La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Cipro on the road: un’eccezione nell’Europa dell’uguaglianza

Scritto da – 12 Novembre 2012 – 18:59Un commento

L’epoca dei figli dei fiori e delle proteste studentesche, la caduta del muro di Berlino, la fine dell’Unione Sovietica e la successiva corsa al progresso di quelle nazioni da anni sotto il controllo di Mosca, gli scandali all’italiana convogliati in Tangentopoli. Queste e molti altri sono gli avvenimenti storico-politici che hanno “permesso” alla terza isola del Mediterraneo di trovarsi ora in una situazione singolare, retaggio del bisogno e della voglia di conquista tipica dell’era degli imperi coloniali, roccaforte militare, paradosso di multiculturalità tra cristianesimo e islamismo. L’isola del vino nonché patria di Atena, mira espansionistica di quella Grecia esportatrice del modello che oggi chiamiamo democrazia, esempio societario che ha donato al mondo alcuni tra i più celebri matematici, filosofi e scrittori, interseca il presente con un passato di dominazioni  di fatto colpevoli di aver privato i cittadini di una vera ed unica identità. Dall’epoca del Romano Impero, a comando dell’isola si sono susseguiti prima i Veneziani, poi l’onda Ottomana fino ad arrivare alla Corona Inglese che ha mantenuto il controllo fino al 1960, anno dell’indipendenza della Repubblica di Cipro.

1974, l’inizio di una nuova divisione. La fine delle divisioni interne ed il sogno della costruzione di un unità nazionale sono durate solo pochi anni. Al tentativo della Grecia di allargare la sua influenza politica sull’isola si è contrapposta la risposta armata della Turchia “preoccupata” per l’incolumità dei suoi connazionali. La risoluzione del conflitto ha portato di fatto la mezzaluna turca allo sfratto coatto di oltre 200.000 ciprioti costretti ad abbandonare le proprie vite cercando rifugio nella parte ovest del “confine” murato. In brevissimo tempo nella parte est dell’isola, quella ancora occupata dai turchi, è nata la Repubblica turca di Cipro non riconosciuta a livello internazionale se non da Ankara.

2012, la vita all’ombra della Green Line. Ore 01.00 circa, l’ultimo bus proveniente dall’aeroporto di Leftkosa mi lascia all’entrata di Ledra Street. La panoramica che mi si para agli occhi riporta le immagini e le caratteristiche di quella Turchia che nonostante il PIL in continua crescita, sembra non voglia abbandonare quel gusto “retrò” caratteristico di una qualsiasi periferia cittadina. La mia sensazione verrà poi confermata al mattino quando con la luce del sole avrò la possibilità di osservare lo stato di “degrado” generale.  Illuminato da qualche lampione si intravede un casinò, oltrepasso quella che potremmo definire una piazza ed ecco la Green Line, il confine che ha preso il posto del muro caduto il 23 aprile 2003. Cinquanta metri di buffer zone, la zona cuscinetto, la terra di nessuno  nella quale oggi risiede un presidio permanente formato da turchi-ciprioti e ciprioti uniti nella protesta contro le violenze ancora in atto tra le due realtà isolane, ed un nuovo posto di blocco mi da il benvenuto in Europa. Sono nella Repubblica di Cipro. Bastano pochi metri per rendersi conto della differenza abissale che contrappone due stile di vita, due culture e due modi distinti di intendere il turismo come una forma di guadagno sfruttabile per portare fondi e innovazioni sull’isola.

In Viaggio. Alla partenza il mio itinerario voleva accentrarsi nella parte più “selvaggia” e meno popolata dell’isola. Ad attirare la mia attenzione da subito era stata l’area situata a nord est di Cipro: la penisola di Karpaz.  Un parco naturale di 160 km per una larghezza di 20, meta perfetta per un turismo sano, fatto di sport e natura lontano dalle grandi catene alberghiere e dal traffico cittadino. L’unico modo per raggiungere le immense ed immacolate spiagge bianche è noleggiare una macchina, rifornirsi di contanti a Famagusta, ultimo bancomat  disponibile, e dimenticarsi per un po’ la vita all’ombra della tecnologia.  Nonostante i presupposti che la penisola di Karpaz offre, la geopolitica ha avuto la meglio ed il mio percorso è partito da Famagusta per poi proseguire ad Ania Napa, Larnaca, Limassol, Paphos  e nuovamente Nicosia in attesa della partenza. Dopo la notte passata in Europa faccio ritorno nella parte turca per recarmi nella storica cittadina di Famagusta mira dei Veneziani prima e degli Ottomani dopo. A pochi metri dai grandi hotel affacciati sul mare, una zona militare che porta ancora i segni della guerra combattuta oltre 20 anni è il simbolo del passato che la Turchia non vuole far dimenticare più come monito che per pigrizia. Altro check point, altra buffer zone, altro posto di blocco e sono nuovamente in Europa. Larnaca dista circa due ore dal confine e il mio passaggio decide di fermarsi ad Ania Napa prima di arrivare a destinazione. L’aria è diversa, il tragitto scorre tra strade e paesaggi toscani coronato da hotel e ristoranti tipici della riviera adriatica. Larnaca e la seguente Limassol sono un prototipo di civiltà fondata sul turismo all’europea, una fila di bar e hotel costeggiano la spiaggia, unica differenza i prezzi sicuramente più abbordabili. Parto per Paphos, mi inoltro nell’anticamera del più “arretrato” nord ed il paesaggio comincia a cambiare. Essere al capo estremo dell’isola, e di conseguenza a distanza di sicurezza dalla Turchia, permette alla popolazione locale di vivere in modo più rilassato. È raro incontrare blindati dell’esercito o pattuglie di carri armati attraversare la strada, la preghiera del Muezzin non scandisce la giornata e l’abbigliamento gode del favore del capitalismo.

Appunti istoriologici Il 14 aprile 1987 la Turchia ha presentato la domanda di adesione alla Comunità Europea. A distanza di 13 anni, Il 17 giugno 2010, il Consiglio Europeo ha approvato la proposta presentata dalla Commissione Europea il 24 febbraio dello stesso anno. L’ultima tappa di questa marcialonga è datata 27 luglio 2005, giorno in cui sono stati avviati i negoziati di adesione tra Ankara e Bruxelles. Oggi, dopo innumerevoli diatribe, le trattative sembrano essersi leggermente arenate e, secondo alcune voci autorevoli, il processo potrebbe concludersi tra non meno di 20 anni. A monte c’è da registrare una sempre più crescente ondata di “malcontento” tra le fila turche che negli ultimi anni hanno per così dire serrato le ambizioni europee perché maggiormente interessati a divenire un punto di riferimento nell’area mediorientale.  A questo bisogna aggiungere che nulla è stato fatto per risolvere il “problema” curdo che da anni costringe nell’anonimato  tra i 15 e i 20 milioni di persone privati dei diritti civili di base.  In tutto questo cosa c’entra Cipro? La piccola isola mediterranea personifica quello che potremmo chiamare il cappello della questione diplomatica in atto. Partendo dal fatto che la Repubblica turca di Cipro sia riconosciuta solamente da Ankara, risulta facile capire quanto a livello internazionale questo ponga un veto insuperabile sia per Bruxelles che per l’effettiva Repubblica di Cipro la quale si vede negati dei diritti e dei territori che gli spetterebbero per logica e legge.

Un futuro incerto. Concludendo questa panoramica isolana immersa in un gioco di relazioni internazionali e di potere, vorrei riportare l’attenzione su chi da anni subisce questo “capriccio” territoriale: le persone. Camminando per  le strade da Famagusta a Nicosia,  mi ha impressionato ascoltare le parole di alcuni abitanti che ancora oggi considerano la parte est dell’isola coattamente occupata;  sono rimasto altrettanto colpito da alcune conversazioni nelle quali mi è stato spiegato che il passato ha fatto il suo corso e che oggi sarebbe necessario  accantonare ogni rancore con l’obbiettivo comune di formare un’unica Repubblica che riconosca al suo interno entrambi le culture, unica possibilità per guardare al futuro con lungimiranza in un momento di crisi come questo.

Ancora una volta la politica e la diplomazia stanno facendo emergere le loro lacune nel rispetto stesso delle persone alla quali dovrebbero dare una risposta. Lo sdoppiamento di personalità di un isola pronta a voltare pagina è una triste realtà con la quale presto dovremo fare i conti. Cipro: dal Romano Impero al dominio Ottomano, una storia di dominazioni che non sembra voler terminare neanche all’ombra delle rivolte democratiche.

 

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