegnatori e pubblicitari, il lettore scolorisce. Ad avvicinarsi troppo al meccanismo si sentono stridere gli ingranaggi e un po’ di muffa si è accumulata qua e là, tra le pieghe di un sistema fin troppo aggrovigliato e più difficile a districarsi dei nodi ai capelli. La risposta del lettore al cinico sistema di una casta che sgomita per affermarsi, che rifila sgambetti allo stand di fianco e gioca al rialzo col prezzo di copertina proprio non riesce a conciliarsi con quell’immagine fantasiosa e smagliante dell’autore come genio creativo e dell’editore come critico esperto, in grado di far sbocciare il racconto che merita, a cui siamo stati sentimentalmente abituati.

Una bella favola. La verità è che il mercato editoriale è costretto a pogare tra chi paga per pubblicare i propri libri, chi passa avanti perché a quelle conoscenze lì non si può mica far torto, chi ormai di copie cartacee ne compra ben poche perché non ha tempo di girare tra gli scaffali in libreria e scarica online i bestsellers.

Ecco, lettore ed editore si rovinano a vicenda e l’autore, intanto, si trasforma in un commerciante che cerca di rispondere a un mercato scarnificato, a cui sacrifica creatività, cuore e orgoglio. E’pur sempre un intellettuale e come tale deve guadagnarsi il pane, quindi deve vendere. Investe su se stesso, entra in un giro di conoscenze che può tornare utile. Scrive su social network per far conoscere il suo nome. A volte è così risucchiato dal meccanismo da dimenticare come tutto è cominciato, quando sua madre lo pregava di iscriversi a ingegneria e lui rispondeva che no, voleva scrivere perché quello gli riusciva bene. Ora gli capita di domandarsi per chi scrive e cosa, di guardarsi allo specchio e vedere un venditore di storie che forse piacciono a qualcuno ma non a lui, perché non gli appartengono ma si comprano.

Il mondo è rimasto scosso dalle “Cinquanta sfumature” che spopolano dappertutto e che, diciamolo francamente, hanno avuto un posto nell’e-book anche degli insospettabili, eppure mi ha sorpreso non sentirne parlare neanche per scherzo al Festival del libro. Mi sono data una spiegazione azzardata: tutti le snobbano, i lettori dopo averle lette, gli editori perché non l’hanno pubblicate per primi, gli autori per non averle scritte. Insomma, ognuno ha incassato il colpo a modo proprio: qualche editore con la puzza sotto il naso sta spulciando il pornoharmony che gli hanno lasciato sulla scrivania nella speranza di bissare il triplete; qualche scrittore si dedica in segreto al racconto delle proprie fantasie erotiche, ché non si sa mai coi tempi che corrono. E poi c’è il lettore. Beh, ormai a lui importa poco. Compra i libri di cui sente parlare più spesso, così può farsi sempre trovare preparato nelle conversazioni con amici pseudo filantropi, e intanto dimentica il piacere di leggere per se stesso.

La chiave per la libertà proprio non si trova per ora, ed è vero che tutto intorno a noi è un libro, ma i nostri occhi sono troppo schivi, distratti, vuoti per rendersene conto. L’iniziativa del Festival è meravigliosa, e se anche una sola persona ha rivalutato il piacere di leggere e comprato il libro di un autore ignoto ma valido per regalarselo questo Natale avrà raggiunto l’obiettivo. Ci sarà un uomo in meno in catene il prossimo anno.

 

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