La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Il Ruby-gate: solo fango su Berlusconi?

Scritto da – 20 Giugno 2011 – 16:34Nessun commento

Del caso Ruby si è parlato tanto – non so se troppo – di sicuro i modi con cui lo si è fatto sono perlomeno discutibili. Vi chiedo lo sforzo di tornare ancora una volta sulla vicenda. E lo chiedo soprattutto a coloro che ritengono si tratti solo di gossip o, peggio, di un’intrusione nella vita privata di Berlusconi utile ai suoi avversari per farlo fuori. È a voi che mi rivolgo. È con voi che voglio riflettere sul cosiddetto Ruby-gate. Lasciando da parte, per una volta, il mero gossip, le invocazioni della forca o le difese accorate; dimenticandoci degli altri processi del premier, delle sfaccettature del bunga bunga, dei cocktail drogati di Sara Tommasi, di Lele Mora, e della presunta fidanzata di Berlusconi, ormai sparita nel nulla. Basiamoci sui fatti, riflettiamo sulle accuse rivolte al presidente del Consiglio, cerchiamo di non lasciarci confondere da difese d’ufficio alquanto discutibili. Infine, domandiamoci se siamo davvero di fronte a un tentativo di golpe, a una serie di accuse basate sul nulla, all’ultimo pretestuoso tentativo dei magistrati di incastrate Silvio Berlusconi. Oppure no.

I fatti e le accuse

Una ragazza straniera, scappata da una comunità e senza documenti, finisce in questura, a Milano, accusata di furto. Il caposcorta di Berlusconi telefona in questura avvisando che la giovane in questione parrebbe essere la nipote di Mubarak, a quel tempo ancora alla guida dell’Egitto. Onde evitare incidenti diplomatici, la consigliera regionale Nicole Minetti è pronta a prendersi cura della ragazza. Così, i funzionari di polizia affidano la giovane alla Minetti, sebbene il pubblico ministero di turno al Tribunale dei minori di Milano, Anna Maria Fiorillo, avesse chiesto di mandarla in una comunità.

Nei giorni successivi, a seguito della denuncia da parte di quella stessa ragazza di aver subito un furto di 7mila euro (che aveva in contanti), i magistrati scoprono diverse cose. Innanzitutto, la giovane non è affatto la nipote del presidente egiziano Mubarak, bensì una marocchina, Karima El Mahroug, in arte (?) Ruby Rubacuori. Che rapporto c’è tra Ruby e Berlusconi? Come mai il premier ha chiamato in questura ventilando un’ipotesi che non aveva alcun fondamento? Semplice: Ruby, minorenne, è stata più volte nella sua residenza di Arcore, dove si scopre esserci un “giro” di ragazze poco chiaro. I magistrati hanno sul tavolo la telefonata in questura, le intercettazioni delle ragazze che raccontano le “attività” svolte ad Arcore e le buste con su scritto “Silvio B.” contenenti migliaia di euro trovate nel residence di via Olgettina a Milano 2, abitato in comodato d’uso gratuito da alcune delle “ragazze di Arcore”.

Per i pm siamo di fronte a due reati: prostituzione minorile e concussione. Il primo è dovuto al fatto che Ruby iniziò a frequentare la villa del premier prima di aver compiuto 18 anni. Berlusconi sostiene di averlo scoperto solo dopo l’esplosione dello scandalo, una tesi che contrasta con la sua telefonata in questura: perché chiamare offrendo un’affidataria, se la ragazza fermata è maggiorenne?

La seconda accusa di cui deve rispondere Berlusconi è quella di concussione, e riguarda proprio la telefonata in questura. Di che cosa si tratta? La concussione è uno dei reati più gravi contro la pubblica amministrazione ed è normata dall’articolo 317 del Codice penale, che recita: “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro o altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”.

Quindi, secondo i pm, Berlusconi commette il reato di prostituzione minorile e, per coprirlo, commette il reato di concussione inducendo i funzionari della questura a rilasciare Ruby affidandola alla persona da lui indicata.

Ora, dinanzi ai fatti sopraindicati, sono così campate per aria le accuse rivolte a Berlusconi? Si badi bene, si tratta di accuse, non di condanne, Berlusconi ha il diritto e il dovere di farsi processare come tutti noi comuni cittadini. Ma, ripeto la domanda, possiamo essere certi che il presidente del Consiglio non abbia commesso dei reati? Di fronte ai fatti e agli indizi raccolti, non è opportuno procedere con un processo che possa stabilirlo e nel quale Berlusconi potrà difendersi da accuse così pesanti?

Così fan tutti

C’è uno step successivo. Una volta riconosciuto che sì, Berlusconi potrebbe aver commesso i reati che gli vengono contestati, si passa alla fase due, quella del “così fan tutti”. Avrete sentito anche voi, tra le chiacchiere da bar o da talk show (la differenza non si nota), frasi come “Eh va beh, ma chi di ‘quella gente lì’ non fa queste cose?”. Ma si tratta di una minorenne! “Sì, ma per qualche mese, mica era una bambina. E poi quella è la più furba di tutti”. Va bene, ma la telefonata in questura? “Certo, non è bello, ma si sa, l’avrebbero fatto tutti. Perché, a sinistra non le fanno queste cose?”.

Ecco, se c’è una cosa davvero inaccettabile è proprio il “così fan tutti”, un’amnistia generale, un indulto di massa che libera da ogni colpa. Particolarmente inconcepibile se le azioni “incriminate” sono compiute da un uomo politico, che rappresenta i cittadini. Vi sembra assurdo esigere che il presidente del Consiglio non commetta reati? E se anche tali reati fossero compiuti in larga misura da altri, questo cambierebbe qualcosa? Diventerebbero comportamenti legittimi? Non si tratta di fare una “crociata puritana moralistica”, come ha denunciato sbraitando Giuliano Ferrara; non si tratta di guardare dal buco della serratura o di fare i moralisti ad personam; non si tratta di pretendere un presidente del Consiglio santo. Si tratta di esigere che il presidente del Consiglio non commetta reati. Quella telefonata in questura volta a coprire qualcosa che non si voleva far sapere l’avrebbe fatta chiunque abbia qualche potere? Può darsi, ma non è importante. Certo, è facile cadere nel precipizio del “così fan tutti”. Le spinte arrivano da più parti. Bisogna avere l’intelligenza di analizzare i fatti. Per esempio, la foto scattata 32 anni fa nella quale Nichi Vendola appare nudo insieme a due amici durante un campeggio naturista, sbattuta in prima pagina dal Giornale della famiglia Berlusconi, c’entra qualcosa col Ruby-gate? Il direttore Alessandro Sallusti scrive che Vendola ha facoltà di governare la Puglia anche se si divertiva nudo con coetanei palestrati, perché “gli stili di vita privati, per quanto imbarazzanti, non inficiano il diritto di avere ruoli pubblici”. Il problema, la leggera differenza, è che Berlusconi non è accusato di aver tradito la moglie (“stili di vita privati”), ma di aver fatto sesso con una minorenne e di aver abusato della sua posizione affinché non lo si scoprisse. Non si possono fare assimilazioni. L’idea “Berlusconi non è pulito ma siamo tutti sporchi”, non può e non deve funzionare. Come non devono funzionare le deprecabili strumentalizzazioni di una tragedia fatte tempo fa dal ministro Mariastella Gelmini e dal sottosegretario Daniela Santanchè. La Gelmini, ospite a Porta a porta, in riferimento alle indagini sullo scandalo-Ruby ha sottolineato che “si dispiegano mezzi che costano ai cittadini, perché nessuno fa mai il conto di quanto è costato allo stato questo sforzo giudiziario, che magari poteva essere impiegato per trovare una ragazza come Yara di cui ancora non si hanno tracce”. Dopo il ritrovamento del cadavere della ragazza, al riserbo del dolore la Santanchè ha preferito la macabra strumentalizzazione: “Se avessero impiegato per le ricerche le stesse risorse e tecnologie che hanno speso per indagare sulle ragazze dell’Olgettina – ha detto in un’intervista al Giornale -, forse Yara sarebbe ancora viva”. Senza senso del limite, del buon gusto, della vergogna. E, soprattutto, senza avere il benché minimo elemento con cui avvalorare questa ipotesi/accusa.

Bene, ho cercato di riportare i fatti il più possibile epurati da ideologie o preconcetti, ho esplicato le accuse di cui è imputato il premier e ho fatto un paio di esempi di come membri del governo o giornali berlusconiani trattino la vicenda. Il mio obiettivo era quello di ragionare con voi analizzando i fatti, per poi farci un’opinione, consapevoli di quello di cui stiamo parlando. Insomma, se sono riuscito a mettere in discussione le vostre certezze sull’innocenza senza se e senza ma di Berlusconi, o meglio, sull’inutilità del processo, significa che ho raggiunto il mio obiettivo. E in un paese in cui si è necessariamente pro o contro “ex ante”, non è cosa da poco.

 

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