Quando la sicurezza non paga: Fb allenta le regole sulla privacy per i minorenni
Nuove regole sulla privacy per gli utenti di Facebook di età compresa tra 13 e 17 anni. Il 16 ottobre dal social network di Mark Zuckerberg è annunciata la possibilità per gli adolescenti minorenni di rendere pubblici i loro post, le foto, i commenti e quanto condividono sul più diffuso servizio di rete sociale che lo scorso 14 settembre ha superato il record di 1 miliardo di utenti. I ragazzi potranno inoltre usufruire della funzione “segui” che, come già avviene con Twitter, permette di ricevere aggiornamenti automatici relativi a profili non necessariamente legati all’accettazione della richiesta di amicizia.
Tali decisioni, presumibilmente di natura economica, sarebbero dettate dal tentativo di non perdere utenti a discapito delle più agevoli e meno restrittive piattaforme di messaggistica istantanea: SnapChat e Whatsapp.
E’ immediata la presa di posizione di Jeffrey Chester, direttore dell’organizzazione non profit Center for digital democracy. Un post della CDD del 17 ottobre commenta così: “…As marketers stealthily mine social media data, they will capture a teen’s public posts. That data will help create more robust data profiles of teens to be used for targeting…”.
Secondo quest’organizzazione, quindi, la raccolta di dati sui teenagers della rete potrà meglio definire statisticamente le loro preferenze, assicurando una maggiore precisione nelle strategie di mercato e una pubblicità più mirata ed efficace.
Ci sfugge dopo questa analisi quale sia il vantaggio per i piccoli utenti di facebook.
Non convince affatto la posizione di Nicky Jackson Colaco, responsabile della privacy di Facebook. A suo parere infatti le modifiche permetteranno ai ragazzi di condividere informazioni ad un pubblico più ampio e non solo riguardo a loro interessi personali, ma anche appelli per la raccolta fondi.
Ammettendo che ciò sia realizzabile rimane notevole il rischio di cyber-bullismo ma anche la semplice truffa o raccolta di informazioni a fini non bene identificati che con le nuove regole sarebbe consentita e legittimata.
E probabile che l’uso di questa piattaforma a scopo umanitario sarà notevolmente inferiore rispetto all’ingenua diffusione di informazioni personali. Per farla breve il numero di attivisti impegnati in campo sociale di età compresa tra 13 e 17 anni è senza dubbio inferiore rispetto al numero di adolescenti che pubblicano loro foto con gli amici aggiungendo la posizione del luogo nel quale si trovano a passare la serata.
Rischi alti e presunte facilitazioni nella diffusione di appelli. Invece la maggiore competitività e gli incassi aziendali sono sicuri. Non sembra proprio una misura pensata a favore degli utenti, come è logico aspettarsi da qualsiasi attività a fine di lucro.
Sono numerosi gli interrogativi che rimangono aperti: come si accorda questo provvedimento con la tutela del diritto all’immagine? Come evitare che questa possibilità prevalga su qualsiasi presa di posizione di genitori o tutori dei minorenni in questione? Quali conseguenze può portare l’uso strumentale di dati ormai pubblici da parte di un qualsiasi individuo? Come rendere più responsabili gli adolescenti di fronte ad una maggiore libertà che rischia di diventare il primo passo per un controllo serrato?
Tommaso Gavi
[…] Nuove regole sulla privacy per gli utenti di Facebook di età compresa tra 13 e 17 anni. Il 16 ottobre dal social network di Mark Zuckerberg è annunciata la possibilità per gli adolescenti minorenni di rendere pubblici i loro post, le foto, i commenti e quanto condividono sul più diffuso servizio di rete sociale che lo scorso 14 settembre ha superato il record di 1 miliardo di utenti. I ragazzi potranno inoltre usufruire della funzione “segui” che, come già avviene con Twitter, permette di ricevere aggiornamenti automatici relativi a. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]