Presentato al Toronto Film Festival ed al Festival Internazionale del cinema di San Sebastian, il nuovo film di Sergio Castellitto, Venuto al mondo, è uscito al cinema Giovedì 8 Novembre 2012. Il lungometraggio tanto sospirato dalla critica e dai cinofili in attesa della nuova performance del “TRIO” Castellitto- Mazzantini- Cruz ha fatto irruzione nelle sale cinematografiche riuscendo, in parte, a soddisfare le aspettative previste.  La nuova intesa tra testo narrativo e riproduzione sul grande schermo, ma soprattutto la collaborazione  “Marito- Moglie”, che già 8 anni prima aveva avuto luogo con “Non ti muovere” è stata arricchita da un cast internazionale di altissimo livello, come il giovane attore statunitense Emile Hirsch.

IL MELO’ DI ARCHETIPI UMANI Sergio Castellitto da subito pone in primo piano l’ importanza di fondo che ha il melodramma nel suo nuovo lungometraggio. I toni melò sono le linee guida della serie di immagini che compongono il suo film, immagini intense e di vitale importanza, mai scene di raccordo. Il regista lo spiega chiaramente alla prima del film “Il melò l’ho scelto perché volevo semplicemente raccontare cose che mi emozionavano. L’emozione è la parte più luminosa e pericolosa di ognuno di noi. Il cinema deve restituire le emozioni, se vuole far presa sul pubblico, e ci riesce parlando dei grandi archetipi: la vita, la morte, l’amore, i figli. Stilisticamente tutto questo si è tradotto in una forte messa in scena, in una forte teatralità. Non ho girato scene di raccordo. Ogni scena doveva essere altamente significativa per lo sviluppo della storia. Credo di aver parlato all’intelligenza degli spettatori. Mi piacerebbe che, dopo aver visto Venuto al mondo, ogni persona si portasse dietro qualcosa del film”.

Amore, Vita e Morte sono quindi i tre temi principali intorno ai quali lo spettatore è invitato a sostare e riflettere. Un amore nato in condizioni precarie e che in un certo senso porta dentro sé una “sterilità” condizionata dal contesto.

PERSONAGGI CARICHI DI PATOS Il vortice di sentimenti è azionato dal personaggio interpretato da Hirsch: artista dall’aspetto poliedrico in grado di creare vere e proprie altalene emozionali. L’attore, a mio avviso, con grande maestria destreggia in questo andamento ondulatorio di slanci emotivi del protagonista maschile Diego. Figura psicologicamente complessa, ma allo stesso tempo affascinante e vitale. Non meno significativo è il personaggio di Gemma, interpretato dalla Cruz. La neomamma, leggendo il romanzo, ha offerto la propria collaborazione perché desiderosa di vestire i panni di un personaggio di tale spessore. “Mi capita raramente di essere folgorata da una storia e ossessionata da un personaggio. Venuto al mondo mi ha coinvolto proprio come “Non ti muovere” e ho capito la voglia di maternità di Gemma ancora prima di diventare io stessa mamma. Credo che qualsiasi donna possa comprenderlo, perché ha davvero a che fare con il femminile”, sono queste le parole pronunciate dall’attrice spagnola in una delle sue prime interviste dopo l’uscita del film nei cinema italiani. Gemma e la necessità di concepire il frutto del suo amore è l’apice del romanticismo unito all’autodistruzione poiché questa donna è disposta a sacrificare quello che ha pur di abbattere il muro dell’impossibilità che lentamente allontana e logora un rapporto “invalido”.

ASPETTI DA ELOGIARE E NON SOLO Abbiamo fin qui parlato di un vero e proprio recupero del melodramma, della necessità che il regista aveva di portare sullo schermo il Pathos che avrebbe a sua volta garantito l’intervento sentimentale diretto del pubblico. Ma non dobbiamo dimenticare che il film riprende il testo narrativo della moglie Margaret. E’ risaputo che la trasposizione dalla narrazione alla scenografia cinematografica prevede enormi tagli. Anche Venuto al mondo, quindi, ha subito enormi variazioni nel passaggio. Variazioni che vengono ben accolte dalla scrittrice, soprattutto in questa occasione : “In genere gli scrittori non sono mai contenti delle riduzioni, ma Sergio è il mio primo lettore. Siccome quando scrivo è come se navigassi nell’ignoto, ho bisogno che lui mi dica cosa ho fatto, cosa ho scritto. Lui ha lavorato con grande passione e determinazione alla sceneggiatura. Abbiamo mantenuto l’ossatura del romanzo. Devo ammettere, che, rispetto a Non ti muovere, sono stata molto più coinvolta nella preparazione e lavorazione del film.”

Dal punto di vista tecnico, questa necessità di enormi “tagli” narrativi ha contribuito ad una messa in scena iniziale decisamente sotto le possibilità del regista, con un’ulteriore altalenante caduta in scontati luoghi comuni. Ciò detto, però, Castellitto nella seconda parte del film riesce a riprendere in mano le redini della situazione portando così il racconto d’amore, che ormai lascia spazio a problematiche più grandi di lui come quelle della durezza della guerra, ad una vera e propria escalation di passioni incorniciate da una colonna sonora di altissimo livello.

In definitiva si nota l’estrema cura con la quale si approccia verso personaggi e aspetti psicologici che poi formano una ragnatela di prototipi caratteriali che si dividono sulla base dei concetti legati ma opposti del bene e del male. Sono sicuramente da elogiare scene di forte impatto psicologico riguardanti la guerra, come il fermo immagine all’interno di una stanza completamente vuota e spoglia che viene pian piano distrutta dai bombardamenti, i quali noi possiamo solamente udire.

Ma è altrettanto importante sottolineare quegli aspetti “imperfetti” di montaggio e di sceneggiatura di Venuto al mondo, perché come possiamo notare in tutti gli ambiti artistici l’Arte non è sinonimo di perfezione. Le imperfezioni rendono un’opera Viva ed è proprio l’aspetto che va messo in risalto nel film- tripudio di emozioni come questo.

In conclusione il film può essere annoverato tra i lungometraggi più interessanti dell’ultimo periodo. Consiglio la visione con un occhio critico ed interessato, ma soprattutto lo consiglio ad un pubblico con voglia di lasciarsi trascinare in un mondo lontano e allo stesso tempo troppo vicino. Un mondo che ha solcato una società e che non l’ha mai lasciata. Insomma un pubblico affascinato, che ha voglia di emozionarsi e di ascoltare la storia di una coppia e della città che ha visto nascere il loro amore.

Selene Chiozzi

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